L’incontro, prima un annusarsi lento e circospetto poi un avvicinarsi sempre più diretto e infine uno strofinarsi gioioso e continuo, è quasi struggente. Armstrong e Buzz per vent’anni hanno condiviso una lunga solitudine in una fattoria della bile vietnamita senza mai entrare in contatto diretto, ognuno chiuso nella sua gabbia, ognuno da solo nell’attesa del prelievo quotidiano della bile da rivendere a caro prezzo al mercato della medicina tradizionale cinese.
Eppure, malgrado non si fossero mai neanche sfiorati, Buzz e Armostrong si sono “riconosciuti” attraverso l’odore e, forse, una sorta di empatia reciproca.
Per i primi due orsi della luna ospiti del nuovissimo e appena inaugurato santuario di Animals Asia in Vietnam, nel Parco Nazionale di Bach Ma, la fine di dicembre è stata un momento di novità, di esplorazione, di emozioni e di gioia. Dopo anni e anni di solitudine forzata e di mancanza di stimoli esterni, una dieta limitatissima e ripetitiva, nessun contatto con l’erba e la terra e neanche uno spicchio di cielo da osservare dalle sbarre della gabbia, per entrambi ritrovare la compagnia di un altro essere della propria specie con cui relazionarsi deve essere stato davvero un momento incredibile.
Armstrong, più vivace e curioso, non ha smesso un attimo di annusare il suo nuovo compagno. Buzz, un po’ più restio, lo ha lasciato fare per interi minuti. Poi, per entrambi, la gioia di azzuffarsi, di mordersi i musi e le zampe, di toccarsi vicendevolmente i corpi ancora non completamente recuperati dai segni del tempo trascorso in gabbia e dalle malattie indotte dalla prigionia ventennale.
Quando Armostrong ha tentato di avvicinare anche Apollo, ultima arrivata dalla provincia di Hai Duong dove era stata prigioniera sin dal 2002, si è dovuto confrontare con un rifiuto, fermo ma non violento: con una zampa sollevata Apollo ha detto no, esprimendo chiaramente di non essere ancora pronta per un incontro ravvicinato con chiunque. Armostrong ha mostrato di capire e ha fatto dietro-front.
Ma i tre moschettieri di Bach Ma possono ormai davvero considerarsi un piccolo branco di orsi della luna. I primi a popolare il nuovo santuario che Animals Asia sta ancora finendo di ultimare ma che è già pronto, staff incluso, ad accogliere gli ultimi 300 gli orsi della luna già censiti nelle fattorie della bile ormai illegali ma ancora presenti nel paese.
«La costruzione di un secondo santuario si è resa necessaria in quanto il primo centro di recupero di Tam Dao ha raggiunto la capienza massima (circa 200 orsi) e non avrebbe potuto accoglierne altri» aveva spiegato l’organizzazione nel corso dell’inaugurazione del centro, modernissimo e attrezzato con una struttura veterinaria, un’area per la quarantena, un edificio per la formazione e l’educazione dei gruppi in visita, un giardino botanico con le alternative vegetali alla bile d’orso e ovviamente, le strutture realizzate per accogliere gli orsi. «I nostri orsi stanno alla grande, e insieme stanno ‘imparando' a fare gli orsi ma soprattutto ad affrontare tutte quelle cose con cui non hanno mai dovuto confrontarsi in una vita di prigionia, a partire dagli spazi più grandi».
Armstrong e Buzz già a fine novembre erano stati spostati nelle loro nuove “tane” artificiali, delle stanzette di dimensioni limitate proprio per non spaventarli con spazi inusuali ma rese accoglienti da giacigli di paglia, subito dopo il primo controllo veterinario. «Anche nelle ‘dens' le esperienze vengono moltiplicate, per insegnare agli orsi a farsi il giaciglio con le frasche, abituarli al foraging (un comportamento che in natura viene loro insegnato dalla mamma e rafforzato con l'esperienza, ma che non viene acquisito da orsi in gabbia), ma anche a guardare in alto, con strutture composte da pezzi di bambù e frasche».
