Spesso per poter tutelare e proteggere dall'estinzione alcune specie vengono effettuate delle traslocazioni, ovvero degli spostamenti di individui da un luogo a un altro. Questi trasferimenti possono rappresentare un problema per le specie sociali o che imparano dai propri simili le vocalizzazioni, come i piccoli uccelli canori: i passeriformi. Uno studio ha però dimostrato che gli uccelli trasferiti all'interno di programmi di conservazione riescono con successo a imparare i canti e le vocalizzazioni della propria specie, anche se non sono nati in quella specifica area. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Conservation Science and Practice.
I programmi di conservazione talvolta richiedono trasferimenti o reintroduzioni di individui nati in cattività o in altre aree geografiche. Questo comporta che gli animali devono abituarsi al nuovo ambiente, convivere con i suoi abitanti e trovare il modo migliore per poter sopravvivere e adattarsi. Ciò costituisce una sfida significativa per la sopravvivenza di questi animali e per il successo di questi progetti, rendendo essenziale un attento monitoraggio post-rilascio per valutare la salute degli individui.
In uno studio recente un team di ricercatori si è concentrato sulle popolazioni di zigolo nero (Emberiza cirlus), un uccello comune anche in Italia, prelevate da diverse località nel Devon. Questi uccelli sono stati allevati in cattività e successivamente liberati in Cornovaglia tra il 2006 e il 2011, come parte di un importante programma gestito dalla Royal Society for the Protection of Birds (RSPB). L'obiettivo era comprendere l'adattamento di questi individui al loro nuovo ambiente e valutare l'efficacia del programma di reintroduzione.
Un dei problemi principali sta però nel fatto che gli zigoli sono uccelli canori, il che significa che apprendono le canzoni e le vocalizzazioni dai propri simili, che per i giovani sono come dei veri e propri insegnanti di canto. In questo particolare caso, i piccoli erano stati allevati dagli esseri umani e quindi non avevano avuto un adulto come punto di riferimento che potesse insegnare loro a cantare. Per questo motivo, oltre a monitorare lo stato di salute degli individui traslocati, il team ha registrato il canto degli uccelli per valutare anche i loro repertori canori.
Le registrazioni effettuate nel sito di rilascio in Cornovaglia nel 2011 hanno però dimostrato che la popolazione possedeva un repertorio ridotto di canti, tutti molto diversi dalle popolazioni native del Devon. Non ci si poteva aspettare un risultato troppo diverso da questo considerando che, quando erano pulli, gli individui hanno ascoltato un CD nel quale era inciso un singolo canto. Tuttavia, nel 2019, la studio ha preso una svolta totalmente inaspettata.
Sorprendentemente, sembrava che la popolazione trasferita avesse in qualche modo "imparato" a cantare. Il repertorio di canti della popolazione in Cornovaglia aveva infatti raggiunto livelli simili a quelli delle popolazioni originarie del Devon e perciò tipici della propria specie. Questo risultato significativo suggeriva che, nonostante la provenienza diversa e la mancanza di "insegnanti" durante la fase giovanile, gli uccelli trasferiti avevano comunque imparato i loro caratteristici canti man mano che crescevano in numero.
Questi risultati sottolineano quindi l'efficacia delle traslocazioni come strategie di conservazione anche per i piccoli uccelli passeriformi, dimostrando la loro sorprendente capacità di adattarsi a nuovi ambienti recuperando anche i distintivi repertori canori del posto. Tuttavia, i ricercatori ritengono che sia molto importante approfondire ulteriormente la ricerca e estendere lo studio a un numero più ampio di specie per verificare se tale fenomeno è comune o meno.