L'evoluzione è un processo biologico mediante il quale la selezione naturale favorisce i cambiamenti genetici che avvantaggiano gli individui, permettendo che vengono poi trasmessi alle generazioni successive attraverso la riproduzione. Darwin pensava che l'evoluzione fosse un processo estremamente lento, visibile solo a distanza di ere geologiche e in parte è ovviamente ancora così. Ci sono però alcuni casi un cui i cambiamenti evolutivi possono avvenire nel giro di pochi anni.
L'esempio da manuale più classico è quello della falena Biston betularia: originariamente di colore bianco, con l'avvento della rivoluzione industriale e dell'inquinamento atmosferico nel Regno Unito, nel giro di pochi decenni è diventata nera, la cosiddetta forma carbonaria. In pochissimo tempo, quindi, la selezione naturale ha favorito le forme scure che meglio si camuffavano in un ambiente inquinato dal carbone, rendendole più abbondanti all'interno della popolazione.
Ma per gli animali che hanno tempi e cicli riproduttivi molto più lenti qual è la velocità con cui si evolvono? Secondo nuovo studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, molte popolazioni di uccelli e mammiferi si stanno evolvendo in modo sorprendentemente veloce: in alcuni animali selvatici il "carburante" che alimenta il motore evolutivo, l'ampiezza delle differenze genetiche da cui dipende la capacità di sopravvivere e riprodursi, è fino a due o quattro volte superiore a quanto si pensasse in precedenza.
Un team guidato da Timothée Bonnet dell'Australian National University e composto da 40 ricercatori appartenenti a 27 istituzioni, ha preso in esame alcune popolazioni animali studiate e monitorate da diversi decenni. Hanno così messo insieme analisi genetiche condotte in circa 30 anni su 19 popolazioni appartenenti a 15 specie di uccelli e mammiferi di tutto il mondo, incrociandole con i dati raccolti in ben 2,6 milioni di ore di lavoro sul campo.
Tutti questi dati sono serviti a calcolare quanto le differenze genetiche pesassero sulla capacità di riproduzione e con che velocità stavano avvenendo. Così dopo tre anni di lavoro, Bonnet e i suoi collaboratori sono riusciti a stimare quanto le specie fossero variate per effetto di cambiamenti genetici provocati dalla selezione naturale applicando, grazie a sofisticati e complessi modelli statistici e genetici, il famoso teorema fondamentale della selezione naturale proposto nel 1930 da Ronald Fisher.
Tra le popolazioni studiate c'erano anche le iene maculate (Crocuta crocuta) che vivono nel cratere di Ngorongoro, in Tanzania. Gli scienziati del Leibniz Institute studiano questa popolazione da oltre 26 anni e hanno perciò compilato un pedigree genetico che include oltre 2.000 individui e otto generazioni. Tra le altre popolazioni c'erano scriccioli fatati superbi (Malurus cyaneus) dall'Australia, passeri canori (Melospiza melodia) dal Canada e cervi rossi (Cervus elaphus) dalla Scozia.
In tutte queste popolazioni c'è molto più "carburante evolutivo" del previsto, per cui le specie possono evolversi e adattarsi molto più velocemente di quanto si pensasse fino a oggi. Non tutti gli animali si evolvono però alla stessa velocità. La varianza genetica additiva cambia tra le diverse specie e popolazioni e, sorprendentemente, proprio le iene erano quelle con i valori più alti. Ciò suggerisce che possono quindi adattarsi molto bene e piuttosto rapidamente a nuovi ambienti.
Secondo gli autori, le loro scoperte avranno implicazioni importanti per le previsioni sull'adattabilità delle specie ai cambiamenti ambientali. L'evoluzione "veloce" potrebbe aiutare gli animali a sopravvivere in risposta a rapidi cambiamenti ambientali, tuttavia, questo non vuol dire che le specie riusciranno a tenere il passo dei cambiamenti climatici, della perdita di habitat e di tutti gli altri stravolgimenti causati dalle attività umane. Sappiamo solo che, alcune specie, possono evolversi e quindi adattarsi più velocemente e questo potrà aiutarci a comprenderle e a tutelarle meglio.