Gli uccelli migratori affascinano l'uomo da sempre. Quella loro strana abitudine di apparire e scomparire inspiegabilmente dal nulla è stata per millenni uno dei più grandi misteri del mondo, che sin dall'antichità ha alimentato alcune tra le più fantasiose e bizzarre teorie. Secondo Aristotele, per esempio, alla fine dell'estate le rondini si posavano sui canneti e si trasformavano magicamente in rane. Ipotesi incredibilmente rimasta valida fino al XVIII secolo. Altri invece, notando la scomparsa stagionale legata al freddo dell'inverno, hanno creduto che potessero andare in un sorta di letargo, nascondendosi nel fango o in acqua, al di sotto dei laghi ghiacciati. Secondo un'altra leggenda ancor più fantasiosa, alcune specie di uccelli erano addirittura in grado di volare fin sulla Luna. Non male come vacanza invernale.
Oggi grazie alle tante nuove scoperte e studi siamo riusciti a sfatare questi miti e stiamo iniziando a comprendere per la prima volta il grande e spettacolare fenomeno della migrazione degli uccelli. Grandi o piccoli, da soli o in compagnia, gli uccelli migratori affrontano viaggi straordinari e pericolosissimi solo per mantenere la più grande delle promesse, quella del ritorno nei luoghi in cui sono nati. Scopriamo quali sono, dove vanno e come fanno questi incredibili viaggiatori ad affrontare la migrazione.
Che cos'è la migrazione
Chiariamolo subito, la migrazione non è un semplice spostamento su lunga distanza, ma un fenomeno preciso e regolare che si ripete stagionalmente. Gli uccelli migratori sono dei veri e propri pendolari, che si muovono ciclicamente tra due aree, quelle di riproduzione, a nord, e quelle di svernamento, a sud. In primavera si dirigono a nord per nidificare, in autunno invece si spostano a sud, per trascorrere l'inverno in luoghi con climi più caldi e accoglienti. Avviene regolarmente ogni anno, con flussi migratori definiti di andata (verso i quartieri di svernamento) e di ritorno (verso i quartieri di nidificazione).
In linea generale le migrazioni sono una risposta adattativa ai cambiamenti stagionali che influenzano la disponibilità delle risorse. Gli uccelli, migrando, si spostano da un ambiente diventato inospitale e senza cibo, verso un altro che gli consente di sopravvivere con maggiori probabilità nonostante i pericoli del viaggio.
Quali uccelli migrano
Tra le oltre 10mila specie di uccelli note circa il 40% vengono considerate migratrici regolari, e sono presenti praticamente in quasi tutti gli ordini e le famiglie. In realtà la migrazione non è un fenomeno statico e immutabile nel tempo, può cambiare molto in risposta ai cambiamenti ambientali sia tra le specie che all'interno delle diverse popolazioni della stessa specie, e varia da regione a regione. Quasi la metà degli uccelli che nidificano nell'America settentrionale sono migratrici, per esempio, mentre in Europa si arriva a oltre il 60%. Queste percentuali così alte sono legate chiaramente alla forte stagionalità di queste regioni.
Infatti la maggior parte delle specie migratrici lo fa perché a un certo punto le condizioni di vita diventano più ostili. Basti pensare agli uccelli insettivori, che di colpo, quando si avvicina l'inverno, perdono quasi totalmente la loro risorsa alimentare principale e sono quindi costretti a spostarsi altrove. Fortunatamente grazie alle incredibili capacità di volo possono farlo senza troppi problemi, e su distanze che possono essere diversissime.
In base a quanta strada fanno gli uccelli vengono divisi in due grosse categorie: i migratori completi, quelli in cui tutti gli individui di quella specie migrano, come le rondini (Hirundo rustica) o i gruccioni (Merops apiaster), e i migratori parziali, quegli uccelli in cui alcune popolazioni migrano e altre sono sedentarie, come accade per esempio nei merli (Turdus merula) e nei pettirossi (Erithacus rubecula).
Gli uccelli migratori vengono anche suddivisi in base alla distanza che percorrono durante le loro migrazioni stagionali. In Europa, per esempio, quelli che migrano restando all'interno del bacino del Mediterraneo e che si fermano al massimo lungo le coste del Nord Africa, vengono chiamati a corto raggio. Quelli che invece si spingono oltre il deserto del Sahara e che possono arrivare fino alla punta estrema del Africa meridionale, sono chiamati invece a lungo raggio.
Quando migrano gli uccelli
Gli uccelli migrano in base ai cambiamenti stagionali, quindi generalmente le migrazioni avvengono in autunno (quella di andata) e in primavera (quella di ritorno). Tuttavia i tempi all'interno di queste stagioni possono cambiare moltissimo da specie a specie, e dipendono da numerosi fattori come la distanza da i luoghi di svernamento, la velocità di spostamento, il percorso da compiere, i cambiamenti climatici e la disponibilità di cibo.
