Continua a crescere la popolazione dei gorilla di montagna del Virunga National Park. Sono stati 16 infatti i nuovi arrivati nel 2021 nel parco nazionale che ospita un terzo dei 1000 gorilla di montagna ancora vivi in tutto il mondo. Un trend stabile che conferma i 17 nati nel 2020 e che offre ancora qualche speranza di salvare dall’estinzione una specie iconica e straordinaria strettamente imparentata con i “cugini” di pianura con i quali condividono la decimazione dovuta a bracconaggio e distruzione di habitat.
Nel 2021 sono nati nel parco 16 nuovi esemplari di gorilla di montagna
La notizia arriva direttamente dal parco africano, sito patrimonio mondiale Unesco situato nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo e conosciuto come l'area protetta più biologicamente diversificata del continente. «Quest'anno – spiega il parco – ad oggi sono nati 16 gorilla di montagna nel Parco Nazionale Virunga, un traguardo reso possibile solo grazie al duro lavoro dei ranger e al loro continuo impegno nella conservazione». E proprio ai ranger, 200 uccisi dai bracconieri negli ultimi 25 anni di cui gli ultimi sei proprio ad inizio 2021, arriva il monito a non abbassare la guardia e mantenere alto il livello di attenzione sui pericoli che gravano su questa popolazione di primati già così pesantemente decimata.
Bracconaggio e deforestazione: i grandi pericoli per i gorilla
L'intera popolazione mondiale di gorilla di montagna, circa 1000 individui, è considerata in via di estinzione e vive solo nel massiccio del Virunga e nel Bwindi, che abbraccia parti della Repubblica Democratica del Congo, dell'Uganda e del Ruanda. Il Parco Nazionale Virunga ospita circa un terzo di quei gorilla, che risiedono nelle fitte foreste sui pendii lussureggianti dei vulcani Virunga. Bracconaggio e deforestazione sono ancora, e moltissimo, i pericoli maggiori. Il Wwf ha denunciato recentemente che in Africa «ogni anno circa 4 milioni di ettari di foresta vengono distrutti per lo sfruttamento forestale e sotterraneo (miniere di preziosi metalli), una superficie grande tre volte il Belgio».
Rafiki e Ndakasi: due modi diversi di vivere e morire nella giungla
Mentre la deforestazione procede senza sosta, anche il bracconaggio non mostra segni di cedimento: anche durante la pandemia, anzi proprio durante la pandemia che ha diminuito fortemente il controllo indiretto che arriva dalla frequentazione turistica del parco, si sono registrate morti di gorilla. Come quella di Rafiki, uno dei più carismatici esemplari di silverback, cioè di maschio adulto, del Virunga. Felix Byamukama, il suo killer, nell’estate del 2020 è stato condannato a 11 anni di reclusione per la sua uccisione. Ma questo non riporterà in vita un esemplare straordinario come Rafiki che avrebbe potuto continuare a vivere in pace fino alla sua morte esattamente come invece ha potuto fare Ndakasi, la gorilla morta ad ottobre di quest’anno fra le braccia del suo custode, che l’ha accudita fino all’ultimo e che l’ha ricordata con commozione sulle pagine social del parco: insieme erano diventati famosi per un selfie scattato nella giungla che aveva fatto il giro del mondo e che mostrava tutto il livello di empatia che si era creato tra i due.
La guerriglia locale, altra fonte di pericolo per i ranger del parco
Il bracconaggio è fortemente legato alla ricerca di “bushmeat“, la cosiddetta “carne di foresta”. Gorilla, scimpanzé e altri animali selvatici sono ricercati e uccisi proprio per rivenderne la carne che, illegalmente, è poi rivenduta a prezzi altissimi. Ma i 689 ranger che attualmente difendono il parco, situato in una regione che è stata profondamente colpita dagli effetti della guerra e dei conflitti armati per oltre 20 anni, devono vedersela ogni giorno con gli attacchi diretti della guerriglia locale: soltanto il 20 novembre di quest’anno il Parco nazionale dei Virunga ha confermato la morte del ranger Mutazimiza Kanyaruchinya Etienne eseguito di un attacco di un centinaio di ribelli armati.
Il pericolo arriva anche dalla pandemia da covid 19 e dal crollo del turismo
Essere così simili agli esseri umani non aiuta la sopravvivenza di gorilla che, sensibili ai virus, ne possono essere decimati proprio come gli uomini. Dopo la disastrosa diffusione di Ebola, una ventina di anni fa, che aveva sterminato la popolazione dei primati, anche il covid rappresenta un fortissimo pericolo, aumentato dalla sensibilità delle grandi scimmie alle malattie respiratorie. Le rigide misure sanitarie che hanno portato alla chiusura dei parchi nazionali africani, ora parzialmente riaperti, ha notevolmente ridotto l’indotto generato dal turismo che ogni anno porta migliaia di visitatori alla scoperta della foresta africana e dei suoi abitanti. Attualmente l’apertura è prevista solo per i vaccinati e i tamponati, ma l’effetto traino economico del turismo potrebbe tardare notevolmente a ripartire.
Le donazioni per i gorilla del Virunga National Park
Per questo è lo stesso parco Virunga a chiedere sostegno e donazioni da parte dei sostenitori degli antenati umani, proprio nel momento in cui la nascita dei sedici nuovi ospiti testimonia l’importanza dell’impegno nella salvaguardia delle specie più a rischio. «In questa stagione di donazioni, abbiamo bisogno del tuo sostegno per proteggere i cugini più cari dei gorilla di montagna. Sono rimasti solo sei gorilla di pianura nel Parco, e senza il nostro aiuto non sopravviveranno. Questo Natale abbiamo bisogno del vostro sostegno».
tutte le foto sono dalla pagina Facebook del Virunga National Park