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17 Febbraio 2023
11:55

Gli elefanti ricordano gli odori per anni grazie a un’incredibile memoria olfattiva

Secondo un nuovo studio, gli elefanti africani hanno una grande memoria olfattiva, che gli permette di riconoscere dall'odore parenti e amici, anche dopo svariati anni. Dimostrano quindi ancora una volta di essere estremamente intelligenti e dotati di incredibili capacità mnemoniche.

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Gli elefanti africani (Loxodonta africana)sono tra i mammiferi più longevi della Terra, oltre ad essere i più grandi se si escludono i cetacei. Per vivere però così a lungo, necessitano di una grande memoria che gli permetta di riconoscere i luoghi dove è possibile trovare le risorse, ma anche gli altri esemplari, soprattutto quando non li frequentano da tempo. Ed è a seguito di questa deduzione se in Africa nel corso degli ultimi 100 anni si sono susseguiti diversi studi relativi al comportamento di questi animali, nel tentativo di carpire i loro segreti cognitivi.

Un ultimo studio, pubblicato recentemente sulla rivista Animals da parte di un gruppo di scienziati coordinato da Franziska Hoerner e Angelika Preisfeld del Dipartimento di Zoologia dell'Università di Wuppertal, in Germania, ha tentato così di verificare empiricamente l'esistenza della memoria olfattiva in questi animali, utile strumento secondo i ricercatori per permettere agli elefanti di riconoscere vecchi parenti e amici anche dopo svariati anni.

L'olfatto raramente viene considerato in queste tipologie di ricerche, perché spesso le specie longeve tra i mammiferi – come scimpanzé, rinoceronti o balene – o non hanno un olfatto molto sviluppato o non permettono di svolgere analisi complesse sulla percezione degli odori. L'elefante però dispone di entrambe le caratteristiche (longevità e l'essere un "ottimo fiutatore") e considerando gli studi effettuati anche sull'uomo, che è in grado di conservare il ricordo degli odori appartenuti alla propria infanzia, gli scienziati tedeschi hanno provato ad approfondire il tema della memoria olfattiva anche in questi pachidermi.

«Lo scopo era rispondere alle seguenti domande di ricerca – affermano nel loro articolo gli studiosi – Gli elefanti distinguono i membri della famiglia dagli estranei solo dal profumo delle loro feci? Il riconoscimento supera un periodo di separazione più lungo di un anno? C'è una differenza tra madri e figlie in reazione al riconoscimento del profumo?»

Per rispondere a ciò e chiarire implicitamente che gli elefanti hanno una capacità di memorizzare gli odori, che gli è anche utile per riconoscersi a vicenda, gli scienziati hanno così seguito per diversi anni due coppie di elefantesse, entrambe madri e figlie.

La prima coppia madre-figlia è rimasta separata per un periodo di tempo di 2 anni, mentre la seconda coppia, più anziana, per ben 12. I quattro animali sono stati così seguiti da molteplici telecamere nascoste, che sono state utilizzate quando una di loro veniva messa di fronte allo sterco proveniente rispettivamente dalla madre, dalla figlia o da un terzo esemplare con loro non imparentato.

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È noto infatti che questi animali, quando passeggiano ed esplorano la savana africana, spesso si trovano di fronte alle deiezioni o alle ossa di altri pachidermi e si avvicinano per odorare i resti tramite la proboscide, probabilmente con l'intenzione di carpire informazioni relative all'esemplare che ha lasciato dietro di sé queste tracce.

Proprio per verificare che gli elefanti riuscissero a discriminare gli odori degli estranei da quelli dei parenti, di solito gli sperimentatori rendevano disponibili agli animali entrambe le tipologie di sterco, per valutare la durata dell'interesse suscitato da questa tipologia di ritrovamenti. E ovviamente, per condurre al meglio l'esperimento, gli scienziati hanno dovuto impiegare grandi sforzi per eliminare eventuali fattori che ne avrebbero potuto compromettere la realizzazione. Così hanno scelto due coppie madri-figlie molto diverse tra di loro e hanno coinvolto tre diversi giardini zoologici tedeschi.

Inoltre, gli scienziati hanno fatto si che tutti e quattro gli elefanti seguiti nell'esperimento fossero soli durante i test. In aggiunta, le aree dove queste prove erano svolte venivano pulite dopo ogni test, in modo che gli animali non potessero percepire i residui dell'odore dei campione precedente. La durata di ogni prova, infine, durava venti minuti poiché, come affermano nell'articolo, trascorso questo tempo gli esemplari non mostravano alcuna nuova reazione. Venti minuti, dunque, risulterebbe anche la durata di esplorazione olfattiva di un esemplare nei confronti di una traccia appartenete a un parente.

«Le registrazioni video ci hanno permesso così di dimostrare che le reazioni degli elefanti che riconoscono i parenti dopo una separazione sono molto più lunghe rispetto a quelle espresse quando si trovano a feci provenienti da estranei – chiariscono gli scienziati – Le feci degli estranei, in pratica, venivano ignorati dopo pochi minuti, mentre qualora gli elefanti si trovavano di fronte a quelle della propria madre o delle figlie sembravano essere molto più interessati».

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Come dimostrato dal grafico che gli scienziati hanno offerto nel loro articolo, le madri elefanti hanno tra l'altro anche mostrato fino a undici comportamenti di interesse contemporaneamente quando odoravano lo sterco prodotto dalle loro figlie, mentre le stesse hanno mostrato solo tre di queste reazioni. Questo, secondo gli autori, dimostra che sono le madri elefante ad essere molto più emotivamente coinvolte quando annusano e riconoscono l'odore delle proprie figlie.

«È interessante notare che i dati suggeriscono che il legame madre-figlio negli elefanti è più forte del legame prole-madre. Finora nessun altro studio sugli elefanti africani ha affrontato questa questione; tuttavia, la ricerca su altri mammiferi con forti legami familiari e che vivono in una società di fissione-fusione, come gli scimpanzé, ha fornito risultati simili».

Secondo gli autori, la possibile causa di questa reazione sono le diverse relazioni che esistono fra madri e figlie all'interno dei branchi di elefanti. Mentre le madri, difatti, cercano di proteggere e tenere unita la loro famiglia fino alla morte, è normale che le figlie sopravvivano alle loro madri e che col tempo perdano leggermente interesse nei loro confronti. Le madri risultano essere sì una guida, ma dal punto di vista affettivo rappresentano anche il passato.

Il ritrovamento di resti e degli odori di origine materna non dovrebbe quindi provocare molte reazioni, per quanto differenti rispetto a quelli espressi di fronte a un estraneo. La riscoperta invece di una figlia perduta induce, tuttavia, un grande turbamento e innesca un pesante comportamento di ricerca, poiché il compito di tutte le madri e delle matriarche e di stabilizzare il gruppo, la famiglia, proteggendola e ricoprendo il ruolo di guida.

Bisogna però ammettere che tale studio considerava due madri che avevano già vissuto l'esperienza della morte di un figlio e che il numero di coppie era troppo limitato per confermare i dati affettivi per l'intera specie. «Ciò che è certo è che in entrambi i casi, madri e figlie, hanno dimostrato di possedere un'ottima memoria olfattiva, che gli ha permesso di riconoscere dall'odore i parenti che non incontravano da tempo» concludono i ricercatori.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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