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2 Maggio 2023
16:20

Guardare un cane negli occhi, le domande da farsi: quando, come e perché

Ai cani piace essere guardati dritti negli occhi? Generalmente no: nel mondo animale il fissarsi può avere anche un valore di sfida e di minaccia. Ma ci sono situazioni e relazioni che vanno valutate di volta in volta. Ecco alcuni consigli su come, quando e se farlo.

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Sono diverse le questioni da affrontare per comprendere non solo il valore, ma anche che significato ha per un cane essere guardato negli occhi. Vi è da considerare principalmente quale tipo di rapporto abbiamo con lui, ad esempio se è un estraneo o un membro della nostra famiglia allargata. E anche da quanto tempo è con noi, qual è il suo carattere ed infine anche la sua razza può avere importanza.

Sebbene infatti i cani, diversamente da molti altri animali, abbiano imparato nel corso dei millenni di convivenza con la nostra specie a sostenere il nostro sguardo e la nostra attenzione quanto anche a ricambiarli volentieri, non possiamo però dimenticare che nel mondo animale il fissarsi direttamente in faccia o negli occhi può avere anche un valore di sfida e di minaccia. È dunque opportuno, prima di compiere tale azione, cercare di comprendere chi abbiamo d’avanti e come eventualmente potrebbe reagire.

Proviamo dunque ad esaminare alcuni casi e capire quale potrebbe essere il comportamento migliore.

Quando il cane è in compagnia del suo umano

Una situazione in cui siamo tentati ad avvicinarci a un cane fissandolo in volto è quando lo incontriamo assieme a un membro della sua famiglia umana. In tal caso è sempre buona educazione prima di approcciarlo chiedere informazioni su di lui. Ogni cane infatti è diverso dagli altri e, benché ve ne siano molti che sono ben disposti anche con gli estranei questa non è una regola generale. Per evitare dunque di metterlo in difficoltà meglio chiedere prima, soprattutto se è tenuto al guinzaglio e dunque potrebbe sentirsi forzato ad un’interazione non gradita. Non dobbiamo mai dimenticare che, esattamente come per noi, essere un animale sociale non significa essere socievole con tutti. La socialità infatti si esprime principalmente con chi è percepito come parte del proprio gruppo o della cerchia delle proprie amicizie ma non per forza con gli estranei e, benché vi siano soggetti ben predisposti alle nuove conoscenze, così non è per tutti anche in base al carattere o alle esperienze vissute in precedenza.

In questo caso, dunque, meglio evitare un primo approccio diretto e guardando il cane direttamente negli occhi. Piuttosto rimaniamo ad una distanza che possa essere percepita come di sicurezza e aspettiamo che sia lui a mostrarci di essere ben disposto, magari avvicinandosi a noi rilassato e prima annusando i nostri odori. Solo allora potremo provare a guardarlo più direttamente ma, anche in questo caso, meglio evitare di fissarlo subito in maniera insistente e piuttosto lanciare prima qualche occhiata fugace per capire la reazione e vedere se non lo mette troppo in difficoltà.

Quando il cane è stato appena adottato

Le cose sono decisamente diverse quando il cane è un membro della famiglia. Tuttavia, pure in questo caso, è meglio fare alcune precisazioni. Se lo abbiamo appena adottato e non si tratta di un cucciolo, le precauzioni da tenere saranno sicuramente maggiori. Un cane adulto infatti ha una sua storia e un suo passato che dovranno essere considerati attentamente. Non tutti sono abituati ad una vita in famiglia e ad una stretta convivenza con l’essere umano e dovremo tenere presente che già l’arrivo in un nuovo ambiente sarà per lui un grande cambiamento. Potrebbe dunque essere necessario un periodo di tempo in cui abituarsi alle nuove abitudini e ai nuovi ritmi di vita. Se ad esempio arriva da un canile dovremo tener presente che molto probabilmente avrà vissuto in una condizione in cui i rapporti con gli umani erano limitati solo ad alcuni momenti della giornata, trovandosi poi a passare molto tempo da solo o assieme ad un compagno di box. Già questo può rappresentare di per sé una grande fonte di stress e richiedere un periodo più o meno lungo per ambientarsi. Dobbiamo poi considerare che altro tempo potrebbe essere necessario per costruire un rapporto di piena fiducia e perché ci percepisca effettivamente come membri della sua famiglia.