Un percorso di adattamento che ha bisogno dei suoi tempi e nel quale gli orsi non devono essere forzati ma semplicemente lasciati liberi di scoprire, giorno per giorno le piccole novità che caratterizzeranno le loro vite da quel momento in poi. «Ogni giorno agli orsi viene presentata una nuova esperienza: le foglie di banano, il sacco di iuta, l'amaca per dormire, i pezzi di tronchi di bambù farciti con marmellata o burro d'arachidi per insegnar loro a mangiare attraverso le fessure, o anche dei copertoni farciti e diversi cibi come frutta, verdura, yogurt, confetture, miele, burro d'arachidi per capire quali siano i sapori che preferiscono».
E poi c’è finalmente l’arrivo dell’acqua nelle vite dei nuovi ospiti, un elemento fondamentale per qualsiasi orso della luna e di cui hanno praticamente perso memoria nei lunghi anni di prigionia. «Gli orsi amano moltissimo l'acqua che quasi sempre viene loro negata durante la prigionia. Si può vedere spesso nei nostri video gli operatori, i nostri bear-carers, che fanno loro la doccia – questo li tranquillizza e li mette a proprio agio».
La quarantena, per i due orsi, è filata liscia: lentamente sono stati trasferiti negli spazi più grandi dove si sono adattati a rumori diversi e a odori nuovi provenienti dagli spazi aperti. Per Apollo, invece, si è dovuto prendere qualche accorgimento in più. «Con lei le cose sono state un po' più complicate, perché da troppo tempo isolata e privata d'ogni sorta d'esperienza o di contatto con persone diverse dal suo proprietario.
Già durante il viaggio Apollo ha mostrato evidenti segni di stress e comportamenti stereotipati verso le persone che non conosceva, i rumori, i luoghi diversi – spiegano – Per fortuna ha mantenuto l'appetito e il cibo è riuscito a tranquillizzarla fino all'arrivo al santuario di Bach Ma, dove è stata sistemata in quarantena e le è stata garantita continuità con le persone che la seguivano, proprio per minimizzare lo stress legato ai cambiamenti. Anche l'incontro (in quarantena) con un'altra orsa, Buzz, l'ha turbata parecchio, perché Apollo non aveva memoria dei suoi simili».
Una volta abituati alle nuove tane, è arrivato per i tre orsi il momento di iniziare ad esplorare anche l’esterno del santuario: erba, alberi, giochi e tutti gli odori e i rumori di un parco nazionale sono il nuovo paesaggio a cui Armstrong, Buzz e Apollo si stanno abituando imparando la loro nuova vita di orsi in un habitat molto simile a quello in cui avrebbero vissuto se fossero stati sempre liberi. «I primi passi all'esterno fanno sempre un po' paura – raccontano da Bach Ma. – I nostri operatori "aiutano" gli orsi invogliandoli con leccornie e bocconi dei loro cibi preferiti, ma spesso capita che gli orsi non escano la prima volta – e spesso neanche quelle successive». Tutto serve a sostenere l’integrazione degli orsi nel loro nuovo ambiente.
«Ovviamente tutto questo avviene con abbondanti "aiuti" dei bear carers, che cercano di inventare sempre nuove esperienze per invogliare gli orsi ad annusare, esplorare, assaggiare, risolvere problemi. Come ad esempio i regali di Natale, che mettono gli orsi di fronte a problemi un po' più complessi, come aprire un oggetto per mangiare il contenuto».
Presto per i tre sarà ora di far spazio a nuovi arrivati. Non manca molto perché venerdì 12 gennaio è previsto un nuovo salvataggio e quindi dei nuovi inquilini sono in arrivo. «Andremo a recuperare tre orsi in condizioni davvero pessime, detenuti nel parco acquatico di Cu Chi a Ho Chi Minh City. Sono magri, emaciati, con ampie aree prive di pelo Non sappiamo quanti anni abbiano, quale sia il loro passato, se siano stati sottoposti ad estrazione della bile – sappiamo solo che dopo anni di campagne di sensibilizzazione, il parco ha deciso di chiudere e sta ricollocando gli animali». Ci vorranno tre giorni prima che i tre orsi di Cu Chi siano al sicuro al santuario di Bach Ma. Poi, anche per loro, ci sarà tempo e modo di abituarsi ad una nuova vita.