Gli apicoltori campani hanno chiesto lo stato di calamità a causa del maltempo, ma l'assessore all'Agricoltura Nicola Caputo ha risposto di no. Con una lettera il presidente dell'Apas, la più rappresentativa associazione campana di apicoltori, aveva chiesto il riconoscimento dello stato di calamità e l'attivazione degli interventi economici compensativi.
«Pochi minuti fa ho letto la risposta dell'Assessore, ed è negativa. La spiegazione fornita è che noi apicoltori per poter sperare negli aiuti economici dovremmo accedere a forme assicurative che, però, per la nostra categoria risultano troppo onerose», spiega Angelo Petretta, presidente Apicoltori Campani Associati, raggiunto da Kodami.
«Speravamo in una risposta diversa – ammette Petretta – e nella disponibilità a fornire aiuti all'apicoltura davanti agli sconvolgimenti climatici dato che il nostro lavoro con gli insetti impollinatori va a beneficio di tutto il comparto agricoltura, e della biodiversità».
Il danno lamentato dagli apicoltori a causa del freddo e delle piogge registrate in questi giorni in tutta la Campania è ingentissimo, come si legge nella lettera inviata all'assessore Caputo: «Sulla base dei numeri registrati per il 2022 pubblicati, per la Campania, dall'Osservatorio Nazionale del Miele e in base alle segnalazioni degli associati, il danno subito dalla produzione è stimabile in oltre 10 milioni di euro».
L'Apas Campania, con i suoi 450 soci che gestiscono oltre 52mila alveari, è tra le prime associazioni regionali, e la terza a livello nazionale. «Più della metà dei nostri associati sono professionisti che vivono di questo, non semplici hobbisti – aggiunge Petretta – Sono numeri rispettabili, ancora di più perché dalla riuscita delle nostre attività dipendono una serie di altre imprese legate al mondo agricolo. Noi ci occupiamo di impollinatori in un momento di forte crisi per questi insetti».
Le api, infatti, volando da un fiore all'altro ne favoriscono l'impollinazione svolgendo un ruolo ecologico fondamentale per l'ecosistema. Dagli impollinatori dipende la riproduzione di più del 70% delle colture agrarie, per un valore che in Italia, secondo l'Ispra, equivale a circa 3 miliardi di euro. Ma il numero di questi insetti è forte crisi a causa di numerosi fattori tra i quali l'urbanizzazione selvaggia e il climate change.
«A causa del cambiamento climatico – spiega Petretta – gli insetti impollinatori stanno diminuendo in natura, quindi le api domestiche portano avanti un'attività che le selvatiche non riescono più a fronteggiare da sole. Sostenere l'apicoltura, soprattutto davanti a eventi metereologici estremi, significa aiutare l'ecosistema nella sua complessità».
L'accusa rivolta dall'Apas all'assessorato all'Agricoltura non è soltanto quella di di sottovalutare il valore del comparto produttivo: «La società in cui viviamo dice di aver compreso ruolo delle api per la biodiversità, e poi quando c'è una emergenza come questa si risponde in maniera negativa. Si considera l'alveare significasse come un'azienda uguale a tutte le altre, ma non è così».