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10 Ottobre 2021
17:00

Hakuna, la cagnolona bloccata in un rifugio dopo anni di stallo

In Italia sono moltissime le zone di villeggiatura che durante molti mesi dell’anno sono pressoché disabitate. Qui si insediano cani liberi sul territorio, che all’avvio della stagione turistica diventano sgraditi, vengono segnalati e accalappiati, finendo in canile. La storia di Hakuna, la cagnolona finita in un rifugio dopo anni di stallo, è la storia di uno di questi cani.

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Istruttrice cinofila
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Le vacanze nelle zone di mare del centro-sud Italia sono spesso costellate di ritrovamenti di cani che durante il resto dell’anno vivono in libertà nelle stesse zone. Storie come quelle di Hakuna, sono all’ordine del giorno e danno vita al fenomeno degli stalli.

In Italia sono moltissime le zone costiere e di villeggiatura che durante molti mesi dell’anno, sono pressoché disabitate e sgombre da gente. Molti cani liberi sul territori si insediano in questa zone proprio per l’effettiva tranquillità del posto, la capacità di procacciarsi cibo e vivere su grandi spazi che spesso sono le stesse spiagge deserte o i residence vuoti. Chiaramente, all’avvio della stagione turistica, questi cani sono spesso non graditi e fonte di diverse problematiche di integrazione: la maggior parte di loro probabilmente convivrebbe ad una distanza di tolleranza con le persone se non fosse che il numero di villeggianti (e anche di cani al seguito), nonché il traffico stradale, aumenti in modo importante e dia luogo a spiacevoli episodi.

Molti di questi cani, magari anche seguiti sul territorio da volontari e alimentati, non sono abituati al passaggio di macchine, bici e runner e nei racconti estivi spesso emerge che questa criticità li porta ad avere dei comportamenti avversativi nei confronti del loro passaggio. Spesso un gruppo di cani individua in una determinata zona risorse e l’arrivo di papabili “competitors” (altri cani), può rappresentare una difficoltà per chi è in villeggiatura. Molti di loro invece, poco affini alla presenza delle persone, pur rimanendo schivi e decentrati dalle zone affollate, si ritrova a vagare senza individuare un territorio neutro di permanenza e perdendo la possibilità di alimentarsi con costanza, con uno smembramento a volte del gruppo che porta i cani a isolarsi a coppie o singolarmente senza una guida e ad incorrere in pericoli effettivi come le strade o la malnutrizione.

Così, soprattutto all’inizio della stagione, questi cani nati e cresciuti in libertà vengono spesso segnalati e accalappiati finendo in canile, raccolti dai vacanzieri in attesa di sistemarli e senza considerare che non tutti hanno un indice di adottabilità e adattabilità tale da consentirlo. Nel peggiore dei casi, vengono eliminati in modo subdolo e violento o affidati a qualcuno che si sa, “si occupa di cani” con la minaccia che possano sparire e fare una brutta fine. Soprattutto i cani più aperti e docili con le persone e i cuccioli, sono i primi ad essere individuati, accalappiati e spesso strappati al loro gruppo familiare per evitare, seppur in buona fede, che vengano maltrattati o ancor peggio uccisi.

Ma stiamo veramente agendo in maniera critica e sulla base del benessere per questi cani? Purtroppo no, quasi mai.

Hakuna è forse la cagnolona che più di altre personifica purtroppo una serie di errori incasellati uno dietro l’altro, che la vedono oggi in rifugio, in attesa di una possibilità di riscatto. Hakuna, come molti cani, è stata prelevata dal suo gruppo familiare e dal territorio molto piccola con la promessa di essere “stallata” e appoggiata in un posto di fortuna per il tempo necessario ad essere adottata.

Che cosa è uno stallo

Ma che cos’è esattamente uno stallo? Gli stalli casalinghi sono un fenomeno che nasce in assoluta buona fede, per permettere appunto ai cani prelevati da territorio e canili di integrarsi in un ambiente più domestico e dar loro la possibilità di fare esperienze per un arco di tempo limitato in attesa che si faccia avanti una famiglia adottante. A volte questi stalli sono gratuiti, cioè altri volontari e persone (per lo più del centro-nord Italia), si offrono di aiutare i volontari del Sud che si ritrovano a dover fronteggiare un gran numero di emergenze sul loro territorio a causa delle politiche assenti e menefreghiste di Comuni e servizi preposti. Altri stalli sono “a pagamento”, senza che ci sia ahimè alcuna regolamentazione: spesso sono solo volontari che arrotondano un po’, promettendo che il loro giro di conoscenze e lavoro aiuterà il cane e il volontario affidatario, aprendo una schiera di possibilità di adozione. Il punto rimane però sempre e solo uno: dove va a stare il cane? E per quanto tempo? Proviamo allora attraverso la storia di Hakuna a dare delle coordinate per comprendere questo fenomeno ormai fuori controllo.

Uno stallo casalingo: per il bene del cane. Ne siamo certi?

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Hakuna, come molti, moltissimi cani che iniziano la trafila degli stalli e il passaggio da una casa all’altra, ha passato i primi due anni della sua vita ad essere spostata da un luogo a un altro. In questi due anni si costruiscono l'identità di un soggetto, il suo stile comunicativo, le sua esperienze di vita e sociali con persone e cani e la struttura di attaccamento e distacco che aiuta un cane ad avere delle cornici chiare delle emozioni che vive e della loro gestione. Scritto così sulla carta sembrano bazzecole ma vi assicuro che hanno un’importanza gigantesca anche sulla possibilità di esser adottati e soprattutto per l’identificazione del contesto familiare e ambientale più idoneo a quel soggetto.

