Sono stati quasi due mesi in vetta. E dopo 7 settimane di alpeggio, scendono a valle gli ultimi volontari che hanno partecipato alla sperimentazione del Progetto Pasturs, nel Parco naturale Mont Avic, in Valle d’Aosta. L’iniziativa ha come obiettivo di migliorare la convivenza tra allevamento e i grandi predatori (come orsie lupi) grazie ai volontari che aiutano i pastori e all’uso di misure di prevenzione che difendono il bestiame.
Sono stati 16 i volontari che sono stati formati e che hanno dedicato parte del loro tempo nell’implementazione delle misure di prevenzione dei danni. Recinzioni elettrificate, batterie, cani da protezione (spesso ottenuti grazie al finanziamento regionale) e sorveglianza attiva sono stati gli elementi di questa stagione.
Grazie ad alcune fototrappole che sono state installate dal Parco naturale è stato notato il passaggio notturno di alcuni esemplari di lupo nei pressi dell’alpeggio di Pra Oursie, oltre a un avvistamento diretto a La Cerise nelle prime ore della sera.
I volontari sono entrati a far parte della vita delle famiglie degli allevatori che li hanno ospitati, aiutando nella vita di tutti i giorni e scambiando esperienze, instaurando spesso amicizie profonde e condividendo le difficoltà della vita in alpeggio. «Non ci sono orari qui, si segue il ritmo degli animali e le loro necessità, che cambiano di giorno in giorno. La stanchezza spesso si fa sentire», spiega Alessandro, volontario a Pra Oursie, che nella vita si occupa di Sicurezza sul lavoro in ambito ferroviario. «La mia difficoltà più grande? Mantenere la calma quando le mucche si impuntano. Non è così automatico interfacciarsi con animali che ragionano in modi così profondamente lontani dal nostro», commenta Enrico, un giovane insegnante piemontese di lettere.
Nel gruppo c’è anche Alice, veneta, una specializzanda in veterinaria. «È un’esperienza che arricchisce sotto tutti i punti di vista – spiega – sia dal lato umano (ho potuto apprezzare lo scambio di idee con un allevatore davvero motivato, che ha grande passione e attenzione verso tutti gli animali), sia dal lato professionale: sono potuta entrare in contatto con diverse specie che nel mio corso di studi non avevo mai incontrato».
Grazie anche alla collaborazione con la stazione forestale di Verrès è stato possibile individuare soluzioni idonee e tempestive in materia di prevenzione dei danni come i cani da pastore. Jean Marie, allevatore a La Cerise, racconta che la sera in cui è comparso il lupo era con una volontaria. «C’era la finale degli europei, giocava l’Italia e non c’era nessuno in giro, le nuvole erano basse, faceva freddo e avevamo appena ricoverato gli animali – racconta – È stato un attimo, è arrivato abbastanza vicino, ma non aveva un atteggiamento aggressivo. I cani lo hanno messo in fuga subito. È stata un’esperienza emozionante. Da lì abbiamo intensificato la sorveglianza diretta; grazie al contributo dei volontari è stato più facile, noi altrimenti non avremmo tantissimo tempo per farlo».