Era quasi privo di energie lo splendido grifone che è stato poi ospitato per un mese al Centro recupero fauna selvatica della Lipu a Roma e liberato in questi giorni. Il rapace, proveniente dalla zona di Avezzano, in Abruzzo, era stato ricoverato a fine novembre.
«Scomparso dagli anni Sessanta nella maggior parte d’Italia – spiegato la Lipu – il grifone è ora presente sull’Appennino Centrale grazie ad un progetto di reintroduzione iniziato 30 anni fa. Oggi, oltre 60 coppie nidificano nell’area». Il grifone è, inoltre, presente in Sicilia e in Friuli Venezia Giulia.
L’individuo curato dalla Lipu è nato proprio da una delle 60 coppie dell’Appennino Centrale: grazie al progetto di monitoraggio, gestito dal reparto Carabinieri Biodiversità Castel di Sangro e coadiuvato dal reparto di L’Aquila, in collaborazione con l’associazione Rewilding Apennines, che si occupa di sostenere la specie, anche attraverso inanellamenti e trasmettitori Gps, è stato possibile ricostruire la sua storia. Proprio grazie al Gps, infatti, è stata rilevata la posizione, da giorni stazionaria, del grifone: un dato che poteva essere spia di un possibile malessere del rapace.
Per questo si sono subito attivati i soccorsi, grazie al personale della Riserva Naturale Orientata Monte Velino. Dopo il recupero, il grifone è stato portato al Centro recupero fauna selvatica di Roma.
L’ipotesi degli operatori Lipu, che se ne sono presi cura in questo mese, è che il rapace abbia assunto sostanze tossiche, che è comunque riuscito a smaltire da solo, ma rimanendo molto debilitato. «Nutrendosi di carcasse – ha spiegato la Lipu – il grifone è particolarmente esposto agli avvelenamenti. A volte si tratta di carnai tossici collocati per uccidere la fauna selvatica, ritenuta responsabile dei danni al bestiame o alle coltivazioni. Altre volte del piombo usato nelle cartucce dei cacciatori che possono essere ingerite dai grifoni, motivo in più per accogliere le direttive europee e passare a munizioni atossiche».
Il grifone eurasiatico (Gyps fulvus), rapace della famiglia degli Accipitridi (come gli sparvieri, gli astori, le aquile, le poiane e i nibbi), infatti, si nutre esclusivamente di carcasse. Effettua lunghe perlustrazioni durante le quali può riconoscere la presenza di animali in base all'altitudine di volo. La sua apertura alare può raggiungere i 280 centimetri, mentre il peso di un individuo adulto può arrivare a 12 chilogrammi.
Dopo il mese di convalescenza, il giovane grifone è stato liberato a poca distanza dal luogo in cui era stato ritrovato, in Abruzzo, e ha potuto riunirsi alla sua colonia.