È ufficiale: l'Italia consentirà l'ingresso ai rifugiati ucraini e ai loro compagni animali. Dopo un appello da parte delle principali associazioni animaliste e una petizione trasversale che ha interessato i parlamentari di ogni schieramento politico, nella serata del 28 febbraio 2022 il Ministero della Salute ha diffuso una circolare in cui annuncia la deroga alle condizioni previste in Europa per il transito degli animali da compagnia. Tra i promotori dell'iniziativa parlamentare c'è il deputato leghista Filippo Maturi, presidente dell'Intergruppo per la tutela degli ecosistemi e biodiversità.
Consentire l'ingresso in Italia degli animali senza passaporto europeo. In concreto cosa succederà?
L'Italia consente l'accesso degli animali anche privi di passaporto europeo, ma questo non vuol dire che sarà messa a rischio la salute degli animali che viaggiano o della fauna locale. La circolare infatti non rappresenta un "liberi tutti" ma sarà possibile attraverso previa comunicazione agli organi competenti del Ministero. Molto è ancora da definire, essendo una misura emergenziale, è certo però che questo via libera rappresenti un passo necessario per tutelare la sicurezza delle persone e degli animali che viaggiano con loro. Il passaporto europeo per gli animali resta un documento fondamentale e insostituibile, tuttavia vista la situazione emergenziale sentivamo forte il bisogno di trovare una strada alternativa alla solita burocrazia.
Il passaporto europeo per viaggiare all'estero con animali da compagnia di norma prevede una serie di controlli sanitari importanti, ad esempio per l'ingresso in Italia è richiesta la vaccinazione anti-rabbica. Ma se i cani che adesso si trovano in Ucraina facessero la vaccinazione anti-rabbica potrebbero entrare in Italia solo tra un mese. Queste tempistiche oggi non sono più realistiche e con il nostro appello volevamo sottolineare proprio questo.
Non è pericoloso fare entrare gli animali senza le dovute vaccinazioni e controlli?
In questo momento bisogna usare il cuore oltre che la testa. Gestire la questione con serietà ma senza essere burocrati, perché non è il momento per farlo. Ripeto, gli animali non verranno senza alcun controllo, saranno monitorati e studieremo forme di quarantene, o vaccinazione in loco, mettendo in sicurezza tutti noi.
Le associazioni hanno già fatto sapere che supporteranno le istituzioni per gestire l'ingresso e i controlli degli animali. Come avete accolto in Parlamento questa proposta?
Io mi occupo di animali a tempo pieno e ogni volta che incontro le associazioni chiedo loro scusa perché si trovano a intervenire dove le istituzioni e la politica talvolta non possono arrivare. Tra poco andrò in Sicilia per parlare con le associazioni locali del tema del randagismo e ogni volta tocco con mano l'importanza del loro lavoro sul territorio. Quello che fanno dovrebbe essere un di più, non un modo per colmare delle lacune. Per questo a loro va la nostra infinita gratitudine, ben venga quindi il coinvolgimento del Terzo settore, fondamentale su questo tema.
In questi giorni c'è stata una vera e propria mobilitazione internazionale per consentire agli animali di seguire i loro umani in fuga dall'Ucraina. È il segno di una rinnovata attenzione al benessere degli animali?
Anche guardando le immagini delle persone che si mettono in salvo con i loro animali noto che la sensibilità delle persone davanti a questo tema è molto cambiata, si sono fatti passi avanti, ma ce ne sono ancora molti altri da compiere. Quello che è successo in Ucraina è stato un segnale molto potente per chi guardava al tema della tutela degli animali con superficialità, perché quando ti dicono "prendi ciò che hai di più prezioso e scappa" e tanta gente porta con sé il proprio animale domestico, è il segno di quali sono le nostre priorità. E tutti, a prescindere da quello che pensavano, sono stati costretti a rifletterci. Una prova in più, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che gli animali non oggetti ma affetti.
Questo è un concetto che ho sottolineato anche durante la mia dichiarazione di voto durante l'iter di approvazione della riforma costituzionale che ha introdotto animali e ambiente in Costituzione. In quell'occasione ho sottolineato che questo rappresenta solo il primo di tanti passi. Se dovesse restare lettera morta, un mero proclama, questo passaggio storico rischia di scadere in un greenwashing di Stato e non sarebbe perdonabile.
Quali sono i prossimi passi per dare concretamente seguito alla riforma costituzionale?
Abbiamo già depositato molti disegni di legge e molti altri ne stiamo depositando anche nei prossimi giorni a tutela degli animali. Innanzitutto vogliamo vietare il commercio dei cuccioli nei negozi e via internet. L'adozione dai canili resta la strada auspicabile quando i vuole accogliere un animale in casa. Sul versante degli allevamenti canini insieme all'Ente nazionale cinofilia italiana (Enci) vogliamo proporre nuove forme di riconoscimento e revisione della figura dell'allevatore. Oggi questa figura professionale, anche a fini previdenziali, è strutturata in modo tale da portare l'allevatore a creare delle vere e proprie "puppy farm", cioè a fare figliare il più possibile i suoi cani invece di prediligere la loro qualità e benessere. È importante tutelare le razze come frutto di un percorso culturale e storico, non come moda. Per questo bisogna dare una nuova e più etica chiave di lettura a questa attività.
E poi vogliamo accendere un riflettore su una emergenza che riguarda tutta l'Italia ma che ancora non viene percepita come tale: il fenomeno dei gatti liberi e vaganti, impropriamente chiamato anche "randagismo felino". Senza sterilizzazioni dei gatti randagi non c'è soluzione. Nel disegno di legge, che è molto articolato, proponiamo l'obbligo di sterilizzazione per i gatti che escono di casa, microchippatura, e creazione di un'apposita anagrafe felina, oltre all'istituzione di un albo ufficiale delle colonie feline riconosciute.
Insomma, state lavorando per portare sotto l'egida dello Stato la legislazione degli animali, colmando le lacune regionali.
Sì esatto, proprio in virtù di questo stiamo lavorando a un disegno di legge sul divieto di tenere i cani alla catena. È un fenomeno angosciante, e con l'approssimarsi delle stagioni calde diventa ancora più impellente. L'anno scorso purtroppo sono morti molti cani legati alla catena e lasciati in capanni in campagna, in Calabria o Sardegna, tra le regioni più flagellate dagli incendi. Io stesso sono andato al Monte Ferru, e alla clinica veterinaria Duemari dove ho toccato con mano quello che è accaduto.
Lei è presidente dell'intergruppo parlamentare per la tutela degli ecosistemi e biodiversità. Come è nato l'amore per gli animali?
Questa sensibilità è in me da sempre, sono del Trentino Alto Adige e il mio territorio ha una forte vocazione per la natura e la vita umana s’intreccia con quella dei selvatici. Da bambino andavo in luoghi come il Lago dei Caprioli o la Valle delle Marmotte, già dal nome è il segnale che quei territori appartengono a loro, agli animali. Quasi come se noi esseri umani fossimo ospiti, beneficiari delle bellezze del territorio anche grazie ai veri “padroni di casa”. Con il lavoro che stiamo svolgendo in Parlamento auspico che si possa trovare un equilibrio più giusto tra la fauna e le persone.