Dopo un viaggio incredibile durato circa 17 mesi gli elefanti cinesi più famosi del mondo stanno finalmente tornando a casa. Il branco aveva lasciato improvvisamente e senza un apparente motivo una riserva naturale nella Cina meridionale, iniziando una lenta marcia verso nord di circa 500 chilometri tra villaggi, campi coltivati e città che ha causando non pochi danni. Durante il lungo viaggio il branco ha mobilitato ben 25mila agenti di Polizia, che hanno tenuto sotto controllo il loro percorso usando decine di mezzi e droni, nel tentativo di agevolare il loro rientro ed evitare ulteriori danni o incidenti. In questi mesi sono state evacuate temporaneamente persino 150mila persone, e le imprese dei pachidermi hanno fatto il giro del mondo.
Domenica scorsa gli elefanti sono stati ripresi mentre attraversavano un ponte sul fiume Yuanjiang, a circa 200 chilometri a nord della riserva da cui erano partiti, situata nella provincia di Yunnan. Le forze cinesi impegnate per seguire il branco hanno preparato un percorso guidato appositamente per loro per aiutarli a tornare a casa, e sembra stia finalmente per accadere. Il ritorno verso la riserva degli elefanti conclude un'odissea di oltre 500 km che ha affascinato tutta la Cina e non solo. Erano partiti nella primavera del 2020, e in tutto questo tempo ne sono successe di cose. Alcuni hanno lasciato il gruppo fin da subito, portando il branco stabilmente per quasi tutto il viaggio a quota 15 esemplari. A novembre era persino nato un nuovo cucciolo, diventato "famoso" per aver schiacciato un pisolino tra i campi col resto della famiglia.
Gli elefanti attraversano il ponte sul fiume Yuanjiang e marciano finalmente verso casa
Il viaggio verso nord li ha portati ad attraversare in più occasioni villaggi e città, dove hanno causato danni stimati in oltre un milione di dollari a raccolti e piantagioni. Durante tutti questi mesi i numerosi tentativi fatti per spingerli a rientrare verso la riserva erano tutti miseramente falliti. Per provare a indirizzarli sulla strada giusta sono state coinvolte centinaia di persone, che hanno usato cibo, costruito recinti e piazzato camion sulle strade per evitare entrassero in città. Durante tutto questo parapiglia la Cina ha persino sfruttato gli elefanti come strumento di propaganda. Sul Global Times è stato infatti pubblicato un articolo dal titolo: «La cura della Cina per gli elefanti itineranti riflette un'adorabile immagine nazionale che l'Occidente non può deformare».
Poi a giugno, dopo che il branco era stato ripreso dai droni mentre dormiva in una foresta fuori da un villaggio, i pachidermi hanno ripreso finalmente a muoversi verso sud, guidati da più di 410 persone, 374 veicoli e 14 droni, oltre che ben due tonnellate di cibo. Durante la marcia uno dei maschi si era allontanando dal gruppo ed era stato catturato e riportato a casa dalle autorità. Ora, mentre i 14 elefanti rimasti stanno lentamente tornando a casa e il viaggio sta per concludersi, gli esperti si interrogano ancora sui motivi che hanno spinto i pachidermi a partire. Sebbene siano piuttosto note e documentate le migrazioni e le grandi dispersioni periodiche compiute dagli elefanti, in Cina non si era mai verificato nulla del genere.
Il gruppo di elefanti ripreso a giugno mentre dorme nei pressi di Shijie
Gli elefanti asiatici (Elephas maximus) vivono in strutture matriarcali molto complesse, guidate da una femmina esperta. Una delle ipotesi più accreditate è che la leader di gruppo fosse ancora troppo giovane e inesperta, e cercando nuovi territori dove trovare cibo e acqua, avrebbe guidato per errore il branco verso villaggi e centri abitati. Anche se solitamente preferiscono restare all'interno delle foreste e lontano dai villaggi, i conflitti tra elefanti e uomini non sono poi così rari. Nel sud della Cina, tra l'altro, la popolazione è cresciuta molto grazie all'attenzione mostrata dal governo negli ultimi decenni.
Il numero di elefanti selvatici nello Yunnan è arrivato rapidamente a 300 esemplari, tutti distribuiti unicamente al confine con Laos e Myanmar. La crescita numerica, l'espansione urbana e quella industriale intorno alla riserva hanno però ridotto l'habitat rimasto a disposizione dei grossi mammiferi, aumentando così le occasioni di conflitto con le persone. Senza nuove aree da poter colonizzare, le incursioni urbane potrebbero quindi diventare sempre più frequenti, rendendo ancora più difficile la convivenza con le popolazioni locali.