Hakuna è rimasta in stallo un terzo anno della sua vita nella casa di una persona che ha poi deciso di adottarla finalmente, senza rendersi conto che ci sarebbe voluto un altro anno ancora per capire che non era quello il contesto adatto a lei e, ad oggi, Hakuna si ritrova in un rifugio. Un posto che, seppur gestito da una collega straordinaria, vede questa cagna a 6 anni suonati ancora bloccata per scelte non sue e che non ha trovato il suo posto nel mondo.

Avete idea di quante Hakuna ci sono nei nostri rifugi e nelle pensioni? Moltissime. Davvero troppe. Vittime soprattutto di un sistema che come sempre, non fa il bene dei cani.

Perché lo stallo non è una buona soluzione per i cani?

Perché lo stallo è un sistema che non può funzionare? Provo a spiegarvelo. Immaginate di vivere con la vostra famiglia e di essere catapultati da una spiaggia calabrese ad un appartamento di Milano di punto in bianco: tutto quello che potete apprendere sulla gestione di voi stessi, delle emozioni, passa dai legami sociali con la vostra famiglia (e non solo se siete cuccioli). Gli adulti di un gruppo si occupano di voi e vi danno costantemente regole sociali, condivisioni di esperienze, banchi di prova per maturare socialmente finché non sarete in grado di camminare con le vostre gambe e col vostro zaino di competenze, in autonomia. Arrivate in una casa dove la maggior parte delle volte sarete isolati da altri cani (soprattutto adulti che potrebbero insegnarvi qualcosa), che vedranno in voi un invasore del loro territorio e della loro routine sociale: sarete isolati perchè spessissimo la prassi sanitaria non è completa e vi dovranno tutelare dal non ammalarvi  e dal non far ammalare i cani già presenti.

In quei mesi anziché stare con la vostra famiglia, il più delle volte vivrete in un ambiente povero di stimoli, non solo sociali, ma anche esperienziali (una stanza con due ciotole e qualche giochino non è decisamente meglio di un box di un rifugio se ci pensate bene). Per il vostro bene, vi insegneranno delle piccole cose che potranno aiutarvi a sembrare carini e coccolosi quando sarete adottati: abituatevi alle carezze, alla manipolazioni, a prendere cibo dalle mani. Purtroppo per voi però, la maggior parte dei volontari è donna e, probabilmente, nelle finestre più sensibili della vostra vita, quando come spugne assorbirete tutto e imparerete nella vostra testolina a identificare come partner sociali anche figure maschili, come Hakuna, vi ritroverete a cinque anni suonati, e ci vorranno diversi incontri prima che vi fidiate di un “uomo”, se lo farete.

Magari poi, come Hakuna, siete figli da generazioni di cani liberi e un appartamento (figuriamoci una stanza!) non è esattamente il posto di comfort dove vi sentite più al sicuro perché siete certi di non potervi prendere spazio, vivere situazioni emozionali senza via di uscita, privi di rintanarvi se lo sentite opportuno, correre due metri più in là se non vi fidate subito. Pensate anche che, come lei ha fatto, ad un certo punto avete imparato ad adattarvi alla nuova casa ed alla persona ma che poi, siccome siete una pastorella che cresce di taglia, lì non ci potete più stare. Ed ecco che venite sbalzate da altre persone, in altre case e tutta la struttura di attaccamento che avete costruito va  a farsi friggere per ricominciare da capo. Provate a considerare che se i tempi di permanenza sono stati abbastanza lunghi da farvi affezionare, quando siete rimasti da soli non sapete poi gestire bene i vostri stati emozionali e allora iniziate a masticare un po’ di cose per rimettervi a posto con voi stessi ma.. ecco che verrete sgridati e messi alle strette per cambiare ancora una volta destinazione.

Bene: dopo aver letto queste righe vi sentite un pò a disagio a mettervi nei panni di Hakuna?

Hakuna che ancora si fida delle persone

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Hakuna, nonostante tutto, si fida ancora delle persone, si concede e ama ancora collaborare. E seppur di cani ne abbia visti a frotte senza mai ritrovare quelle coordinate di sicurezza che erano la sua famiglia sulla spiaggia calabrese, sa ancora stringere amicizie. Io nel mio piccolo, credo che possiamo assolutamente parlare di “maltrattamento” in questi casi, seppur ad Hakuna nessuno abbia mai torto un pelo: quello che ha vissuto in questi anni (e come lei tantissimi altri cani), non è stata strapparla da un destino crudele perché rimbalzasse come un pacco postale da un posto ad un altro. Il web e i social pullulano di cani che vanno aiutati ma quando pensate di fare una buona azione, per favore, ripensate alla sua storia e ponderate se quella è davvero l’unica possibilità.

Perché magari invece si potrebbero spostare sul territorio i cani, non separarli precocemente dalla madre e permettere loro un apprendistato sociale, ospitare se ci sono le condizioni sanitarie e ambientali corrette, favorire le interazioni sociali e allora sì essere sicuri che quel cane, davvero, potrà essere adottato in tempi brevi. Se ci riflettete un attimo, nessuno di noi vorrebbe passare dalla padella alla brace per anni con un gigantesco punto di domanda sulla testa. Questo, signori, non è tutela e non è rispetto alla stregua di come non lo è farli sparire o nuocergli sul territorio. Quel territorio di mare dove voi viaggiate in estate, e di cui, siete ospiti quanto loro.

Per adottare Hakuna:

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