La Sicilia continua ad essere devastata dagli incendi. Tra il 21 e il 22 settembre infatti, dopo una settimana di grande caldo, le fiamme hanno ripreso a bruciare centinaia di ettari di macchia e foresta mediterranea, soprattutto nei pressi della provincia di Palermo. Decine le comunità coinvolte: da Villabate, comune alle porte del capoluogo, a Lascari, Piana degli Albanesi, Balestrate, Trappeto e Cefalù, dove una donna è morta tentando di salvare i suoi cavalli.
Maria David, 42 enne, è morta nella zona verde di Mazzaforno, vicino Cefalù, mentre stava cercando di aiutare i propri cavalli insieme al fratello e al padre. La donna è stata purtroppo investita dal fuoco e dalla densa nube di fumo, poco lontana dal suo maneggio, riuscendo tuttavia nell'impresa di allontanare gli animali dalle stalle. Non tutti i cavalli sono però sopravvissuti alle fiamme: tre sarebbero morti nella notte e alcuni si aggirano ancora vicino ad una strada confinante, colmi di ustioni. Questa non è la prima volta che i maneggi risultano fra le vittime degli incendi siciliani: durante quest'estate sono state infatti diverse le stalle che hanno preso fuoco, di seguito all'avanzata delle fiamme. I cavalli inoltre rientrano spesso nel conto dei morti e ci sono anche dei grandi interessi legati alla vendita illegale della loro carne (molto apprezzata in Sicilia) o dei puledri. Un mercato talmente crescente che nel corso degli ultimi anni diversi proprietari hanno aumentato la sorveglianza attorno ai loro maneggi, visti i tentativi di furto e alcuni attentati incendiari, con cui i criminali hanno cercato di fare pressione per indurre la vendita degli animali. Non possiamo poi dimenticare i danni arrecati ai rifugi per cani e gatti randagi di Palermo, come Pizzo Sella e il Rifugio ADA, o agli allevamenti, in cui sono rimasti uccisi intere greggi di pecore.
Nella notte del 22, centinaia di turisti sono invece stati evacuati dal centro turistico di Costa verde, all'ingresso di Cefalù. Le fiamme hanno raggiunto le vie di accesso all'albergo, che al momento dell'evacuazione ospitava 700 persone, provenienti da tutto il mondo. Al momento, la situazione sembra essere sotto controllo e i primi turisti hanno cominciato a tornare all'albergo per riprendersi le loro cose. La paura però è stata tanta e le immagini dell'incendio diffuse sui social non fanno altro che raccontare momenti di panico generale.
Per Cefalù questo è il secondo immenso incendio nell'arco di tre mesi, un fatto che ha tra l'altro provocato un grosso scontro dialettico fra l'attuale vescovo di Cefalù, il monsignor Giuseppe Marciante, e il presidente della regione Renato Schifani. Essendo stato infatti colpito dalla velocità con cui gli incendi hanno circondato nuovamente il suo paese e tante altre cittadine siciliane, Marciante ha infatti polemizzato con la politica regionale, rea di star impoverendo demograficamente e dal punto di vista ambientale la Sicilia: «Occorre organizzare una protesta generale davanti all'inerzia colpevole dei vari governi regionali. Mi dispiace tanto. Tra incendi e calo demografico avanza infatti la desertificazione dell'isola».
La risposta del presidente Schifani tuttavia non si sono fatti attendere: «Stupiscono le parole del vescovo di Cefalù, che rischiano solo di alimentare proteste e fomentare la sommossa popolare. Comprendo e condivido la rabbia e l'indignazione per questo ennesimo scempio ai danni del nostro territorio, ma riteniamo ingiustificabili gli attacchi a questo governo regionale».
La propagazione di questi incendi sembra tuttavia ricordare a tutti i siciliani che per quanto riguarda il Sud Italia – e in particolar modo la Sicilia e altre isole del Mediterraneo – la stagione degli incendi non termina con la fine della stagione estiva. Il piano di gestione e prevenzione degli incendi dovrebbe infatti considerare anche i mesi di settembre, ottobre e novembre, affinché possa definirsi efficace e il territorio sia al sicuro.
Fa sua questa filosofia il sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello, che accodandosi all'appello di monsignor Gratteri, ha scritto un post sui social, dove chiede di cambiare passo nella lotta contro gli incendi. «Da quasi dodici ore il mio territorio è seviziato e martoriato dalle fiamme, che hanno bruciato ettari di bosco, minacciato e danneggiato case e strutture alberghiere, mettendo la Città in ginocchio. E, cosa assai più grave, hanno stroncato la giovane vita di una donna che era accorsa per salvare i suoi cavalli dal fuoco. Tutto ciò è inaccettabile, specie se si pensa che i roghi erano partiti ieri sera dal vicino comune montano di Gratteri e che si sono propagati per centinaia e centinaia di metri, arrivando sino al mare. Una situazione inaudita. Facciamo nostro l'accorato appello del Vescovo di Cefalù, affinché le Istituzioni preposte, con in testa il Presidente della Regione, cambino strategia. Chiedo, nell'immediato, alla Protezione Civile Regionale un ulteriore potenziamento dei soccorsi, per fronteggiare il fuoco nei fronti ancora attivi e pericolosi».
Per spegnere attualmente gli incendi di Cefalù e di Balestrate sono stati impegnati 12 squadre di esperti, composti da 50 operai forestali, 12 autobotti, 6 ispettori del Corpo forestale della Regione Siciliana, 2 canadair e 2 elicotteri. I carabinieri stanno indagando sull'origine dei roghi, ma da quello che è riuscito a trapelare dalla Protezione Civile regione anche in questo caso sarebbero state trovate diverse micce e punti d'innesco.