Gli attivisti per i diritti degli animali si sono fatti avanti per chiedere l'affidamento di Totò e Pablo, i cani coinvolti nella morte del bimbo di 15 mesi a Eboli. Lo annuncia a Kodami Carmine Munno: «Gli animali non hanno colpa, hanno diritto anche loro a una difesa, non sul Web ma nella vita vera. Per questo ho chiesto alla Procura che autorizzi la confisca dei due cani e che attraverso noi vengano affidati a persone competenti». Spera così di dare «una seconda possibilità ai cani, e trovare per loro una collocazione nuova in un contesto idoneo».
Non è la prima volta che Carmine Munno, del Partito Animalista Italiano, agisce in prima persona in difesa degli animali in accordo con la Giustizia e le Forze dell'Ordine. Proprio lui lo scorso anno era stato nominato custode giudiziario dell'allevamento lager di Casaluce e facilitato le adozioni dei quasi 500 cani che vi erano rinchiusi.
«Non si deve mettere alla gogna i due cani – dice Munno – Proviamo massimo rispetto per la piccola vittima, quello che è successo è una tragedia, e proprio per questo dovrebbe essere accertato perché cosa è accaduto quel giorno. Non è la prima volta e non sarà l'ultima se non viene accertato, ma questo non si può fare senza fare incontrare i cani con gli esperti».
I cani resteranno in canile sotto sequestro fiduciario per 10 giorni, dopodiché la loro sorte è quella di un fine pena mai senza possibilità di appello. Se non saranno ufficialmente sequestrati e poi confiscati dalla Procura, nessuna associazione riuscirà a farsi carico di loro per aiutarli a reinserirsi in un contesto sociale, e non si potrà neanche indagare seriamente su quanto avvenuto a Eboli.
La speranza degli esperti all'indomani della tragedia, infatti, era che i cani potessero incontrare un veterinario esperto in comportamento incaricato dall'Asl. Questo avrebbe rappresentato un passaggio fondamentale per cercare di capire cosa è successo a Eboli. Inoltre, prendendo le impronte dei denti dei due animali si sarebbe potuta capire la dinamica dei fatto e il ruolo svolto da ogni cane nella morte del piccolo.
Tuttavia, al momento, questo non sta accadendo. «I cani rinchiusi in qualsiasi canile se hanno problemi non risolti finiscono di rovinarsi. Torno a ripetere: gli animali non hanno colpa».
Noi di Kodami siamo entrati nel canile Dog's Town dove la direttrice di Kodami, l'istruttrice e riabilitatrice cinofila Diana Letizia ha incontrato Totò e Pablo. Uno, quello più grosso morfologicamente, si tiene a distanza e nascosto nella parte interna del recinto ringhiando visibilmente. L'altro si avvicina alla grata e trema mentre tiene la coda bassa in mezzo alle gambe. Entrambi mostrano in modi diversi la necessità di esternare come stanno, ma per comprenderli ci vuole attenzione e conoscenza del linguaggio canino.