Quante volte avete sentito pronunciare, dagli amanti dei cani, la frase: “Gli manca solo la parola”. Come dire: “È talmente intelligente che gli manca solo l’ultimo gradino per essere come noi umani”.
Ci sono delle frasi che sin da bambino, nonostante non fossi in grado di spiegarne il motivo, mi suonavano come qualcosa di sinistro, tetro, profondamente negativo e “gli manca solo la parola”, era una di queste. Ho vissuto molti anni con mia nonna, una donna di origini molto umili, in un paesino nel cuore verde d'Italia. Dalla sua bocca non ho mai sentito uscire un’espressione come questa, eppure in casa era pieno di animali. Tutta la nostra giornata era scandita dai rituali di accudimento delle nostre bestie.
Questo modo di dire, “gli manca la parola”, lo iniziai a sentire riferito ad i cani quando mi trasferii in città con mia madre, sul finire degli anni '80. L'eredità culturale di mia nonna, nata nel 1916 e sempre vissuta in campagna, si era inoculata in me come un vaccino contro le derive della modernità e attivava pensieri critici come anticorpi che mi facevano suonare quella frase come una mancanza di rispetto verso il cane. Ho impiegato diversi anni per capirlo ma oggi che possiedo una laurea in filosofia e faccio l’istruttore cinofilo dal 2007 sono in grado di argomentarvi perché già d’allora pensavo che al cane non mancasse affatto la parola.
La visione antropocentrica dell’uomo vitruviano
Vado orgoglioso di quell'istinto antispecista che ho avuto sin da bambino. Un istinto che traduceva la naturalità di mia nonna e del mondo contadino che la circondava come rispetto verso gli animali, nonostante non contemplasse scelte vegetariane o vegane. Dire che al cane manca solo la parola è il segno di quanto l’essere umano, anche quello che si definisce animalista, in realtà sia vittima di un pensiero antropocentrico.
Avete presente l’uomo vitruviano con le braccia aperte e le gambe larghe, iscritto in un cerchio? Ecco, quello è il logo dell’antropocentrismo. Parola complicata che vi risulterà semplice se scomposta in due termini del greco antico, antrophos (uomo) e kentros (centro). Secondo questa prospettiva, che oggi più che mai dovremmo mettere in discussione, noi esseri umani saremmo non solo il centro di tutte le cose ma anche il vertice evolutivo delle specie presenti sul pianeta terra. Provate ad indovinare quale è la caratteristica, secondo la cultura occidentale, che ci incorona come i re e le regine del regno animale. Semplice: la parola. Parlare sarebbe perciò la prerogativa che distingue l’essere umano dalle altre specie animali e che ci consente di esprimere concetti, idee e intenzioni. L'errore più grossolano che sta alla base di questo egocentrismo di specie, consiste banalmente nel confondere la parola con il linguaggio quando, invece, si tratta di due concetti molto diversi tra loro.
Gli animali sono tutti dotati di un loro linguaggio e un cane sa benissimo come farsi comprendere
Gli animali sono tutti dotati di un linguaggio, anche se non possiedono la parola. Anche per noi esseri umani la parola rappresenta la parte minimale del linguaggio. Quando comunichiamo, dal vivo con qualcuno, la parte non verbale rappresenta la dimensione più importante per comprendere le intenzioni, le idee e le emozioni dell’altro. Con ciò non voglio negare che la parola scritta sia una caratteristica peculiare dell’essere umano che ci ha consentito di trasmettere idee e pensieri nella storia.
Grazie alla parola comunichiamo tra persone e la cosa straordinaria è che grazie ad essa lo possiamo fare anche quando siamo distanti fisicamente, esattamente come ciò che sta accadendo proprio mentre state leggendo questo articolo. Con la parola scritta abbiamo dato vita ai libri, quel mondo parallelo seppur profondamente connesso con la vita reale che in qualità di esseri umani abbiamo il privilegio di abitare leggendo. Ma attenzione, nella parola umana si insidia anche il più grande tra i pericoli sociali: la menzogna. Con la parola l’essere umano si crea la possibilità di mentire, ovvero, nascondere e mascherare i propri pensieri.
Un cane può mentire? Sì, imparate a osservarli anche e soprattutto quando fanno la pipì
Il cane che non possiede la parola ma che è dotato di un proprio di linguaggio di specie, può mentire? Se da tutto ciò state deducendo che l'uomo può dire bugie e il cane no, mi dispiace deludervi, avete sbagliato strada. Ad essere sinceri anche i cani mentono anche se, a dire il vero, il loro linguaggio gli lascia davvero poche opportunità per farlo. Sapete chi sono i cani più bugiardi? I cani di piccola taglia, in particolare modo i maschi. In che modo mentono? Fanno la pipì il più in alto possibile. Alcuni arrivano addirittura a farla in verticale! A cosa gli serve? Lasciare traccia olfattiva di se stessi in un punto alto, gli serve a barare sull'altezza e la stazza. Marcare in alto può far sembrare un cane di piccola taglia molto più grande di quello che è ad un altro cane che passando di lì si soffermerà a sentirne l'odore.
Per il resto la comunicazione del cane, basata prevalentemente sul linguaggio non verbale, non lascia spazio a molto fraintendimenti, è sincera ed onesta. Questa chiarezza ne fa una specie sociale molto potente.
Oggi l'essere umano dopo 15000 anni di storia condivisa con il cane sembra aver dimenticato completamente il modo in cui comunicare con il suo migliore amico. Forse abbiamo disimparato a credere a chi è onesto a furia di credere a chi ci prende in giro? Una cosa è certa, il cane ci comprende più di quanto noi facciamo con lui. Lui capisce se ci stiamo alzando dal divano per andare in bagno o se invece lo facciamo perché stiamo andando a metterci le scarpe per uscire di casa. Noi invece non riusciamo nemmeno a capire se il nostro cane si sta avvicinando a noi per chiedere le coccole o semplicemente per chiederci in maniera educata di utilizzare il nostro pollice opponibile per aprire la porta di casa ed accompagnarlo a fare una passeggiata.