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7 Marzo 2024
10:45

Greenpeace nelle acque delle Galápagos per studiarne la biodiversità e difenderle dalla pesca industriale

La nave Arctic Sunrise di Greenpeace è partita per una spedizione scientifica di sei settimane alle Galapagos con l'obiettivo di dimostrare l’importanza di estendere la riserva marina già esistente anche in alto mare, dove la pesca industriale rischia di creare danni irreparabili.

Giornalista
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L’equipaggio dell’Arctic Sunrise impegnato nella spedizione alle Galapagos.
(credits:© Tomás Munita/Greenpeace)

Pinguini e pesci tropicali che nuotano con leoni marini. Squali, tartarughe che nuotano attraversando lunghi tratti di mare aperto, popolato da tonni in migrazione verso acque più adatte per accoppiarsi, deporre le uova e nutrirsi. È il mondo straordinario della Riserva Marina delle Galápagos, una distesa di quasi 200 mila metri quadrati di acque dell’Oceano Pacifico proprio davanti alle coste di Ecuador, Panama, Colombia e Costa Rica, che rappresenta un paradiso di biodiversità abitato da creature marine di ogni specie.

È proprio da qui, da questo angolo di paradiso che è partita la nave Arctic Sunrise di Greenpeace per una spedizione di sei settimane durante la quale un team di scienziati studierà le specie e l’habitat marino dell’arcipelago e delle aree di alto mare contigue alla famosa Riserva marina. Con un obiettivo molto semplice: «Dimostrare l’importanza di estendere la Riserva marina già esistente anche in alto mare, dove la pesca industriale rischia di creare danni irreparabili, e sostenere la ratifica urgente del Trattato globale per la protezione degli oceani approvato un anno fa alle Nazioni Unite».

Secondo Ruth Ramos, della campagna di Greenpeace “Protect the Oceans” a bordo dell’Arctic Sunrise «a est della Riserva si trova il Corridoio marino del Pacifico tropicale orientale, una vasta porzione di oceano attualmente sotto la giurisdizione di nessuno Stato e parte di una “autostrada sottomarina”, importante per diverse specie che necessitano di particolare tutela, come squali e tartarughe marine. Il Trattato per la protezione degli oceani ci offre l’opportunità di cambiare questa situazione, ma serve convertirlo al più presto in legge con la ratifica di almeno 60 Paesi».

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La scienziata Paola Sangolqui della Jocotoco Conservation Foundation cala in acqua i BRUVS, delle stazioni che attirano gli animali e ne permettono la ripresa video sott’acqua
(© Tomás Munita/Greenpeace)

La scelta di questi luoghi per la nuova battaglia di Greenpeace, non è casuale. «Nonostante il governo ecuadoriano nel 1998 abbia creato intorno alle Galápagos un’area marina protetta che si estende per circa 133.000 km2 – area ampliata di 60 mila metri quadrati nel gennaio 2022 con un decreto firmato dal Presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso Mendoza –  al di fuori di questa Riserva marina l’oceano non è protetto: è solcato da pescherecci industriali che stanno mettendo in serio pericolo la vita dell’area. Ecco perché è necessario estendere la Riserva marina anche alla vasta porzione di oceano che attualmente non risulta sotto la giurisdizione di nessuno Stato».

Nel progetto Greenpeace sarà affiancata dagli scienziati della Jocotoco Conservation Foundation, della Charles Darwin Foundation, del Galapagos Science Center, di MigraMar e dai ranger del Parco nazionale delle Galápagos, il cui direttore, Arturo Izurieta, ha sottolineato «è molto gratificante che la protezione delle isole Galapagos sia un riferimento per promuovere iniziative globali che ci porteranno a raggiungere l'obiettivo 30×30, ovvero proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030».

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(Scienziati ed equipaggio dell’Arctic Sunrise durante le operazioni BRUVS (Baited Remote Underwater Video System) nell’Oceano Pacifico, tra le Galápagos e l’Ecuador (credits:© Tomás Munita/Greenpeace)

I ricercatori di Greenpeace andranno quindi ad approfondire la conoscenza dell’area marina e dei suoi abitanti con studi e ricerche, tra cui test sul DNA ambientale (e-DNA), che servono a misurare la ricchezza della biodiversità in un’area specifica testando la presenza e la varietà di specie. A bordo dell’Arctic Sunrise gli scienziati studieranno anche le “seamounts”, le montagne sottomarine che si trovano all’interno e all’esterno della Riserva marina delle Galápagos. «Per esaminarle il team a bordo sta impiegando i BRUVS, stazioni che attirano gli animali e ne permettono la ripresa video sott’acqua, e di ROV, particolari veicoli subacquei a comando remoto».

Un’attenzione particolare sarò rivolta agli squali, di cui saranno monitorate le rotte migratorie sia nella Riserva sia nell’area circostante di alto mare. A fine marzo, l’Arctic Sunrise proseguirà il suo viaggio verso la Colombia, per promuovere la conservazione del Pacifico tropicale colombiano e la protezione dall’inquinamento causato dalla plastica. E già a fine marzo saranno disponibili i primi video che testimoniano l’attuale situazione delle acque e degli abitanti marini di Galapagos, incluse quelle affascinanti ed esotiche creature come le iguane marine che si tuffano nel mare per cercare cibo sul fondo dell’oceano.

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Gli scienziati Jean Pierre Lopez di MigraMar e Paola Sangolqui di Jocotoco prelevano campioni d’acqua per i test eDNA (DNA ambientale) sulle montagne sottomarine nelle acque internazionali tra le Galápagos e l’Ecuador (credits:© Tomás Munita/Greenpeace)

«La prima valutazione sullo stato delle specie migratrici del globo riconosce, nello specifico, la necessità di una rapida ratifica del Trattato e l’istituzione di una rete di aree protette ben collegate ed efficacemente gestite come soluzioni chiave al rischio di estinzione». Greenpeace fa riferimento ad un recente reportpresentato a Samarcanda a febbraio in occasione di COP14  – che evidenzia come «via mare e via terra, una specie migratrice su cinque è attualmente a rischio estinzione e che il 97% delle 58 specie di pesci elencate nella Convenzione sulle specie migratrici (CMS) risulta ad alto rischio di estinzione, compresi squali, razze e storioni». Secondo Greenpeace inoltre «un altro studio pubblicato a gennaio rivela inoltre che il 75% dei pescherecci industriali in tutto il mondo è nascosto alla vista del pubblico» evidenziando la massiccia presenza di navi anche attorno alla Riserva Marina delle Galápagos».

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Gli scienziati e l’equipaggio dell’Arctic Sunrise implementano il BRUVS (Baited Remote Underwater Video System) nell’Oceano Pacifico, tra le Galápagos e l’Ecuador (credits:© Tomás Munita/Greenpeace)
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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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