La Covid-19 è solo l'ultima, grande zoonosi di cui abbiamo subito gravi effetti e che ha colpito la nostra specie recentemente. Ma sono diverse le malattie letali che attraverso "il salto di specie" sono passate da altri animali a noi umani come l'Aids negli anni 80, per rimanere ai "tempi moderni" e alle patologie più note.
Come dimostra uno studio recente, però, questo scambio non è avvenuto solo dagli animali agli esseri umani, anzi: noi abbiamo trasmesso agli altri animali circa il doppio dei virus rispetto a quelli che ci siamo "presi".
I ricercatori hanno svolto un lavoro certosino, andando a esaminare quasi 12 milioni di genomi virali e hanno scoperto che casisticamente un virus circa 3.000 volte compie un salto di specie. Di queste, il 79% ha coinvolto un ceppo che passava da una specie animale a un'altra. Il restante 21% ha coinvolto gli esseri umani e il 64% è stato trasmesso da uomo ad animale, mentre il 36% da animale a uomo.
«La maggior parte delle malattie infettive emergenti e riemergenti derivano da virus che circolano naturalmente nei vertebrati non umani – scrivono gli esperti – Quando questi virus si trasmettono agli esseri umani, possono causare epidemie, pandemie e focolai di malattie. Mentre i salti di ospite zoonotici sono stati ampiamente studiati da una prospettiva ecologica, è stata prestata poca attenzione alla caratterizzazione dei fattori evolutivi e dei correlati alla base di questi eventi».
Per colmare questa lacuna, il team ha analizzato l'intera gamma di dati genomici virali disponibili al pubblico, impiegando una serie completa di analisi di rete e filogenetiche per indagare i meccanismi evolutivi alla base dei recenti salti di ospite virali: «Sorprendentemente, abbiamo scoperto che gli esseri umani sono tanto una fonte quanto un pozzo per gli eventi di spillover virale, nella misura in cui deduciamo più salti di ospite virali dagli esseri umani ad altri animali che dagli animali agli esseri umani».
Il termine utilizzato per denominare questa forma di trasmissione è antroponosi, in opposizione a zoonosi. Gli animali colpiti dall'antroponosi riscontrati dai ricercatori sono gatti, cani, maiali, cavalli e bovini tra i domestici, polli e anatre tra gli uccelli. Scimpanzé, gorilla e scimmie urlatrici tra i primati e altri animali selvatici come procioni e il topo africano dal pelo morbido.
È anche emerso però che gli animali selvatici hanno maggiori probabilità di subire la trasmissione da uomo ad animale rispetto al contrario. Lo studio rappresenta «il grande impatto degli esseri umani sull'ambiente e sugli animali che ci circondano», ha affermato Cedric Tan, uno degli autori.
A proposito di zoonosi e per comprendere meglio cosa significhi "salto di specie" vi invitiamo a riguardare questa puntata di MeetKodami in cui la direttrice Diana Letizia, in tempi di pandemia, ha intervistato David Quammen, giornalista e scrittore scientifico autore di "Spillover".