Per molte prede, soprattutto tra i pesci, la fine arriva con una scena da incubo, quella di essere inghiottiti vivi da un predatore più grosso. Tuttavia, per le giovani anguille giapponesi, questo destino non rappresenta necessariamente la fine di tutto. Un nuovo studio ha mostrato per la prima volta una sorprendente strategia di fuga che consente a queste anguille di scappare vive anche se sono già all'interno del tratto digestivo dei loro predatori.
Le anguille giapponesi (Anguilla japonica) sono una preda comune per molti pesci, tra cui carnivoro notturno noto in inglese come dark sleeper (Odontobutis obscura), un predatore lungo circa 25 centimetri, il doppio delle giovani anguille. A prima vista, potrebbe sembrare che le anguille siano in netto svantaggio. Eppure, grazie a una tattica a dir poco sorprendente, alcune riescono a sfuggire a un destino apparentemente ormai segnato.
Utilizzando un sistema di video a raggi X, un team di ricercatori dell'Università di Nagasaki, guidato da Yuuki Kawabata, ha scoperto che queste anguille sono in grado di muoversi all'interno del corpo del loro predatore e di risalire lungo l'esofago, riuscendo infine a fuggire attraverso le fessure branchiali del pesce. In questo studio, pubblicato su Current Biology, il team ha descritto questo comportamento osservando 32 giovani anguille inghiottite dai predatori.
Di queste, ben 13 sono riuscite a far emergere la coda attraverso le branchie del predatore e, in nove casi, hanno completato con successo la loro fuga rocambolesca. Il punto cruciale, secondo i ricercatori, è proprio il fatto che l'anguilla riesca a far emergere prima la coda dalle branchie, il che sembra essere il primo passo necessario verso la definitiva liberazione.
Successivamente, si muovono poi in cerchi all'interno del corpo del pesce, cercando una via di fuga, prima di nuotare con la coda in avanti lungo l'esofago e, infine, uscire dalle fessure branchiali mentre il predatore è ignaro di tutto. Due delle anguille inghiottite hanno persino tentato di fuggire verso un'altra direzione, puntando direttamente l'uscita del tratto digestivo, ma sfortunatamente non hanno avuto successo.
Kawabata ha dichiarato che il momento più sorprendente è stato osservare per la prima volta le anguille che risalivano il tratto digestivo verso le branchie, un comportamento già noto, ma che ha colpito profondamente il team di ricerca quando sono riusciti a osservarlo per la prima volta. In media, le anguille che sono riuscite a scappare lo hanno fatto in circa 56 secondi, mentre quelle che non ce l'hanno fatta hanno smesso di muoversi dopo 211,9 secondi.
Questo studio rappresenta una prima assoluta: mai prima d'ora era stato catturato un filmato di una preda viva all'interno del sistema digestivo del suo predatore. E questa straordinaria abilità mette in luce le eccezionali capacità di sopravvivenza di questi pesci in situazioni estreme, rivelando come la natura possa sorprendere anche gli scienziati più esperti. Del resto, una volta è stata persino fotografata un'anguilla che penzolava dallo stomaco perforato di un airone.