Solitamente chi deve compiere più strada è anche quello che impiega più tempo, quindi la maggior parte dei migratori a lungo viaggio sono tra i primi a partire e anche gli ultimi ad arrivare. Chi passa l'inverno oltre il deserto del Sahara, ad esempio, come i rigogoli (Oriolus oriolus) o le upupe (Upupa epops), di solito lascia le aree di nidificazione già a partire dalla fine dell'estate, tra agosto e settembre, per poi ricomparire in primavera inoltrata, tra aprile e maggio. I migratori corti come il codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) e il pettirosso, invece, se la prendono con calma. Hanno meno strada da fare e solitamente tendono a partire in autunno, per poi essere i primi a ricomparire nei quartieri di nidificazione tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera.
Differenze nei tempi della migrazione posso dipendere anche dal sesso e dalla stagione. In autunno, dopo aver messo su con fatica la famiglia, generalmente gli uccelli non hanno fretta, migrano con calma e tutti insieme. In primavera invece le cose sono molto diverse: bisogna far presto e accaparrarsi i siti migliori in in cui nidificare. In questa stagione molte specie hanno una migrazione differenziale, con i maschi che partono prima delle femmine per occupare i territori migliori a discapito di altri maschi.
Anche il momento della giornata in cui partire può essere molto diverso da specie a specie. Per ridurre rischi e costi del viaggio molti migratori stravolgono totalmente le loro abitudini. Tanti uccelli abitualmente diurni, come la maggior parte dei passeriformi, viaggiano nel cuore della notte per evitare il calore del sole o i predatori.
Come si preparano gli uccelli alla migrazione
Gli uccelli sanno esattamente quando è arrivato il momento di fare i bagagli e partire. Uno dei principali fattori che li "avverte" dell'imminente partenza è il fotoperiodo. La variazione nell'alternanza delle ore di luce o di buio nell'arco della giornata è spesso il campanello d'allarme principale. Quando arriva il momento della partenza i migratori entrano in uno stato di inquietudine migratoria chiamato zugunruhe. Quando la frenesia migratoria sale, un po' come succede a noi quando ci accorgiamo di non avere le valige pronte a due ore dalla partenza, gli uccelli entrano in uno stato di agitazione, scritto nei loro geni, che li spinge a prepararsi per il viaggio.
Molte specie iniziano ad entrare in un fase di alimentazione frenetica chiamata iperfagia. L'alimentazione forzata non è certamente una risposta legata allo stress dei biglietti, ma una precisa strategia adattativa: gli uccelli mangiano di più e più spesso, talvolta cambiando persino dieta seguendone una ipercalorica, per mettere su peso. Il grasso accumulato, infatti, è letteralmente il loro carburante e verra "consumato" durante l'estenuante viaggio.
Tutti siamo affascinati dai grandissimi stormi di gru, oche o anatre che volano in formazione a V e riempiono i cieli di penne, piume e poesia, ma in realtà la maggior parte degli uccelli migratori non si sposta in gruppo, e preferisce migrare da soli.
Dove vanno gli uccelli quando migrano
La maggior parte degli uccelli migratori si sposta lungo una direttrice Nord-Sud. Quando arriva l'inverno in Europa gran parte delle specie si muove verso l'Africa sub-sahariana, ma ce ne sono molte altre che possono spostarsi anche da Est ad Ovest, spesso verso il Medio Oriente. Ma ci sono anche quelli che compiono movimenti più brevi che si sviluppano soprattutto in altezza. Si parla in questi casi di migrazioni verticali, e coinvolge ad esempio tutte quelle specie che vivono in alta montagna e che scendono a valle.
Per molto tempo le aree precise di svernamento sono state un vero e proprio mistero per i naturalisti ma oggi, grazie alle tecnologie e alla tecnica dell'inanellamento stiamo iniziando a capire finalmente dove vanno esattamente i migratori. L'inanellamento a scopo scientifico degli uccelli è una tecnica di studio che prevede la cattura e il marcaggio individuale degli uccelli attraverso un anellino applicato alla zampa su cui è impresso un codice alfanumerico univoco, un po' come un targa di un'automobile. In giro per il mondo esistono numerose stazioni di inanellamento che utilizzano tutte la stessa banca dati. In questo modo gli individui inanellati possono essere ricatturati dopo giorni, mesi o anni in un'altra parte del mondo, in questo modo possono fornire preziose informazioni sul loro percorso migratorio.
Grazie a questa tecnica sappiamo, per esempio, che la maggior parte delle rondini europee sverna in un'area molto ristretta della Nigeria chiamata Ebbaken, qui sono stati ricatturati tantissimi uccelli con anelli europei. Oppure che tantissimi migratori utilizzano le piccole isole in mare come luoghi di sosta durante i loro lunghi viaggi. Questi piccoli lembi di terra in mezzo al mare sono delle vere e proprie stazioni di servizio dove è possibile riposare, ricaricare le batterie e ripartire. I ricercatori che studiano le migrazioni chiamano queste tappe intermedie siti di stop-over. È proprio su queste piccole isole come Ventotene o Ponza, dove si studiano ormai da decenni le migrazioni degli uccelli attraverso la tecnica dell'inanellamento.
