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2 Luglio 2023
9:00

Gli errori più comuni nell’educazione del cane

Spesso nell'educazione del cane si commettono degli errori che possono compromettere il suo sviluppo e causare problemi comportamentali, come ricorrere a punizioni e trascurare la socializzazione del cucciolo. Vediamo quali sono gli errori più frequenti.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
cane

L’educazione del cane è un aspetto cruciale per garantire una convivenza armoniosa in famiglia. Tuttavia, spesso si commettono degli errori che possono compromettere il processo di sviluppo e causare problemi comportamentali. In questo articolo esaminiamo i principali errori che si verificano frequentemente nel processo educativo dei cani, al fine di fornire informazioni utili per coloro che desiderano instaurare un legame positivo con il proprio compagno a quattro zampe.

In prima istanza dobbiamo però chiarire che qui utilizzeremo il senso comune del termine “educazione” intendendo il processo di sviluppo dell’individuo e di adattamento al contesto ambientale e sociale, che comprende anche l’acquisizione da parte del cane di informazioni utili per la comprensione del mondo. Vediamo ora quali potrebbero essere alcuni degli errori più comuni che si possono commettere in questo delicato processo.

Mancanza di coerenza

Uno degli errori più comuni nell’educazione del cane è la mancanza di coerenza da parte dei componenti del nucleo famigliare. I cani hanno bisogno di regole chiare e costanti per capire cosa ci si aspetta da loro. Se le regole cambiano continuamente o se vengono applicate in modo inconsistente, il cane potrebbe essere confuso e avere difficoltà ad apprendere. È importante stabilire delle regole e aderirvi coerentemente, e questo vale per tutti i membri della famiglia, soprattutto quando il cane si trova in età evolutiva e il suo carattere non s’è ancora formato, insomma è immaturo. Naturalmente una “regola”, ossia un modo di agire, è qualcosa che richiede tempo per essere appresa e va tenuto presente dunque come fattore centrale l’età del cane e i suoi bisogni. Non entreremo qui nel dettaglio di cosa sia effettivamente una “regola”, ma è importante comprendere che i cani si adattano al comportamento del gruppo sociale senza bisogno di troppe imposizioni né parole. Diremo qui, e tanto basti, che una delle strategie d’apprendimento più sviluppate nei cani, soprattutto nell’età infantile e adolesenziale, è l’*allelomimesi*: un individuo è portato ad apprendere simulando e riproducendo i comportamenti che ha modo di osservare dai membri adulti del suo gruppo famigliare.

Assenza di socializzazione

La socializzazione è un elemento essenziale per l’educazione del cane. Esporre il cane a situazioni, persone e altri animali fin dalla giovane età aiuta a sviluppare una mentalità equilibrata e adattabile. Tuttavia, molti commettono l’errore di non socializzare adeguatamente il proprio compagno canino, isolandolo dal mondo. Ciò può portare a problemi di comportamento frutto del disagio, della paura e dell’ansia come, ad esempio, comportamenti aggressivi o di minaccia nei confronti degli estranei e degli altri cani, o l’errata interpretazione di eventi che portano il cane a reagire in modo inappropriato a situazioni con le quali non ha mai familiarizzato. È fondamentale dedicare tempo ed energie alla socializzazione del nostro cane soprattutto in giovane età, ma senza esagerare. La parola d’ordine è: gradualità. Troppo spesso si vedono cuccioli portati in situazioni eccessivamente caotiche o esageratamente stimolanti. Al momento potrebbe anche sembrare che il cane stia vivendo in modo positivo quella particolare situazione, ma quello che conta poi è il processo elaborativo dell’esperienza. Per fare un esempio possiamo parlare dei maltrattamenti che molti cuccioli subiscono a causa dell’eccessiva manipolazione degli estranei. Arrivati all’adolescenza questi cuccioli potrebbero manifestare intolleranza al contatto e anticipare questa eventualità con un alta reattività, arrivando anche all’aggressione di una persona che manifesti anche solo l’intenzione di entrare in contatto con loro. Le persone sono “maniacalmente” attratte dai cuccioli “batuffolosi”, e non riescono a trattenersi dal volerli toccare a tutti i costi non tenendo conto che come loro anche mille altri hanno fatto lo stesso rendendo così una breve passeggiatina in città un’agonia. Qui il proprietario dovrebbe gestire le interazioni delle persone con il proprio cucciolo, un conto è socializzarlo con gli estranei e un conto è fargli vivere un vero e proprio maltrattamento.

