La primavera tanto attesa è ormai arrivata e molti uccelli stanno già cantando a squarcia gola o sono alle prese con l'allestimento dei loro nidi. Succede da migliaia di anni ed è un appuntamento annuale che si ripete da sempre con puntualità svizzera, o quasi. Perché da qualche decennio a questa parte molte specie di uccelli stanno anticipando sempre più la nidificazione e la deposizione delle uova.
Confrontando i dati attuali con le uova conservate nelle collezioni dei musei, gli scienziati hanno infatti dimostrato che circa un terzo delle specie di uccelli che nidificano nell'Upper Midwest degli Stati Uniti depongono quasi un mese prima rispetto a cento anni fa. E la colpa, secondo gli autori dello studio pubblicato sul Journal of Animal Ecology, è dei cambiamenti climatici.
Le antiche e preziose collezioni museali
Le migliaia di uova raccolte secoli fa da naturalisti o semplici collezionisti possono fornirci oggi informazioni molto preziose che all'epoca nessuno avrebbe potuto immaginare. I cassetti polverosi dei musei sono infatti un database enorme che ci permette di confrontare ciò che era con ciò che è.
Tutti i reperti dei musei, comprese le uova, possiedono targhette o cartellini, spesso scritti a mano, in cui sono riportate un sacco di informazioni, come la specie a cui appartengono, il luogo del ritrovamento e, soprattutto, la data in cui sono state raccolte.
Gli autori hanno perciò pensato di confrontare le date di deposizione osservate e conosciute oggi per gli uccelli nidificanti nell'Upper Midwest degli Stati Uniti, con quelle ottenute dai vecchi nidi dei musei, riuscendo a coprire così una finestra temporale di ben 143 anni (dal 1872 al 2015).
L'effetto dei cambiamenti cimatici sulla deposizione delle uova
I risultati hanno mostrato una tendenza sorprendente, seppur prevedibile: tra tutte le 72 specie studiate circa un terzo nidifica oggi con netto anticipo rispetto a cento anni fa, una media di circa 25 giorni di anticipo. Ma oltre a dimostrare che gli uccelli depongono le uova con sempre più anticipo, il loro obiettivo era quello di spiegarne la causa.
Considerando che la crisi climatica sta colpendo in maniera drammatica molti aspetti della vita sulla Terra, gli scienziati hanno ipotizzato che potesse essere proprio l'aumento delle temperature la ragione dietro questo anticipo, ma hanno purtroppo trovato un intoppo: non erano disponibili dati sulla temperatura media a lungo termine per la regione studiata.
Gli autori non si sono dati per vinti e hanno trovato un ingegnoso escamotage per aggirare l'ostacolo: le concentrazioni di anidride carbonica nell'atmosfera.
Se l'aumento delle temperature globali dipende dalla CO2 che noi immettiamo nell'aria (e sappiamo da tempo che è così) allora basta incrociare i dati sugli uccelli con l'aumento delle concentrazioni di anidride carbonica. Come prevedibile i trend sulle date di deposizione sono coerenti con l'aumento della CO2 nell'atmosfera, questo dimostra che la colpa è proprio della crisi climatica in corso.
Le conseguenze di una nidificazione precoce
Potrà sembra un cambiamento da poco, ma anticipare la data di deposizione di qualche settimana potrebbe causare parecchi scompigli all'interno degli ecosistemi. Per le specie che migrano una primavera sempre più precoce potrebbe per esempio portare a disallineamento tra la nidificazione e la disponibilità stagionale di cibo, come gli insetti, che non necessariamente anticiperanno anche le loro nascite.
Inoltre lo scombussolamento temporale potrebbe far entrare in competizione tra loro specie che prima non lo erano, mettendo a rischio la loro stessa esistenza e gli equilibri ecosistemici. Le conseguenze del riscaldamento globale sulla vita degli animali sono perlopiù imprevedibili e anche una piccolissima variazione può portare a conseguenze drammatiche, per questo occorre studiare ogni singola sfumatura, anche grazie ai vecchi e dimenticati musei.
L'importanza delle collezioni storiche
I ricercatori infatti, oltre ad attirare l'attenzione sugli effetti del clima che cambia, ci tengono a sottolineare l'importanza scientifica delle collezioni museali, della raccolta e dell'archiviazione dei dati nel tempo. I cassetti e le soffitte dei musei, spesso dimenticati o lasciati all'incuria, rappresentano un tesoro inestimabile di dati sul passato e possono aiutarci a rispondere a domande complesse su come cambia il nostro mondo oggi.
Le raccolte dei vecchi naturalisti del passato e il lavoro dei biologi moderni di oggi, insieme, potrebbero aiutarci a tracciare, comprendere e forse prevedere le drammatiche conseguenze della crisi climatica globale causata dall'uomo. Un risvolto che sicuramente nessun naturalista raccoglitore poteva immaginare nel 700 o nell'800.