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17 Maggio 2023
14:45

Gli squali balena hanno capito che per liberarsi dai parassiti devono nuotare più lentamente

Gli squali balena sono spesso colpiti dall'attacco di molteplici parassiti e per riuscire a liberarsene si sono adattati alle velocità di crociera dei loro piccoli aiutanti: i pesci pulitori.

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Liberarsi dai parassiti che infestano la propria pelle è una delle attività principali giornaliere che tengono occupate moltissime specie. E mentre gli animali terrestri sono impegnati dal liberarsi da pulci, zanzare e zecche, anche quelli marini sono in perenne lotta contro alcuni organismi infestanti, come i crostacei copedodi, che si attaccano alla superficie delle vittime causando gravi disturbi.

L'evoluzione ha però fornito agli animali un aiuto per liberarsi di questi fastidiosissimi parassiti, come per esempio i pesci pulitori. Questi piccoli pesci forniscono a specie più grandi come lo squalo balena (Rhincodon typus) un servizio d'igiene equiparabile a quello che si effettua in un centro di bellezza. Un comportamento approfondito alcuni biologi marini dell'Università dell'Australia occidentale in nuovo studio, recentemente pubblicato tra le pagine della rivista Fishes. E gli scienziati hanno scoperto che gli squali balena hanno imparato a nipotare più lentamente proprio per farsi pulire meglio.

Per essere ripuliti dai copedodi, agli squali balena non basta infatti accettare la vicinanza con i pesci pulitori, ma hanno dovuto anche adeguarsi alla loro velocità per non perdere li loro servizi. Effettuando infatti una ricerca decennale, che è stata possibile solo seguendo queste enormi creature per diversi chilometri, durante il loro lungo viaggio, e campionando diversi frammenti di pelle dagli animali vivi, i ricercatori si sono resi conto che negli ultimi anni gli squali balena sono diventati sempre più cooperativi con le specie che solitamente li aiutano a liberarsi delle specie infestanti, rallentando volutamente di velocità affinché il maggior numero possibile di pesci pulitori potesse raggiungerli e godere "del banchetto". 

I ricercatori hanno così compreso che nuotare meno velocemente potrebbe essere un adattamento all'aumento dei parassiti, favoriti da un contesto ecologico sempre più caldo per via dell'aumento delle temperature. E fra le specie di pesci pulitori più apprezzati dagli squali balena, ma talvolta anche dalle balene vere e proprie, ci sono soprattutto il gruppo dei pesci ventosa, che tendono a eliminare i copepodi solo sulle superfici piatte, come la zona attorno alla bocca o le pinne, riducendo l'irritazione dell'ospite e garantendogli una maggiore efficienza nel nuoto.

Gli squali balena sono i pesci più grandi del mondo e per quanto possano anche raggiungere i 20 metri, sono degli animali praticamente inoffensivi. Sono infatti dei pesci filtratori, privi dei famosi denti triangolari dei loro cugini predatori, come lo squalo toro, lo squalo bianco o lo squalo tigre. Nutrendosi prevalentemente di organismi molto piccoli, nuotano nelle regioni più calde dell'oceano Atlantico e dell'oceano Pacifico e sono organismi ovovivipari, in grado ovvero di partorire piccoli già formati all'interno del corpo della madre.

I copepodi che ne infestano la pelle sono invece dei crostacei molto piccoli, che rappresentano paradossalmente la più grande fonte di proteine presente negli oceani. Sono tra l'altro il secondo gruppo più numeroso in termini di crostacei, seguito solo dai decapodi. Per quanto però siano fra i principali responsabili delle infestazioni dei grandi organismi marini, non tutte le specie sono parassite. Anzi, la maggioranza si nutre prevalentemente di fitoplancton, soprattutto di diatomee, mentre le specie in grado di attaccarsi ad un ospite risultano essere meno del 25% del totale delle specie che fanno parte del gruppo.

Cosa succede però quando uno squalo balena o un delfino si trovano infestati da questi parassiti e non hanno a disposizione molti pesci pulitori? Visto che i copepodi presumibilmente producono anche un grande prurito ai loro ospiti, questi grandi vertebrati hanno un'unica soluzione, affermano i ricercatori australiani. Possono dirigersi verso le profondità sabbiose che si trovano poco lontano dalle isole sperdute in mezzo all'oceano, per andarsi a "grattare" e liberarsi così degli strati di pelle superficiale in cui si annidano i parassiti. Questo ovviamente è però un comportamento rischioso per gli animali di grandi dimensioni e spesso non ha una grande efficacia, se i copepodi hanno cominciato ad infestare anche le aree più nascoste e difficili da raggiungere.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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