Tra le misteriose profondità del mare, vivono creature dall'aspetto alieno che sfidano ogni immaginazione, come alcuni vermi dotati di giganteschi occhi che sembrano usciti da un racconto dell'orrore abissale scritto da H.P. Lovecraft. Questi vermi vivono anche qui in Italia e sono stati protagonisti di uno studio recente pubblicato sulla rivista Current Biology e che ha permesso di svelare per la prima volta tutti i segreti della loro straordinaria vista e non solo.
I vermi protagonisti di questa storia sono un ristretto gruppo di policheti pelagici, ovvero lontani parenti marini dei lombrichi che nuotano in acque parte del Mediterraneo. Questi bizzarri vermi nascondono un segreto estremamente affascinante: una vista incredibilmente avanzata per un animale così piccolo, e potrebbero persino utilizzarla per un modo unico di comunicazione segreta e bioluminescente.
Tra questi ci sono per esempio i vermi Vanadis, nome ispirato alla dea della mitologia norrena Freyja, spesso associata all'amore, alla seduzione e alla bellezza. Tuttavia, la "bellezza" di questi policheti, trova il massimo della sua espressione in due enormi occhi rosso-arancioni che, se presi insieme, pesano oltre 20 volte il resto della testa dell'animale. In proporzione, è come se ognuno di noi portasse in giro due giganteschi bulbi oculari per circa 100 kg di peso.
Tuttavia, questi strani vermi marini sono anche notturni, perché mai dovrebbero quindi avere occhi così grandi e performanti? Un team di scienziati si è messo al lavoro per scoprirlo, esaminando la morfologia e la struttura degli occhi e conducendo alcuni sofisticati test finalizzati indagare che tipo di recettori si trovano nel bulbo oculare e quali lunghezze d'onda della luce questi invertebrati sono in grado vedere.
I test hanno dimostrato che i vermi policheti alciopini (il gruppo a cui appartengono le specie studiate) possiedono una vista a dir poco eccezionale e ad alta risoluzione, capacità molto meno diffusa di quanto si possa pensare tra gli altri animali. La vista per come la intendiamo noi umani, ovvero la capacità di mettere a fuoco e definire ad alta risoluzione un oggetto intorno a noi, la possiedono infatti solo tre gruppi ristretti di animali.
Si è infatti evoluta esclusivamente in noi vertebrati e altri cordati – come pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi -, negli artropodi, tra cui insetti, ragni e crostacei, e nei molluschi cefalopodi, ovvero polpi, seppie e calamari. È perciò la prima volta che vengono scoperte capacità visive così sofisticate in un gruppo di organismi così piccoli e “semplici” come i vermi anellidi policheti.
Non è però ancora del tutto chiaro quale sia il vantaggio di possedere occhi così enormi, ma c'entra sicuramente la luce ultravioletta (UV). Secondo i ricercatori dell'Università di Copenaghen – che hanno studiato questi vermi tra le acque al largo di Ponza – è possibile che servano per individuare meglio le piccole prede bioluminescenti, come salpe e ctenofori, quando nuotano nel buio del mare notturno.
Tuttavia, gli autori credono inoltre che gli stessi vermi alciopini siano bioluminescenti e che comunichino tra loro proprio attraverso la luce UV. Se si utilizzano infatti lunghezze d’onda che cadono tra il rosso e il violetto, ovvero i colori visibili dalla maggior parte delle specie animali, uomo incluso, si rischia inevitabilmente di attirare anche potenziali predatori.
Invece, se si brilla di luce ultravioletta il verme resterà invisibile nel buio alla maggior parte degli altri animali diversi dalla sua stessa specie. Pertanto, i ricercatori credono che questi enigmatici vermi marini, Torrea candida, Vanadis cf. formosa e Naiades cantrainii, abbiano evoluto occhi a palla enormi e una super-vista UV ad alta risoluzione anche per avere un linguaggio segreto ed esclusivo per comunicare tra loro, magari per far colpo su un potenziale partner.