Che gli squali non fossero quelle spietate macchine assassine dipinte dal cinema lo sappiamo ormai da tempo. Tuttavia sebbene sia molto più probabile restare uccisi da un tornado che da un attacco di uno squalo, in molti si sono chiesti da cosa potessero dipendere queste rare aggressioni. Una delle ipotesi più gettonate sosteneva che questi eccezionali predatori marini potessero scambiare nuotatori e surfisti per altri animali. Un team di ricercatori ha provato quindi a testare questa teoria, e dai risultati emersi dallo studio pubblicato sul Journal of The Royal Society Interface, pare essere proprio così: gli squali mordono gli umani per sbaglio, scambiandoli per foche, otarie e altri pinnipedi. Si tratta della prima ricerca in assoluto a testare questa ipotesi che circolava ormai da tempo.
I test su come vedono gli squali
I ricercatori hanno confrontando le riprese video di pinnipedi, umani che nuotano e persone che remano sulle tavole da surf, analizzandole dal punto di vista di uno squalo bianco che osserva questi oggetti dal basso. I test sono stati effettuati in un grande acquario allo zoo di Taronga, a Sydney, sia con telecamere fisse che mobili puntate verso la superficie dell'acqua. Il team lavora da anni per capire come vedono gli squali, e conosce bene da un punto di vista neurobiologico il sistema visivo dei grandi squali bianchi (Charcarodon charcharias).
Hanno quindi incrociato i numerosi studi neuroscientifici sul campo visivo degli squali per realizzare dei filtri e creare dei modelli che simulassero nel modo più accurato possibile come vedono questi oggetti gli squali. La maggior parte degli squali è probabilmente completamente daltonica, e il principale segnale visivo che utilizzano quindi per identificare le loro prede è la silhouette, non i colori. Dai risultati dello studio è emerso perciò che i movimenti e le sagome degli umani che nuotano, degli umani che remano sulle tavole da surf e dei pinnipedi in mare aperto non differivano in modo significativo, ed è per questo quindi che gli squali li attaccano. Anche la forma delle tavole da paddle su cui si sta in piedi era del tutto simile a quella di foche e otarie.
Inoltre le tavole da surf più piccole sono quelle più difficili da distinguere per gli squali, quindi potrebbero rappresentare una preda più allettante rispetto a quelle longboard o da paddle. Questo dato combacia inoltre col fatto che gli squali bianchi, come la maggior parte dei predatori, tende ad attaccare prede più giovani e quindi più piccole, facendo così aumentare la probabilità di un attacco. Dal punto di vista di uno squalo bianco, dunque, né il movimento né la silhouette consentono un'identificazione visiva inequivocabile tra pinnipedi e umani, supportando perciò la teoria dello scambio di identità alla base degli attacchi agli umani.
Prevenire gli attacchi per proteggere gli squali
Sebbene gli attacchi all'uomo da parte degli squali siano un evento rarissimo, negli ultimi anni pare stiano aumentando significativamente. Nel 2020 sono stati 10 gli attacchi fatali registrati in tutto il mondo e ben 6 di questi sono avvenuti in Australia, che si conferma quindi il paese a più alto rischio. Gli scienziati sono quindi al lavoro per sviluppare dei dispositivi visivi da applicare alle tavole da surf per aiutare questi meravigliosi predatori a non commettere più errori e fargli guadagnare un maggiore rispetto da parte dell'opinione pubblica.
Perché sebbene gli squali facciano ancora paura e siano potenzialmente pericolosi per l'uomo, sono loro in realtà a passarsela davvero male. Pesca eccessiva, catture accidentali e mercato nero hanno spazzato via il 70% delle popolazioni di squali e razze dagli oceani in appena mezzo secolo. Ben il 37% delle specie rischia seriamente l'estinzione e ora che abbiamo capito finalmente il motivo per cui si verificano gli attacchi potrà aiutarci a trovare modi per prevenirli, mantenendo sia gli esseri umani che gli squali più al sicuro.