In Africa esiste una specie specie di uccello che si è talmente adattata bene a collaborare con le altre specie per riuscire a ottenere del miele, che gli scienziati continuano a scoprire nuovi animali con cui questo piccolo uccello coopera. Si chiama indicatore del miele, noto anche come uccello guidamiele o Indicator indicator e collabora anche con le popolazioni umane africane da diverse decine di migliaia di anni per individuare le arnie.
Trattasi infatti probabilmente del rapporto di collaborazione fra un animale selvatico e gli esseri umani più antico del mondo, precedendo di diverse migliaia di anni persino la domesticazione dei primi animali domestici. Secondo alcuni esperti, già i nostri antichi parenti Homo ergaster e consimili cominciarono a cacciare il miele facendosi aiutare da uccelli del genere Indicator, la cui lista di "collaboratori" non si esaurisce con gli esseri umani, ma include anche molte altre specie.
Tra le ultime ad essere state osservate abbiamo anche i tassi del miele (Mellivora capensis),dei mustelidi simili che vivono in Asia e in Africa e che vanno pazzi proprio per la cera d'api. Questo mammifero, che può essere lungo più di un metro e pesante fino ai 18 chili, ha imparato come gli esseri umani ad ascoltare il canto dell'uccello indicatore, che autonomamente a sua volta ha imparato a riconoscere i tassi del miele come perfetti alleati per accedere al contenuto dell'arnie, altrimenti irraggiungibile.
Fischiando infatti a più riprese in direzione dell'obiettivo e talvolta persino spingendosi a volare cantando vicino la testa degli esseri umani o dei tassi del miele, questi uccelli fungono in pratica da indicatore sonoro nella savana, permettendo a chiunque riesca a recepire il messaggio di trovare solitamente le arnie d'api più grosse sulle cime degli alberi.
Curiosamente, questo comportamento ha permesso anche ai ricercatori di diverse università africane, come quella di Cape Town o della Nigeria, di trovare nuovi collaboratori all'uccello indicatore e quindi di scoprire che il tasso del miele può fungere da sostituto degli esseri umani, quando questi sono assenti. La scoperta è avvenuta casualmente, a seguito di un raduno di esperti in previsione di una campagna di monitoraggio della fauna della savana, ed è stata pubblicata recentemente tra le pagine di una delle più prestigiose riviste di settore, ovvero il Journal of Zoology della Zoological Society di Londra.
«Durante la nostra personale ricerca, siamo stati guidati alle arnie da uccelli indicatori migliaia di volte, ma nessuno di noi aveva mai visto un esemplare e un tasso interagire per trovare il miele – ha affermato Jessica van der Wal dell'Università di Cape Town, una delle autrice principali dello studio – È risaputo che gli uccelli indicatori conducono gli esseri umani ai nidi delle api, ma le prove della cooperazione tra uccelli e tassi del miele nella letteratura sono frammentarie: tendono ad essere vecchi resoconti di terza mano di qualcuno che lo ha sentito dire. Quindi noi abbiamo deciso di chiedere direttamente agli esperti e abbiamo contattato i migliori cacciatori di miele dell'Africa subsahariana per farci condurre nelle aree in cui questa stramba relazione fra uccelli e tassi fosse facilmente osservabile».
Per quanto però i ricercatori alla fine abbiamo intervistato circa 400 persone diverse appartenenti a 11 comunità che praticavano la caccia al miele con l'aiuto del piccolo pennuto, in un primo momento sono stati scarsi i risultati. La maggior parte delle comunità intervistate dubitava infatti che gli uccelli e i tassi si aiutassero davvero a vicenda e la maggioranza dei cacciatori (oltre l'80% delle persone intervistate) non aveva mai visto le due specie interagire.
Tre comunità in Tanzania si sono però distinte, affermando che il rapporto fra questi uccelli e le altre specie è in realtà molto forte, tanto che i tassi del miele sarebbero addirittura diventati a loro volta degli indicatori per gli esseri umani. L'udito di questi animali è infatti più fine di quello della nostra specie e quindi riescono a percepire il canto degli uccelli indicatori da maggiori distanze.
«I cacciatori-raccoglitori Hadzabe che vivono in Tanzania si muovono silenziosamente attraverso il paesaggio mentre cacciano animali con archi e frecce, quindi sono pronti a osservare i tassi e le guide del miele che interagiscono senza disturbarli. Oltre la metà dei cacciatori ha riferito di aver assistito a queste interazioni, in alcune rare occasioni», ha affermato il dott. Brian Wood dell'Università della California, Los Angeles, coautore dello studio.
Per effettuare le osservazioni di questo particolare mutualismo (cooperazione) fra le due specie, i ricercatori non si sono però solo dovuti basare sui racconti dei cacciatori raccoglitori, ma hanno anche dovuto effettuare delle riprese dell'incontro fra i tassi e gli uccelli nei pressi delle arnie. Una cosa non da poco, considerando che l'uccello indicatore quando si trova vicino agli esseri umani comincia a rivolgere la propria attenzione e il proprio canto proprio verso le persone.
Gli scienziati hanno quindi dovuto seguire le coppie di questi animali per giorni, nascondendosi in mimetica tra la savana e adottando l'uso di particolari videocamere remote molto silenziose, pur di riuscire a catturare il momento in cui l'uccello indicava al suo le arnie. La cosa infatti molto interessante in questa tipologia di relazioni è che – come gli esseri umani hanno cominciato a loro volta chiamare gli uccelli indicatori con dei versi specifici – anche i tassi emettono delle vocalizzazioni di risposta verso il loro amico pennuto, compiendo una forma di comunicazione interspecifica.
A seguito dei risultati ottenuti dalle osservazioni in natura, non sono stati pochi gli scienziati che hanno cominciato a domandarsi quando questa relazione multipla fra le specie abbia quindi avuto inizio. «Alcuni scienziati hanno cominciato a ipotizzare che il comportamento osservato negli uccelli indicatori potrebbe essersi evoluto proprio attraverso le interazioni con animali simili ai tassi del miele, che sono comparsi in Africa molto prima di noi. Poi, successivamente, gli uccelli sono passati a lavorare anche con gli umani quando siamo entrati in scena, a causa forse delle nostre abilità superiori nel raggiungere e ottenere il miele. È un idea intrigante, ma difficile da testare» ha dichiarato Claire Spottiswoode del Dipartimento di zoologia dell'Università di Cambridge e altra autrice dello studio.
Quello che si sa è che esiste però un intero ecosistema in Africa che è legato al ritrovamento delle arnie e al modo di catturare il miele. Ma quali altri motivi avrebbero potuto facilitare questa relazione così rara in natura tra uccelli e umani?
Innanzitutto, spiegano i ricercatori, per motivi culturali, l'uomo potrebbe aver cominciato a consegnare a questi uccelli, dopo il ritrovamento di un arnia, quantità sempre maggiori di miele, proprio per ingraziarsi l'animale. Poi gli uccelli potrebbero aver capito che gli umani sono in grado di raggiungere anche le arnie più grosse e difficili da ottenere. Inoltre, i tassi e gli altri mammiferi che saltuariamente aiutano questi uccelli solitamente concedono il pasto all'uccello solo dopo che hanno consumato quasi tutto. Agli uccelli indicatori, dunque, conveniva sempre di più puntare sugli esseri umani, da un punto di vista evolutivo, per ottenere maggiori quantità di cibo.
Il cambio di partner, quindi, alla fine è stato per questi uccelli una sorte di scelta obbligata, per continuare a prosperare in una savana sempre più povera di risorse e piena di esseri umani.