Vernice arancione sulle porte di Palazzo Madama per denunciare il disinteresse della politica nei confronti del collasso eco-climatico. È l'azione dimostrativa compiuta oggi, lunedì 2 gennaio 2023, dagli attivisti di Ultima Generazione per dire basta alla distruzione degli ecosistemi.
Quattro giovanissimi alle 7.45 di questa mattina si sono recati davanti alla sede del Senato e con l'ausilio di estintori e vernice arancione hanno imbrattato il portone d'ingresso. Un gesto che fa parte della azioni di disobbedienza civile non violenta che gli attivisti stanno portando avanti per protestare contro la riapertura delle centrali a carbone e il progetto di avviare nuove trivellazioni per l'estrazione di gas naturale.
«Sono i governi e le istituzioni ad avere il potere decisionale per avviare una transizione energetica effettiva, per modificare e regolare le produzioni di energia e di beni e il sistema dei trasporti, per arginare concretamente le cause della crisi climatica – ha detto Laura, attivista ventenne – L’azione individuale non basta. Non possiamo illuderci che fare la raccolta differenziata e partecipare a cortei organizzati sia sufficiente. È, di conseguenza, proprio al governo e alle istituzioni che rivolgiamo la nostra rabbia di protesta. La perseveranza all’inazione climatica è ormai da riconoscere come volontà delle élite politiche ed economiche di scegliere deliberatamente di condannare buona parte della popolazione globale a siccità, carestie, guerre e morte. Dobbiamo riconoscere le loro responsabilità e le loro colpe. Se vogliamo avere una possibilità dobbiamo unirci in azioni dirette, ribellandoci al destino che il potere di pochi ha disegnato per noi».
Ultima Generazione è una campagna italiana dal 2021 riunisce cittadini che desiderano fare sentire la propria voce e protestare contro «il disinteresse del Governo verso la vita e la collettività». Un disinteresse che per gli attivisti è evidente guardando quanto è avvenuto ai tavoli di discussione internazionale delle Nazioni Unite, a cominciare dal flop della Cop27 di Sharm el-Sheikh. La Conferenza delle parti sul clima rappresentava una sfida cruciale per persone e biodiversità, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, maggiormente esposti a fenomeni climatici estremi.
L'accordo con il quale si è chiuso il summit internazionale ha lasciato molti scontenti, compresi i giovani animatori di Ultima Generazione: «Alla crescita terrificante di eventi climatici catastrofici in tutto il mondo la politica ha risposto siglando alla Cop27 di Sharm el-Sheikh blandi impegni di riduzione dei gas serra, che condanneranno il pianeta a un aumento della temperatura media globale compreso tra 2,1 e 2,9 C° per questo secolo. In estrema sintesi, significa determinare il peggior genocidio della storia dell’umanità».
Un leggero barlume di incoraggiamento è arrivato però per il 2023 dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo discorso di fine annp ha dichiarato che «la sfida, piuttosto, è progettare il domani con coraggio. Mettere al sicuro il pianeta, e quindi il nostro futuro, il futuro dell’umanità, significa affrontare anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica. L’energia è ciò che permette alle nostre società di vivere e progredire. Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per salute e ambiente, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici. Non è un caso se su questi temi, e in particolare per l’affermazione di una nuova cultura ecologista, registriamo la mobilitazione e la partecipazione da parte di tanti giovani».
Un messaggio che ha confortato gli attivisti, spingendoli a manifestare davanti al Senato per lottare contro l'impoverimento degli ecosistemi, e contro la crescente eco-ansia che sta segnando sempre più giovanissimi, come ha spiegato il 23enne Davide: «Ho deciso di prendere parte a questa azione di disobbedienza civile perché ritengo che il governo italiano non stia facendo abbastanza per proteggere la mia generazione e quelle successive dal collasso climatico. Spesso piango e ci sto male, perché per farlo devo sacrificare parte della mia vita e della mia libertà. Ma non potrei fare altrimenti: i miei valori mi dicono che è giusto farlo, che sono privilegiato a vivere in pace e ad aver avuto un'istruzione».