Ricorso a un metodo basato sulle punizioni

L’utilizzo delle punizioni nell’educazione del cane è un errore comune che può avere conseguenze anche molto negative. Punire il cane fisicamente o verbalmente, essere aggressivi con lui, può creare ansia, paura e un senso di insicurezza nel cane che perde fiducia nei suoi referenti affettivi. Cioè quelli che dovrebbero essere la sua «base sicura». Invece di concentrarsi sulla punizione, è consigliabile adottare un approccio gentile basato, per esempio, sul rinforzo positivo e sulla ricompensa. Riconoscere e premiare i comportamenti desiderati incoraggia il cane a ripeterli, facilitando così il processo di adattamento e apprendimento. Stimolare la curiosità invece che il timore consente all’individuo di crescere in modo più equilibrato e positivo nei confronti del mondo. Molte persone però sanno molto meglio quello che non vogliono dal loro cane e molto poco quello che vogliono da lui. Questa potrebbe apparire come una considerazione di poco conto, ma è sostenuta dalle basi dell’apprendimento e di come la mente funzioni, la quale è più orientata nell’imparare «a fare» non «a non fare». Non puniamo il cane che ci salta addosso, premiamolo quando sta giù, giusto per fare un esempio. Se pensate di aver difficoltà con un tale approccio suggeriamo di chiedere il supporto di un educatore cinofilo esperto in modo da anticipare conflitti e malintesi con il vostro cane o di trascinare e aggravare problematiche fino ad arrivare a situazioni gravemente problematiche.

Mancanza di esercizio fisico e mentale

Spesso i proprietari sottovalutano l’importanza dell’esercizio fisico e mentale nel processo di sviluppo ed educazione del cane. I cani hanno bisogno di attività stimolanti (che non significa estremamente “eccitatorie”) per usare la loro energia di predatori-esploratori quali sono e raggiungere così appagamento e equilibrio mentale. La mancanza di esercizio può portare a comportamenti indesiderati come l’eccessiva irrequietezza, l’ipersensibilità e l’iperattività. È fondamentale dedicare del tempo, ogni giorno, per fornire al cane opportunità di movimento e stimolazione mentale attraverso passeggiate, giochi interattivi, l’esplorazione e l’interazione con i propri simili, soprattutto, lo ribadiamo, con soggetti giovani. Ma anche qui bisogna prestare attenzione all’individualità, ai reali bisogni del nostro cane. Non esiste una «quantità universale» di movimento e attività mentale che valga per tutti i cani. Certo vanno tenute in considerazione anche le vocazioni di razza, le attitudini, ossia cosa piace al nostro cane, senza eccedere però. Il rischio è quello di sollecitare in modo eccessivo il nostro compagno inducendo una deriva maniacale, un disequilibrio che porta al manifestarsi proprio di quei problemi che si volevano evitare. La parola d’ordine, in questo caso, è: equilibrio.

