«Questo è già il quinto avvistamento di globicefali della stagione, non era mai successo prima». È appena rientrata a terra Jessica Picozzi, biologa e ricercatrice dell'Istituto Tethys, quando racconta a Kodami la notizia: nel Santuario dei Cetacei, tra Imperia e Capo Mele, con l'equipaggio della motonave Corsara, la barca da whale watching della società Golfo Paradiso, l'esperta ha individuato un gruppo di globicefali che nuotavano tra le onde. Dopo il maxi avvistamento di 150 esemplari a fine luglio al largo di Andora, ecco ripetersi l'incontro seppur con un pod più piccolo.
«Sono animali che nel Mediterraneo vivono tra le 30 e le 40 miglia dalla costa, durante la stagione estiva compiono delle migrazioni, di solito rare, perchè essendo teutofagi si nutrono principalmente di totani e calamari che sono molto sensibili sia al cambio di acidità dell'acqua, sia della temperatura e cambiano l'habitat per passare da un ambiente pelagico alla scarpata continentale e di conseguenza i globicefali li seguono perché sono la loro principale fonte di nutrimento». I globicefali affascinano gli studiosi per i loro misteriosi comportamenti. Questi grandi mammiferi marini spesso si avvicinano alle coste tra agosto e settembre, e gli esperti stanno ancora cercando di comprendere se questa affinità sia legata all'accoppiamento, alla nascita o ad altri enigmi del loro mondo sottomarino.
Seguendo il loro cibo, dunque, i globicefali si stanno avvicinando alla costa e le cause, andando a monte, sono da ricercarsi nel recente cambio di meteo e temperatura dell'acqua, con un apporto fluviale che ha modificato l'acidità dell'acqua marina, e anche con il cambiamento climatico che può alterare la distribuzione degli animali in mare. Questi avvistamenti sono importantissimi per lo studio dei globicefali – chiamati anche delfini o balena pilota – poiché dagli anni '60 hanno avuto una diminuzione drastica della popolazione: «In realtà non si è mai riusciti a fare una stima dell'abbondanza di questa specie – spiega Picozzi – e di fatti sono gli unici cetacei regolarmente presenti nel Santuario Pelagos carenti di dati secondo l'Unione internazionale per la conservazione della natura».
Ma con le fotoidentificazioni realizzate dalla biologa saranno integrate tantissime informazioni che poi gli istituti di ricerca, ad esempio quello Tethys con cui collabora e che si dedica alla conservazione dell’ambiente marino attraverso la ricerca scientifica e la sensibilizzazione del pubblico, potranno rielaborare.
Nell'ultimo gruppo segnalato c'era anche un cucciolo, forse già avvistato il 28 luglio scorso: «Arrivare a cinque avvistamenti in una stagione è un evento straordinario – conclude Picozzi – e aver visto un piccolo cresciuto è estremamente positivo per la struttura sociale delle specie e per il suo stato di salute; anche da questo punto di vista è fondamentale per raccogliere preziosi dati su questi cetacei di cui si sa ancora scientificamente ancora poco».