I governi occidentali negli ultimi giorni stanno discutendo se bloccare o meno TikTok, accusato di rifornire il governo cinese di dati provenienti dalla vita privata dei suoi utenti. Intanto, però, la piattaforma di video incassa sorprendentemente un'opinione positiva a supporto della sua attività.
Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Conservation Society and Practice, condotto da una equipe di ricercatori internazionali, il social cinese risulta infatti uno strumento prezioso per lo studio della fauna selvatica.
Il fenomeno in realtà è iniziato già anni fa con l'avvento dei primi social ma è in particolare grazie alla diffusione di TikTok e secondariamente di Instagram se gli scienziati si sono resi conto di quanto utili potessero essere i video inerenti la fauna selvatica che vengono condivisi da persone comuni o da esperti e che mostrano gli animali nei contesti naturali.
Il lavoro dei ricercatori è stato quello di setacciare i video postati sul social, in particolar modo gli incontri con la fauna selvatica avvenuti nella regione di Sanjiangyuan dell’altopiano tibetano, per verificare se potessero essere impiegati per studi scientifici e i risultati sono stati molto soddisfacenti.
Gli autori hanno così messo insieme 207 video da TikTok e decine di video provenienti da altre piattaforme, ottenendo come risultato 49 video di lupi, 93 di leopardi delle nevi (Panthera uncia) e 65 di orsi. Tutti questi video riprendono scene di vita quotidiana degli animali e sono stati impiegati per carpire informazioni relative al loro comportamento e per capire lo status di salute delle specie.
La cosa notevole è che per questo studio sono stati impiegati esclusivamente quei video dove gli esseri umani non sono entrati direttamente in contatto con la fauna selvatica. I ricercatori però assicurano che qualora dovessero impiegare anche quei video dove animali e umani interagiscono pacificamente, si potrebbero ottenere risultati maggiori.
Quale tipologia di video però va per la maggiore? Essendo questo studio completamente concentrato sull'uso di TikTok da parte dei pastori tibetani, la conseguenza diretta di questa scelta è stata che circa un quarto dei contenuti mostra la fauna selvatica che attacca il bestiame o danneggia delle proprietà, scavalcando per esempio un muro o irrompendo all'interno di una staccionata.
Questo dato ci permette anche di capire che all'interno del territorio tibetano sono i grandi predatori quelli ad attrarre più views come l'attenzione dei video maker. Tanto che si sono andati a creare delle situazioni paradossali fra pastori e predatori, impensabili fino a qualche tempo fa. «I lupi erano soliti scappare dagli umani, ma ora non lo farebbero più: i pastori infatti vogliono registrare questi animali mentre si comportano naturalmente e sono felici quando un leopardo compare all'orizzonte», ha dichiarato uno degli autori dello studio.
«Il nostro studio dimostra che i video sui social media possono fornire preziose informazioni sulla diversità e la complessità delle interazioni dell'uomo con la fauna selvatica – hanno concluso difatti i ricercatori, per primi sorpresi di questo cambiamento di paradigma all'interno delle comunità rurali tibetane. – Incoraggiamo quindi tutti gli ambientalisti a sviluppare programmi di partecipazione visiva nei loro progetti di ricerca per coinvolgere meglio la popolazione locale nella produzione di conoscenze sulla conservazione».
Ovviamente bisogna riuscire a fare dei distinguo all'interno dei contenuti presenti all'interno della piattaforma. I video trattati dai ricercatori che hanno prodotto l'articolo sono infatti simil documentaristici, che permettono a coloro che l'osservano di trarre delle conclusioni significative riguardanti la specie osservata. Gli stessi autori invece sono contrari all'uso intensivo dei social per fornire video sensazionalistici a tema animali e ambiente, come quelli che qualche settimana fa abbiamo trattato per segnalare dell'inadempienze da parte dei censori di queste piattaforme.
Gli scienziati che fanno uso dei social vogliono sottolineare questo punto. «Riconoscendo le limitazioni legate al conflitto fra umani e fauna selvatica, noi come altri altri scienziati raccomandiamo di impiegare in questi studi solo contenuti che permettano di allontanare l'uso di questi social da una cornice negativa, in modo tale che gli stessi iscritti possano interessarsi di più alla convivenza fra umani e fauna selvatica».