Ignorare i segnali di disagio e stress

Un altro errore comune nell’educazione del cane è ignorare i loro segnali di stress. I cani comunicano il proprio stato emotivo attraverso il linguaggio del corpo. A dire il vero lo fanno anche per altre vie comunicative, ma diciamo che le espressioni e le posture del corpo sono qui segnali che possiamo più facilmente imparare ad intendere. Spesso le persone sono portate a trascurare questi segnali o a non riconoscerli, continuando a imporre situazioni stressanti al cane. Questo può portare a un aumento dell’ansia e di comportamenti indesiderati. È importante imparare a leggere i segnali di comunicazione e di stress del proprio cane e adattarci di conseguenza dando risposte (feedback) coerenti in modo da evitare situazioni che lo mettano inutilmente a disagio. Se da un lato avere una buona sensibilità ci aiuta a cogliere dettagli e indizi di comunicazione del nostro compagno canino bisogna anche considerare che non sempre l’intuizione ci mette sulla strada giusta, soprattutto perché alle volte il loro linguaggio potrebbe non essere colto o mal interpretato in quanto, per molti versi, contro-intuitivo. Per esempio lo scodinzolare di un cane non esprime necessariamente gioia e contentezza. In fondo non dobbiamo dimenticare che siamo specie animali differenti e quello che vale universalmente per noi potrebbe non essere lo stesso per loro, ma l’esatto contrario. Investire del tempo per informarsi è però qualcosa che le persone tendono a fare solo dopo, quando cioè già si trovano in situazioni problematiche che, spesso, si sarebbero potute evitare con un minimo di impegno preventivo.

Mancanza di pazienza

L’educazione del cane richiede tempo, pazienza e costanza, come detto. Spesso, le persone si aspettano risultati immediati e diventano frustrati se il cane non apprende rapidamente come loro vorrebbero. La mancanza di pazienza può portare a nervosismo e delusione, soprattutto quando ci sono alte aspettative che alle volte sono francamente irrealistiche. È importante comprendere che ogni cane ha il proprio ritmo di apprendimento e che è necessario essere pazienti e quando vogliamo trasmettere un’informazione, una conoscenza, al nostro cane dobbiamo sapere che il processo di apprendimento richiede tempo, ripetizioni ed emozioni positive con le quali legare una certa situazione o comportamento, in modo definitivo nella memoria del nostro compagno. In più l’essere incoraggianti e amichevoli sosterrà il nostro cane durante il processo di apprendimento, incoraggiando il cane a fare progressi.

Scarso coinvolgimento del proprietario

Il fatto di richiedere supporto ad un buon educatore cinofilo è certamente un ottimo consiglio, ma è diverso il demandare interamente a questo il processo di educazione del nostro cane. E ci sono pochissime eccezioni a questo. Noi siamo il nucleo famigliare del cane e lui si conformerà allo stile della nostra famiglia, un educatore fornisce consigli e può anche dimostrare come fare le cose, ma non può sostituirsi a noi. Ci potrà aiutare a costruire una relazione ricca e appagante nella quale però noi saremo attori attivi, protagonisti. Una delle situazioni problematiche ha spesso a che fare con il poco tempo che si ha a disposizione per crescere in modo equilibrato il nostro giovane cane. Non possiamo dimenticare che si tratta di una specie altamente sociale e questo implica che i lunghi momenti di solitudine possono essere fonte in sé di una lunga serie di problemi. Questo aspetto dovrebbe essere ben considerato a priori quando si sceglie di condividere la propria vita con un cane. Certamente possiamo appoggiarci al supporto di dog sitter professionali ed educatori cinofili per colmare inevitabili lacune, ma se vogliamo che il nostro cane ci consideri importanti nella sua vita dovremmo fare in modo di esserci, il più possibile.

L’educazione del cane è un processo che richiede impegno, coerenza e comprensione, nonché una certa dose di conoscenze, almeno di base. E questo è vero soprattutto oggi a causa della complessità della società caotica nella quale viviamo. Evitare gli errori comuni nell’educazione del cane può contribuire a una relazione sana e armoniosa. Assicurarsi di essere coerenti, socializzare adeguatamente il cane, adottare un approccio positivo, fornire esercizio fisico e mentale, riconoscere e rispettare i segnali di stress e disagio, essere pazienti e coinvolti attivamente sono elementi fondamentali per un’educazione equilibrata e positiva per il nostro compagno a quattro zampe. Con un impegno costante e una buona attenzione alle esigenze del cane, è possibile instaurare una relazione duratura e soddisfacente per tutta la vita. E scusate se è poco…

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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