Intervento di salvataggio di un gufo rimasto incastrato su un albero martedì pomeriggio a Roma, in zona Colli Aniene.
Il rapace, un esemplare di gufo reale, era impossibilitato a muoversi perché il laccio che aveva intorno alla zampa si è impigliato in un ramo. Alcuni passanti lo hanno avvistato e hanno chiamato i vigili del fuoco, che arrivati sul posto lo hanno liberato e poi affidato alle cure di una volontaria.
Visto il laccio, è molto probabile che il gufo fosse tenuto in cattività e sia scappato. Negli ultimi anni infatti sempre più spesso la falconeria, ovvero la pratica venatoria basata sull'uso di falchi o altri rapaci per catturare prede, viene utilizzata come strumento di controllo per gestire "uccelli problematici" come piccioni e storni in città, aeroporti e aziende agricole. Chi pratica la falconeria oggi sostiene che l'utilizzo di falchi e altri rapaci sia un metodo efficace ed ecologico per tenere a bada piccioni e altri uccelli fastidiosi, e un ottimo strumento educativo per la tutela di questi maestosi uccelli in natura.
Ci sono però due principali obiezioni mosse dalle associazioni: la prima è falchi, aquile e gufi sono animali selvatici, quasi tutti predatori solitari con nulle o poco sviluppate attitudini sociali, con cui è praticamente impossibile instaurare una vera relazione bidirezionale. Ai rapaci, infatti, viene imposto un addestramento forzato – contrariamente, per esempio, al cane che ha un lungo processo di domesticazione alle spalle – e l’alimentazione in cattività può avvenire esclusivamente attraverso la mano dell’uomo. La seconda è che la falconeria continua ancora oggi ad alimentare indirettamente il bracconaggio e la cattura dei pulli al nido, con conseguente declino delle popolazioni in natura.