Prima dunque di pensare a fissarlo negli occhi sarebbe meglio valutare tutte quelle strategie che gli consentano di trovarsi a proprio agio e di comprendere che non corre alcun pericolo. Dovremo ad esempio fornirgli un luogo di riposo tranquillo e dargli una regolarità nelle uscite e nei pasti. Forse i momenti migliori per cominciare a guardarlo più direttamente saranno quelli in cui gli proporremo delle attività piacevoli. Per esempio nel momento della pappa o quando gli offriremo degli snack, oppure quando in passeggiata proveremo a richiamarlo per proporgli qualche attività a lui gradita. Anche in questi casi, tuttavia, sarà sempre meglio non indugiare troppo a fissarlo ma, una volta ottenuta la sua attenzione, concentrarci su ciò che vogliamo fare assieme. Ci sarà sicuramente tempo per sguardi più prolungati ma tutto va costruito con i giusti tempi, in base al carattere del cane e tenendo conto delle sue eventuali difficoltà.

Se è con noi fin da cucciolo e quando il rapporto è già consolidato

Un ulteriore caso è invece quello di un cane col quale vi è un rapporto già consolidato nel tempo o che è stato adottato fin da cucciolo e che ha sempre vissuto con noi. In questo caso, poi, sarà tutto più semplice perché quella del guardarsi negli occhi sarà un’azione che verrà interiorizzata fin dai primi mesi di vita e dunque verrà percepita come normale e abitudinaria.  Studi scientifici hanno inoltre dimostrato che oltre a saper sostenere bene il nostro sguardo i cani possono imparare a riconoscere molte delle nostre espressioni facciali e dunque a capire il nostro atteggiamento e le nostre emozioni. Addirittura si è scoperto che, dopo millenni di coevoluzione con la nostra specie, un’intera parte del loro cervello si è specializzata nella comprensione dei segnali e del linguaggio umani e questo fa dei cani la specie animale che meglio ci comprende e che meglio capisce i nostri stati d’animo.

Proprio per questo, però, dovremo stare attenti a ciò che comunicheremo loro. Se infatti li abitueremo al nostro sguardo in momenti di condivisione e complicità questo potrà sicuramente favorire il rafforzamento del nostro legame, aumentando il benessere e il piacere di stare assieme. Poche cose possono darci emozioni come perderci nella profondità di uno sguardo e attraverso di esso a volte si ha l'impressione di poter accedere direttamente all'anima di un altro individuo. A livello biologico il guardarsi può scatenare la produzione di ormoni come ad esempio le endorfine, collegate a benessere e piacere, ma è veramente difficile tradurre le emozioni che si possono provare in certi momenti con le fredde parole del linguaggio scientifico. E solo chi almeno una volta ha provato la sensazione di perdersi negli occhi del proprio compagno può comprendere veramente cosa si prova e come ci si sente.

D'altro canto, invece, se lo abitueremo ad essere fissato soltanto quando siamo arrabbiati o quando lo sgridiamo questo messaggio arriverà in modo forte e chiaro e potrebbe, alla lunga, anche compromettere il rapporto creando in lui disagio e paura, a cui potrebbe rispondere allontanandosi o provando, a sua volta, a replicare con la minaccia.

Fissare un cane sconosciuto o non accompagnato dal suo umano

Se ci troviamo di fronte un cane non accompagnato dal suo umano di riferimento, ad esempio un cane abbandonato, un soggetto libero o anche un individuo che incontriamo durante una visita in canile, certamente il guardarlo negli occhi non è la prima cosa che dovremmo fare. Un cane che non ci conosce e non ci reputa un membro del suo gruppo sociale potrebbe non avere alcun piacere nel sentire addosso la nostra attenzione e uno sguardo fisso sicuramente lo mette a disagio.

Per quanto riguarda soggetti che possiamo incontrare in strada, il nostro consiglio è appunto di non fissare il cane negli occhi e pensare subito che se vogliamo avvicinarlo potrebbe sentirsi in qualche modo preoccupato e così lo spaventeremmo. Se infatti ci troviamo di fronte ad un cane che si è smarrito potrebbe essere già di per sé disorientato e impaurito, mentre se si tratta di un cane che vive stabilmente sul territorio potrebbe non essere socializzato con l’essere umano e dunque temerlo o volerne prendere le distanze. La cosa potrebbe poi peggiorare se sentisse di non avere possibilità di allontanarsi e dunque, pensando di non avere vie di fuga, potrebbe perfino decidere di attaccare (ma darebbe molti segnali prima di farlo, ricordiamoci che l'attacco è davvero l'ultima "arma").

In questi casi la strategia migliore potrebbe essere quella di avvicinarsi molto lentamente e solo in caso ciò sia davvero necessario, ad esempio se abbiamo il forte dubbio che sia un cane in difficoltà, oppure smarrito in cerca del suo umano o di tornare a casa. Importante farlo cercando di non approcciarlo frontalmente. Potremmo metterci di lato e di profilo, guardandolo il meno possibile in faccia. Oppure potremmo chinarci ad una certa distanza e provare a vedere se è lui ad avvicinarsi, sempre avendo cura di non fare movimenti bruschi che potrebbero spaventarlo. Insomma la cosa migliore è quella di provare a guadagnare la sua fiducia prima di fare qualunque cosa che possa metterlo in difficoltà o farlo sentire alle strette.

