Questa mattina gli attivisti di Ribellione Animale hanno imbrattato con letame l’ingresso del palazzo della Regione Lombardia a Milano. Un'azione dimostrativa per protestare contro l’uccisione dei maiali del Progetto Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia.
Gli attivisti hanno versato del letame all’ingresso del Consiglio regionale e imbrattato le vetrate dell’edificio ostacolando il normale accesso agli uffici. A seguito dell'azione hanno mostrato uno striscione con scritto: «Stop sussidi agli allevamenti».
Il Santuario che accoglie animali vittime di maltrattamento all'alba del 20 settembre è stato teatro di una violenta operazione da parte delle Forze dell'Ordine che, su mandato della Regione Lombardia, hanno rotto il presidio degli animalisti per permettere agli operatori dell'Ats di procedere con l'abbattimento dei suini.
La Regione, infatti, dopo la conferma di alcuni casi peste suina africana all'interno del Rifugio, ha decretato l'abbattimento di tutti i suidi presenti nella struttura, in ottemperanza del Piano di contenimento della malattia che in presenza di un focolaio dispone l'abbattimento dei suidi e la successiva erogazione di ristori agli allevatori. Una pratica giudicata inaccettabile dagli attivisti che si occupano proprio di salvare gli animali impiegati nell'industria alimentare.
Pertanto, gli attivisti della Rete dei Santuari Liberi avevano chiesto di potere avere un confronto con la Regione e l'Ats per pensare a una soluzione alternativa all'abbattimento che prendesse in considerazione le differenze strutturali ed etiche esistenti tra allevamenti e Santuari.
Secondo i dati forniti dagli attivisti di Ribellione Animale, più di 70 miliardi di animali ogni anno vengono nutriti e uccisi con risorse che potrebbero soddisfare per tre volte la domanda alimentare umana. E la Lombardia è la prima regione per numero di suini allevati di tutta Italia: «Qui vivono quasi 4,4 milioni di maiali, ovvero il 50% della produzione nazionale. Solo in Lombardia ci sono più suini che esseri umani. Milano è costantemente ai primi posti tra le città più inquinate del mondo, con la Pianura Padana che non a caso si conferma la zona più inquinata di tutta Europa».
Secondo gli attivisti di Ribellione Animale «questo dimostra l’inefficienza di un modello alimentare che privilegia il profitto di poche industrie. Chiamare “sostenibile” l’industria dell’allevamento è un paradosso se si vuole veramente attuare una politica di sicurezza alimentare e climatica in Italia e nel mondo. L’Unione Europea ogni anno finanzia il settore zootecnico versando circa 30 miliardi di euro tramite i fondi pubblici della Pac (Politica Agricola Comune) incentivando attività devastanti per gli ecosistemi».
«La zootecnia rappresenta la più grande minaccia alla biodiversità in Italia e sul Pianeta – spiegano gli attivisti – eppure questo settore continua a ricevere miliardi di euro in sussidi pubblici, soldi provenienti dalle tasse dei cittadini. Io mi rifiuto di essere complice di questo sistema di produzione, mi rifiuto di stare a guardare mentre gli ecosistemi vengono devastati e la crisi climatica si abbatte sempre più violentemente sui nostri territori. Non posso credere, non voglio accettare che questo governo stia finanziando la nostra morte e quella degli ecosistemi che ci permettono di vivere.” E si tratta di un tema trattato scarsamente: “La luce dei riflettori mediatici è concentrata sulla questione energetica, ma le emissioni del sistema alimentare attuale sono sufficienti, da sole, a spingerci nel baratro del collasso climatico. È ora di agire».
La protesta di Ribellione Animale si inserisce nel contesto della campagna nazionale, “Futuro Vegetale”, iniziata il 31 marzo con delle azioni coordinate all’interno di alcune catene della Grande Distribuzione Organizzata. Le attiviste chiedono al Governo Italiano una transizione del sistema alimentare attuale verso uno a base vegetale, alla luce del significativo impatto climatico ed ecologico che ha l’industria zootecnica in Italia e nel mondo.