Scimpanzé che apre una noce con una pietra, foto di Liran Samuni per il Taï Chimpanzee Project
Un sasso è molto più che un semplice oggetto e quando gli scimpanzé ne trovano uno, nel loro cervello iniziano a susseguirsi una serie di considerazioni. Studiano attentamente la forma e la struttura delle pietre e capiscono quali sono le migliori per rompere le noci e i frutti di cui si nutrono. Poi tramandano queste conoscenze formando così una vera e propria cultura che in un gruppo di scimpanzé della Costa d'Avorio dura da almeno 4.300 anni.
Questi sono i risultati di uno studio condotto dai ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology a Lipsia, in Germania, e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science. Gli studiosi hanno così fornito un nuovo esempio di un fenomeno naturale già ampiamente studiato negli ultimi anni: gli scimpanzé sono in grado di possedere una proto-cultura.
La cultura fra gli animali
Quando parliamo di cultura nel mondo animale non dobbiamo cadere nel tranello di riportare tutto alla nostra esperienza umana. Così facendo immagineremmo subito dei primati in tonaca bianca che discutono di arte e filosofia come antichi greci nell'Agorà. Ovviamente la realtà si discosta notevolmente da questa fantasia.
Una vecchia definizione afferma che cultura è tutto ciò che non è natura e istinto. Se fosse così non ci sarebbe ombra di dubbio: la cultura non esiste fra gli animali. Eppure, studiando il comportamento animale, assistiamo a bizzarrie non facilmente spiegabili come le lontre marine che usano delle pietre per rompere i gusci dei molluschi, alcuni passeri delle Nuova Zelanda che imparano rapidamente il linguaggio degli uccelli delle aree nuove in cui arrivano e anche gli scimpanzé che, secondo questo nuovo studio, imparano ad usare dei sassi particolari per rompere le noci.
Dunque la velocità nell'apprendere cose nuove sembra la chiave per creare una nuova definizione di cultura applicabile anche al mondo animale, ma non basta. Come lo stesso Richard Dawkins afferma nel suo "Il gene egoista" oltre all'apprendimento è necessario che queste conoscenze vengano trasmesse di generazione in generazione. Per questo motivo la scoperta di scimpanzé che usano certe pietre come utensili da oltre 4.000 anni ha emozionato non pochi primatologi e studiosi delle trasmissioni culturali fra animali.
Lo studio sugli scimpanzé
In particolare in questo studio i ricercatori hanno preso in esame un gruppo di scimpanzé selvatici nella foresta del Parco nazionale di Taï, in Costa d'Avorio, e hanno identificato e scansionato in 3D una varietà di strumenti di pietra utilizzati per rompere diverse specie di noci. Oltre a queste pietre, sono state identificate anche diverse "incudini", ovvero substrati duri, come massi o radici di alberi, utilizzati come base d'appoggio dagli animali per rompere le noci.
Hanno poi confrontato i risultati delle scansioni con quelle fatte in un altro gruppo di scimpanzé molto lontano da questo, in Guinea, e i risultati sono stati stupefacenti. Entrambi i gruppi mostravano preferenze diverse nel tipo di roccia e di incudine da utilizzare.
Questo studio evidenzia il fatto che, sebbene diversi gruppi di scimpanzé si cimentino nella pratica dell'apertura delle noci con strumenti di pietra, gli utensili che usano possono differire significativamente, addirittura facendo sospettare agli scienziati che ogni gruppo abbia una vera e propria "firma di materiale". Questo significa che certi determinati tipi di pietre e incudini vengono utilizzati solo dai membri di quel gruppo, come se fosse una loro firma d'autore.
Alcuni potrebbero domandarsi perché esistano tali differenze nella preferenza degli utensili, ma i ricercatori hanno una risposta anche a questo. Le differenze sono dovute da una combinazione di fattori quali: la disponibilità di alcuni tipi di pietra, la parte della pietra con cui preferiscono rompere la noce e la specie di noci di cui si nutrono che, a seconda della pianta, richiedono più o meno forza per essere rotte.
L'ultimo elemento che rende incredibile la ricerca, però, è la documentazione archeologica che questi animali hanno collezionato intorno a se per millenni. Le persone che passeggiano nelle foreste dove sono presenti questi gruppi di primati potrebbero incontrare sul loro cammino centinaia di pietre con segni di usura molto peculiari. Raccolta una di queste pietre a un primo sguardo non si noterebbe nulla di particolare, ma in realtà ciò che si tiene fra le mani è estremamente prezioso: la pietra raccolta potrebbe avere addirittura 4.300 anni.
Sono questi reperti antichi che danno ancora più credito alla definizione iniziale di cultura nel regno animale. Un così alto numero di utensili antichi fa pensare, infatti, che fra i primati di quel luogo ci sia stata una vera e propria trasmissione culture e generazione dopo generazione si sia tramandata questa pratica.
Studi come questo offrono all'uomo la possibilità di sbirciare nel proprio passato e chissà che in futuro, continuando a esaminare questi peculiari comportamenti, non potremo scoprire di più sulla nascita della cultura nella specie Homo sapiens.