L'orso, il camoscio, la martora, lo sciacallo e il tasso, ci sono quasi tutti gli animali del bosco negli scatti "segreti" rubati dalle fototrappole del MUSE di Trento all'interno del Parco Naturale Adamello Brenta e dintorni. Ogni estate, infatti, le ricercatrici e i ricercatori del MUSE, assieme al Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, all'Ente Parco e al Servizio Faunistico della Provincia autonoma di Trento, studiano attraverso le camere nascoste le abitudini, i movimenti e la diffusione della fauna selvatica trentina.
Vite elusive e nascoste, svelate grazie a 60 fototrappole nascoste posizionate da 8 anni in punti fissi lungo la rete sentieristica per "catturare" le immagini degli animali senza disturbare o alterare il loro comportamento e allo stesso tempo registrare l'intensità di passaggio degli esseri umani, potenziale disturbo per la fauna selvatica. Dallo sciacallo dorato in costante dispersione, per la prima volta fototrappolato alle pendici del monte Gazza, a mamma camoscio con i suoi piccoli. Dal giovane orso bruno in esplorazione, ai passaggi notturni di volpi, tassi, lepri, faine e molti gli altri animali del bosco.
Le fototrappole sono ormai diventate uno dei strumenti più efficaci e diffusi non solo per ricavare dati scientifici di estremo interesse per lo studio, la conservazione e la gestione della fauna, ma anche per raccontare attraverso gli scatti le vite selvatiche che popolano il nostro Paese. «Nell’estate appena trascorsa – ha spiegato il team di ricerca sui mammiferi dell'Ambito Biologia della Conservazione del MUSE, composto da Marco Salvatori, Giulia Bombieri, Paolo Pedrini e Francesco Rovero – abbiamo raccolto oltre 40mila foto di animali. Un progetto di monitoraggio sistematico e a lungo termine che ci permette di condurre analisi statistiche e indagini molto importanti dal punto di vista scientifico».
Tra le novità di quest’anno, è stata registrato per la prima volta la presenza di uno di sciacallo dorato nell'area del monte Gazza, l'ennesima prova di una costante dispersione di giovani individui, provenienti probabilmente dal nucleo riproduttivo presente nell'area umida protetta della piana di Fiavé. La continua e inarrestabile espansione dello sciacallo in Europa è diventato un vero è proprio caso ecologico, un fenomeno naturale incredibilmente affascinante che avevamo già avuto modo di approfondire assieme allo zoologo Luca Lapini, uno dei massimi esperti della specie in Italia.
Ma tra gli obiettivi del monitoraggio del MUSE c'è anche quello di valutare quali possano essere le ricadute a lungo termine sui mammiferi selvatici, soprattutto in relazione al disturbo umano e ai conflitti con le attività antropiche all'interno dei confini del Parco e non solo. Il turismo naturalistico e il passaggio di persone lungo i sentieri è in forte crescita negli ultimi anni e anche grazie alle fototrappole si potranno comprendere meglio anche le abitudini degli animali per poter così gestire e regolamentare al meglio i flussi e il disturbo degli umani.
Nel periodo autunnale lo studio proseguirà verso Est, all'interno nel Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, un'altra area di rilevante interesse faunistico dove lo scorso anno è stato fotografato il primo gatto selvatico del Trentino orientale, probabilmente un individuo in dispersione. Uno degli obiettivi di quest’anno per i ricercatori, sarà proprio quello di capire se si trattasse di una presenza occasionale o se si sta assistendo al ritorno in pianta stabile del vero "fantasma dei boschi", che è ormai in lenta ma costante espansione.