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24 Febbraio 2022
16:50

Guerra in Ucraina, il racconto di Andrea Cisternino: «Abbiamo fatto rifornimenti per i nostri cani»

Dal 2012 Cisternino vive in Ucraina, dove ha aperto un rifugio che ospita circa 400 animali salvati dalla strada o dalla morte. Nei giorni scorsi ha chiarito di non avere intenzione di lasciare il Paese, ma di voler restare accanto agli animali, fornendo anche aggiornamenti sulla situazione.

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andrea cisternino

«A parte il bombardamento di stamattina alle 5 e i colpi di artiglieria di poco fa ora c’è silenzio, si sente in lontananza qualche motore di aereo o un elicottero passato sopra al rifugio. Ogni rumore facciamo attenzione, si vive con l'angoscia ma cerchiamo di essere positivi». È uno degli ultimi aggiornamenti che Andrea Cisternino, da oltre 10 anni gestore di un rifugio per animali a 45 chilometri da Kiev, ha condiviso via Facebook nel giorno in cui la Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina invadendola con un attacco partito all’alba di giovedì mattina, ora italiana.

Cisternino, ex fotografo di moda, insieme con la moglie Vlada Shalutko si è trasferito in Ucraina per denunciare e combattere l’operato dei cosiddetti “dog hunter”, i cacciatori specializzati nella cattura e nell’uccisione dei cani liberi. Una lotta che si è concretizzata con l’apertura di un rifugio a 45 km da Kiev in cui, nel corso degli anni, ha accolto migliaia di animali che sulla strada sarebbero andati incontro a morte certa.

«Abbiamo fatto scorte di cibo, mangime e benzina, è corsa ai beni primari»

Nel giorno in cui le forze militari di Vladimir Putin hanno superato i confini ucraini e sono risuonati i primi bombardamenti e colpi d’arma da fuoco, nella struttura erano presenti oltre 400 tra cani, gatti, cavalli, mucche, maiali, capre e pecore. Giovedì mattina Cisternino ha deciso di condividere una diretta Facebook per dare aggiornamenti sulla situazione nel paese più vicino al rifugio, mostrando le strade invase di auto e le code chilometriche che già si erano formate ai benzinai e davanti ai supermercati e alle farmacie.

«Noi stamattina abbiamo sentito i bombardamenti, poi è tornata la calma – ha raccontato il volontario – Abbiamo sentito anche qualche colpo di mortaio, ma noi stiamo al rifugio. Io avevo già fatto benzina e rifornimento e sono stato previdente. Adesso ovviamente c’è la corsa a beni primari come cibo e benzina, io fortunatamente ho già fatto rifornimenti per il rifugio e anche per noi, quindi per ora abbiamo cibo e ciò che ci serve».

Cisternino nei giorni scorsi aveva confermato l’intenzione di restare in Ucraina, nel rifugio, nonostante la minaccia ormai sempre più concreta e imminente dello scoppio della guerra. Domenica aveva comunicato di avere iniziato ad accumulare cibo e mangime alla luce degli ultimi, drammatici sviluppi:  «Continuo a fare scorte per non restare senza cibo per gli oltre 400 ospiti del Rifugio, posso non mangiare io ma loro sono mia responsabilità  dal giorno che li ho salvati – aveva sottolineato – Ho paura per loro ma sono con loro. Grazie agli amici che stanno donando».

Qualche giorno dopo sempre via Facebook è arrivato invece uno sfogo rivolto a chi lo aveva invitato a spostare gli animali dal rifugio e a trasferirli in una zona più sicura, addirittura in Italia: «Ogni tanto leggo commenti che sarei un irresponsabile perché non faccio nulla per mettere al sicuro i miei animali, come se dopo averli salvati e accuditi li volessi vedere morti – è stata l’amara riflessione – ma anche me stesso non dimenticatelo, infatti qui mi sto divertendo figuratevi. Se avessi voluto sarei andato via e li avrei lasciati tutti qui. Al posto di scrivere su un social dite e fate cose concrete, venite qui con dei tir e aiutatemi a portare via tutti e 400 gli animali. Tutti con le soluzioni in tasca, però in tasca restano. Spostare 400 tra cavalli, mucche, pecore, capre, cani, gatti, maiali, cosa ci vuole? Portarli in Italia? Certo, cosa ci vuole ? E poi il Rifugio, abbandonarlo, andrebbe in mano tutto a chiunque e perderei tutto».

Andrea Cisternino, da fotografo di moda ad attivista contro i “dog hunter”

Il rifugio di Cisternino si sviluppa su circa 20.000 metri quadrati di terreno suddivisi in diverse aree, una per cani e gatti, una per il pascolo di mucche e cavalli, una per stalle, pollaio, magazzini, fienili e cucine, cui si aggiunge l’ambulatorio in cui gli animali vengono visitati e curati in caso di necessità. Un progetto ambizioso e complesso da portare avanti, arrivato al culmine di una missione iniziata nel lontano 2009, quando ha deciso di cambiare vita e dedicarsi alla lotta per i diritti animali concentrandosi in particolare sul fenomeno del randagismo.

Nel 2011 Cisternino ha pubblicato il libro fotografico “Randagi: storie di uomini e animali”, e nel 2012, dopo essere venuto a conoscenza della mattanza di cani randagi in Ucraina in occasione degli Europei di calcio ha deciso di trasferirsi e investire i proventi del libro nella costruzione di un rifugio. Un anno dopo l’ha aperto, ribattezzandolo “Rifugio Italia” e portando avanti una campagna di sensibilizzazione, recupero e salvataggio non solo di cani, ma anche di altri animali in difficoltà.  Una scelta che per sua stessa ammissione lo ha fatto finire nel mirino dei cacciatori di cani, che hanno osteggiato lui, la moglie e i collaboratori sin dai primissimi momenti.

Due anni dopo l’apertura la struttura è stata incendiata, un rogo doloso che ha causato la morte di 71 cani e ha distrutto l’intero progetto: «Nessuno è venuto ad aiutarci, neppure i pompieri – aveva raccontato Cisternino in una disperata diretta Facebook – siamo riusciti a tirare fuori i cani fino a che il fuoco non è divenuto troppo violento».

L’attivista però non si è arreso, e sul dolore e la rabbia ha ricostruito, partendo da un nuovo e più ampio rifugio che ha chiamato Kj2, in onore dell’orsa uccisa in Tentino nel 2017. Oggi l’ex fotografo si trova davanti a un’altra prova durissima, che ha ribadito di voler affrontare restando al fianco dei suoi animali.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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