Ancora più spettacolari sono invece le scoperte che negli ultimi anni si stanno facendo grazie ai GPS. Oggi possiamo installare piccolissimi dispositivi sugli uccelli che non infastidiscono in alcun modo gli animali ma che ci possono fornire una infinità di informazioni in tempo reale sugli spostamenti e le attività dei grandi migratori. Sappiamo ad esempio che molti migratori seguono le linee di costa e sfruttano gli stretti per spostarsi, oppure che altri preferiscono accorciare i tempi e rischiare con un attraversamento diretto che taglia il mare.
Di norma anche per le aree di svernamento gli uccelli preferiscono habitat naturali o seminaturali, come le savane o le foreste africane. Ci sono però specie un po' più svogliate, soprattutto tra i migratori corti, che invece preferiscono una più agiata e comoda vacanza invernale in città. Gli storni, i pettirossi o i codirossi spazzacamino svernano ogni anno anche nelle nostre metropoli più caotiche perché sono più calde, sicure e ricche di cibo rispetto ad altri ambienti.
Numeri, record e altre curiosità sugli uccelli migratori
Col tempo e soprattutto grazie alle tecnologie gli uccelli migratori ci hanno regalato scoperte, numeri e record talmente assurdi da lasciarci spesso a bocca aperta. Ogni anno i migratori possono macinare migliaia e migliaia di chilometri. Provate a immaginare quanta strada percorreranno nel corso della loro vita da pendolari. Difficilmente però qualcuno potrà mai battere la piccola sterna artica (Sterna paradisaea). Questo uccello marino pesa poco più di 100 grammi e nidifica al circolo polare artico. Quando arriva l'inverno si sposta letteralmente dall'altro capo del mondo: in Antartide. Fino a 96 mila chilometri tra andata e ritorno percorsi ogni singolo anno: più di due volte la circonferenza della Terra! In tutta la sua vita può arrivare a percorrere due milioni e mezzo di chilometri: sei volte la distanza che separa il nostro Pianeta dalla Luna.
Assurda è anche la storia dei rondoni, uccelli superspecializzati nel vivere in volo e che in primavera riempiono di strilli i centri storici e gli edifici antichi delle nostre città. Quelli comuni (Apus apus), per esempio, vivono perennemente in volo. Dopo essersi riprodotti in Europa trascorrono tutto l'inverno (anche più di sei mesi) volando nei i cieli dell'Africa sub-sahariana senza mai posarsi, nemmeno per dormire. Riescono infatti a riposare il cervello a parti alterne, un po' come fanno i delfini. In pratica è come se mettessero una sorta di pilota automatico.
Anche se la maggior parte degli uccelli vola al di sotto del chilometro di altezza, alcuni possono superare addirittura i 10mila metri. A raggiungere queste quote da capogiro sono soprattutto gru, cigni e oche. Le oche indiane (Anser indicus), per esempio, possono sorvolare tranquillamente l'Himalaya e i 7mila metri altezza. Anche se il record assoluto di altitudine appartiene al grifone di Rüppell (Gyps rueppelli). Il 29 novembre del 1973 uno di questi avvoltoi africani si è purtroppo scontrato con un aereo di linea all'impressionante quota di 11,300 metri.
Il tempo impiegato per completare la migrazione cambia ovviamente da specie a specie, ed è molto influenzato dalla distanza da percorrere e soprattutto dai venti, le correnti ascensionali e dalle condizioni meteo. Generalmente gli uccelli arrivano a coprire in un singolo giorno diverse centinaia di chilometri, e possono completare la migrazione nel giro di una settimana o fino a quattro mesi. Questo dipende dal tragitto, dalla velocità di volo e dalle pause durante il viaggio.
Ma il record più clamoroso e sorprendente di tutti appartiene senza dubbio alla pittima minore (Limosa lapponica). Questo limicolo è in grado di migrare dalle coste dell'Alaska fino alla Nuova Zelanda volando ininterrottamente sull'Oceano Pacifico senza mia fermarsi né mangiare. Nel settembre 2020 un esemplare dotato di GPS ha percorso più di 12mila chilometri in volo battuto non-stop durato la bellezza di 11 giorni e volando fino a 88 chilometri orari. Velocità di crociera simili vengono raggiunte solitamente da limicoli, anatre e altri uccelli marini. Mediamente la maggior parte degli uccelli raramente supera i 50 chilometri orari.
Di notte o di giorno, per mare o per terra, gli uccelli migratori sono un impareggiabile simbolo di tenacia e libertà. Non conoscono barriere né confini politici e coi loro incredibili viaggi uniscono il mondo intero, da Johannesburg a Berlino, dall'Alaska a Auckland. Mantenendo ogni anno la promessa del ritorno ci ricordano quanto tutto sia collegato e che la nostra vera patria è il mondo. Solo abbracciando una visione globale e senza confini di ogni tipo potremo continuare a godere di questo e altri incredibili spettacoli della natura e non solo.