Anche la razza ha la sua importanza

Vi è un ultimo aspetto da considerare: oltre infatti alle esperienze passate e al rapporto che abbiamo con quel cane particolare, anche la sua razza potrebbe avere una certa importanza. Non dobbiamo infatti dimenticare che per questa specie esistono grandi differenze anche in base alla selezione fatta dall’uomo e a quanto sono o meno imparentati con il loro progenitore selvatico. E così tanto più essi saranno vicini dal punto di vista evolutivo con il loro antenato lupo tanto sarà più facile che interpretino il nostro sguardo come una sfida o una minaccia.

Proprio per questo, al di là di quale sarà il nostro rapporto o il grado di conoscenza che abbiamo con quel soggetto in particolare, potremmo riscontrare grandi differenze e uno stato di maggiore disagio in alcune tipologie di cane rispetto ad altre. Ad esempio potrebbe essere molto diverso il guardare negli occhi un Lupo Cecoslovacco o un Chow Chow piuttosto che un Labrador o un Setter, essendo generalmente i primi di carattere più schivo rispetto ai secondi. Oppure cani selezionati come guardiani, ad esempio Pastori Maremmani o Pastori del Caucaso, potrebbero essere molto più diffidenti verso gli estranei che non altre razze, soprattutto se non sono presenti i loro umani di riferimento. Anche questi aspetti dovrebbero essere sempre tenuti nella massima considerazione.

Comprendere e superare le convenzioni umane

Dopo aver considerato quale valore potrebbe avere per un cane il sentirsi da noi osservato e fissato negli occhi, dovremmo considerare anche la grande complessità che lo sguardo rappresenta per noi umani. Anche per noi infatti non sempre è segno di complicità o di “amore”, ma è soggetto a una serie di convenzioni e di caratteri innati che dovremmo conoscere e imparare a gestire in base alle somiglianze e alle differenze rispetto ai nostri amici.

C’è una frase di Antoine de Saint-Exupéry, riportata nel suo libro Il Piccolo Principe, che recita: “Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”. Questa breve frase motivazionale, il cui obbiettivo è certamente quello di porre l’accento sull’importanza, in un rapporto, di porsi degli scopi comuni, di avere la stessa prospettiva e, in fin dei conti, di porsi su un piano comune per affrontare le sfide della vita, nasconde però anche una constatazione molto più materiale: un tema centrale nel rapporto tra noi umani. E' il tema dello sguardo, del guardarci gli uni con gli altri ed anche il guardarci negli occhi. Il fatto stesso che l’autore senta il bisogno di affrontare l’argomento non può infatti che venire dall’osservazione che per la nostra specie questa azione ha sempre avuto grandissima importanza e che anzi essa è stata sempre associata a sentimenti importanti e profondi.

Il guardare l’altro negli occhi mentre parliamo o durante una discussione viene spesso associato alla sincerità e all’onestà; così come il distogliere lo sguardo viene preso come il suo opposto, come dire una menzogna o l’avere qualcosa da nascondere. Ma il guardare dritto negli occhi è anche segno di forza e capacità di imporsi, mentre il non reggere lo sguardo è segno di debolezza. L’abbassare lo sguardo può essere associato a un’emozione di vergogna, così come il sentirsi guardati dagli altri. Vi è poi lo sguardo tra estranei, che da un lato può denotare un interesse, ad esempio nel corteggiamento, ma dall’altro può essere visto come una sfida, una minaccia o una mancanza di rispetto, se ad esempio qualcuno per strada ci fissa intensamente. In molte società tradizionali, infine, il guardare direttamente l’altro aveva a che fare anche con lo status sociale, così che a uno schiavo, un servo o un appartenente a una classe inferiore non era assolutamente consentito guardare negli occhi un nobile, mentre d’avanti a un re bisognava sempre abbassare il capo ed anzi, solo per uno sguardo di troppo, si rischiavano anche delle gravi punizioni.

Insomma quello dello sguardo e del guardare negli occhi, benché spesso venga giustificato con spiegazioni razionali o con le nostre convenzioni, è in realtà un tema molto profondo che ci riporta alle nostre antiche origini e alle nostre caratteristiche di specie, che a volte sono comuni con altri animali, mentre altre ne divergono. E' dunque con questo insieme di sovrastrutture, a volte anche di pregiudizi, che spesso ci approcciamo anche ai nostri cani, senza domandarci quale significato ha per loro il guardarci o il sostenere il nostro sguardo.

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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