Il clima sta cambiando e anche piuttosto rapidamente. E in un mondo sempre più caldo a causa delle attività umane anche gli altri animali, in un modo o nell'altro, stanno provando ad adattarsi. Alcuni, per esempio, si spostano per cercare territori e ambienti più favorevoli, altri invece stanno cambiando abitudini. Quest'ultimo è il caso degli stambecchi del Parco Nazionale Gran Paradiso e della Svizzera, che come dimostra uno studio recentemente pubblicato su Proceedings of the Royal Society B stanno diventando sempre più notturni per il troppo caldo, nonostante questo li esponga maggiormente all'attacco dei lupi.
Lo studio è stato realizzato dalle Università di Ferrara e Sassari, in collaborazione con l'Ente Parco e il Parco Nazionale Svizzero e i ricercatori hanno documentato come gli stambecchi abbiano cominciato a modificare il loro comportamento in risposta al troppo caldo estivo, spostandosi e cibandosi più spesso di notte, quando le temperature sono più fresche. Tuttavia, questo cambio di abitudini li espone maggiormente al rischio di essere predati, per esempio dai lupi, predatori maggiormente attivi proprio nelle ore notturne.
Per scoprirlo, gli autori dello studio hanno seguito le attività di 47 stambecchi (Capra ibex) all'interno di due aree protette, nel Parco Nazionale Gran Paradiso, nell'area di Levionaz, dove ci sono i lupi, e una zona di confronto del Parco Nazionale Svizzero, in cui invece il predatore non è ancora presente. «Gli stambecchi diventano più notturni in risposta al caldo, sia nell’area con il lupo sia dove è assente -, ha spiegato Stefano Grignolio dell’Università di Ferrara che ha coordinato lo studio, – quindi, il rischio di essere predati è meno importante del bisogno di vivere in condizioni ideali da un punto di vista termico. L’attività notturna è influenzata di più dalla temperatura massima diurna. Maggiore sarà il picco di temperatura, maggiore sarà l’attività notturna».
Essere flessibili nel comportamento e nelle proprie abitudini può sicuramente essere un vantaggio per gli animali che cercano di adattarsi ai rapidi cambiamenti ambientali in corso. Muoversi maggiormente di notte piuttosto che di giorno, in tempi di riscaldamento globale, può infatti aiutare gli animali a resistere meglio al caldo e a raggiungere un miglior equilibrio tra energie spese e quelle risparmiate. Tuttavia, questo cambiamento può esporre gli animali a nuove o maggiori sfide ambientali, come per esempio le difficoltà nel trovare cibo col buio o appunto l'esposizione ai predatori.
«L’andamento che descrive l’aumento di attività notturna in relazione alla temperatura è del tutto simile sia in maschi sia in femmine, anche se quest’ultime pesano circa la metà dei maschi e hanno corna, per difendersi, decisamente più piccole. Durante le notti più luminose, gli stambecchi erano un po’ più attivi. I nostri risultati hanno evidenziato che l’attività notturna dello stambecco era più pronunciata nell’area in cui era presente il predatore, suggerendo un ruolo del rischio di predazione in questa scelta. Probabilmente gli animali riescono a vedere meglio e, sentendosi più sicuri, aumentano l’attività notturna», ha spiegato ancora Grignolio.
Il caldo in costante aumento forzerà gli stambecchi a vivere in aree di dimensioni sempre più ridotte muovendosi più spesso di notte, quindi con un maggiore rischio di essere predati. Anche in termini di conservazione della fauna potrebbe quindi diventare necessario adattare per esempio le modalità di studio, ma soprattutto intervenire per ridurre le altre sorgenti di stress che potrebbero forzare ulteriormente gli animali a essere meno attivi di giorno, come per esempio il flusso o le attività turistiche o il disturbo causato dal sorvolo di elicotteri. Non è affatto insolito trovarsi faccia a faccia con questi magnifici animali ed è fondamentale sapere come comportarsi. Proprio per questo, abbiamo dedicato allo stambecco un episodio del nostro format video Incontri Selvaggi.
Gli impatti antropici sui sistemi naturali hanno subito una drammatica accelerazione nel corso dell'ultimo secolo. L'influenza diretta o indiretta delle attività umane, come l'inquinamento, l'urbanizzazione e il surriscaldamento globale, colpisce in un modo o nell'altro praticamente tutti gli ecosistemi terrestri. Piante e animali stanno provando in tutti i modi ad adattarsi spostandosi (per esempio verso i poli o verso l’alto) o cambiando abitudini, tuttavia questi cambiamenti potrebbero non bastare per via della rapidità con cui il mondo si sta surriscaldando e non solo.
Provare ad adattarsi potrebbe essere ostacolato anche dalla diffusa presenza umana o per esempio dal fatto che, un certo punto, le montagne "finiscono" e non si può continuare a saliere sempre più in alto per trovare habitat e temperature più favorevoli. Alcune specie potrebbero quindi essere costrette a rimanere all'interno di una sorta di "trappola climatica" che le porterà sempre più vicine al baratro dell'estinzione. Studi come questo, servono proprio a evitare che ciò accada e saranno perciò sempre più importanti per il futuro della biodiversità del nostro pianeta.