Gli insetti sono fra gli animali più numerosi e prolifici del mondo e molti appartengono alle cosiddette specie aliene che si sono diffuse anche al di fuori del loro specifico ambiente naturale di provenienza. Non tutti sanno però che fra le specie più invasive ci sono gli insetti europei, come spiega un articolo pubblicato sulla rivista Neobiota. Questi insetti si sono infatti diffusi in quasi tutti gli altri continenti e hanno causato danni per miliardi di dollari all'economia globale.
In Europa e in Italia se ne parla poco poiché queste specie appartengono ai nostri ecosistemi e non producono molti danni, come possono invece fare le formiche di fuoco o altri animali che provengono da contesti geografici molto distanti dai nostri. In altre parti del mondo, questi insetti sono però noti per essere fra i principali responsabili del crollo della biodiversità locale e i biologi della conservazione cercano costantemente di tenerli a bada, affinché non producano altri seri danni.
Fra i territori più colpiti ci sono l'Africa settentrionale, la penisola arabica, l'Australia, vari arcipelaghi dell'Atlantico e del Pacifico, la Nuova Zelanda e l'America centrale e settentrionale. Fra gli insetti più temuti ci sono invece formiche, coleotteri, lepidotteri e anche vespe e i piccoli tisanuri, altresì noti come pesciolini d'argento.
Guardando l'elenco delle specie europee in grado di conquistare gli altri continenti, sorge spontanea la domanda di come abbiano fatto a insediarsi in altri territori, visto che la maggioranza si è perfettamente adattata ai climi continentali europei, diversi rispetto quelli presenti negli altri continenti. Tuttavia, come ci spiega uno degli autori dello studio – Rylee Isitt dell’Università del New Brunswick in Canada – non dobbiamo farci trarre in inganno dalle condizioni climatiche estreme con cui questi insetti hanno dovuto fare i conti: molte delle specie che sono arrivate negli altri continenti infatti sono capaci di adattarsi a più contesti climatici e hanno trovato delle nicchie ecologiche che ricalcano in un qualche modo il loro habitat di provenienza europea.
Come sono riusciti però questi insetti a raggiungere gli altri continenti? «Semplice – ha affermato Isitt in un commento, poco dopo la pubblicazione dell'articolo – Come hanno fatto tutti gli altri: viaggiando insieme all'uomo».
Il modello proposto dal professore canadese è piuttosto semplice e prevede anche un'azione diretta di diffusione delle specie da parte dell'uomo. Tenendo conto le tratte del commercio internazionale, che si sono sviluppate a partire dalla seconda metà del Cinquecento, poco dopo la scoperta dell'America e l'introduzione della tratta atlantica degli schiavi, Isitt è riuscito a tracciare l'arrivo delle specie europee nel resto del mondo, seppur non sempre in maniera precisa. Passano infatti diversi anni fra l'arrivo di una specie in un nuovo territorio e la sua diretta osservazione, da parte di un uomo in grado di identificarla, soprattutto in un contesto complesso come quello dei primi imperi coloniali, in cui i popoli indigeni venivano perseguitati e c'erano poche persone istruite a studiare la flora e la fauna locale.
Per risolvere questo problema e chiarire una volta per tutte la storia dell'invasione delle specie europee, i ricercatori hanno quindi provato anche un altro approccio, che non potesse essere accusato d'imprecisione: hanno cercato le vecchie bolle di carico che erano presenti nelle spedizioni navali. Queste collegavano le nuove città coloniali ai paesi d'origine delle popolazioni europee e permettevano di ottenere con la massima precisione le date di partenza e di arrivo delle merci.
«Studiare il vecchio sistema di trasporti è stato molto importante per la nostra ricerca, perché ci ha permesso di sviluppare una nuova teoria che spiegasse l'arrivo massiccio delle specie europee negli altri territori» hanno chiarito gli scienziati. Fra le merci più presenti in queste spedizioni c'erano piante e grossi contenitori di terra, utili per fertilizzare il terreno arido di alcune regioni extraeuropee, e secondo Isitt l'abbondanza di questi elementi ha aiutato gli insetti dei nostri territori a diffondersi nel mondo.
Una volta sbarcati, i coloni infatti distribuivano le loro merci all'interno di un vasto territorio e indirettamente diffondevano un gran numero di animali "esotici", anche tramite il giardinaggio e l'agricoltura. Le piante introdotte potrebbero inoltre anche fornito cibo e habitat adatti per i successivi arrivi di insetti non autoctoni, che altrimenti non avrebbero potuto trovare di che cibarsi, non essendo adattati alla flora nativa. Nel mondo sono cominciati così ad aumentare le popolazioni d'insetti di origine europea, andando a creare un vero paradosso per la scienza.
Questa ricerca è molto utile anche per capire quali sono state in passato le modalità di diffusione degli insetti, a confronto con le modalità attuali che hanno permesso agli insetti di viaggiare anche con gli aerei e di raggiungere territori molto isolati, un tempo inaccessibili per le specie europee.