«Una pillola ti fa diventare più grande, e una pillola ti rimpicciolisce», cantava Grace Slick dei Jefferson Airplane nell'estate del '67. Una metafora della libertà di quegli anni, ma anche di una regola ecologica messa in discussione in un recente studio. Gli animali, infatti, tendono a diventare più piccoli man mano che le loro popolazioni crescono a causa della maggiore competizione per le risorse. Questo criterio naturale, però, non vale per le otarie della California che secondo alcuni scienziati sono invece diventate più grandi nel corso degli ultimi anni.
«È una cosa controintuitiva – spiega Paul Koch, ricercatore dell'Università della California e uno degli autori dello studio – Ci si aspetterebbe che la loro dimensione corporea diminuisca man mano che la competizione delle risorse alimentari si intensifica, ma non è così».
Un controsenso biologico, dunque, degno proprio dell'Alice nel Paese delle Meraviglie protagonista della canzone della Slick. Eppure gli scienziati, esaminando centinaia di reperti anatomici di otarie degli ultimi 50 anni, hanno trovato prova certa che le dimensioni dei maschi sono aumentate nonostante la competizione mentre quelle delle femmine sono rimaste uguali, pubblicando i risultati del loro studio sulla rivista Current Biology.
Com'è possibile evadere i principi della natura in questo modo? Per scoprirlo dobbiamo guardare da vicino la storia delle popolazioni di otarie della California negli ultimi decenni. Il loro numero, infatti, è aumentato drasticamente da quando il Marine Mammal Protection Act (MMPA) fu approvato a livello nazionale nel 1972. La norma ha stabilito una politica nazionale per impedire che le specie di mammiferi marini si riducano eccessivamente, cessando di essere elementi funzionali degli ecosistemi di cui fanno parte. Negli anni il MMPA ha preservato questi animali e ora le popolazioni si avvicinano alla cosiddetta "capacità portante" ecologica.
La capacità portante è il numero massimo di individui di una specie che un ambiente può contenere in funzione della disponibilità di risorse. Alcuni dei meccanismi di accrescimento e regolazione delle popolazioni, infatti, sono dipendenti dalla densità e i tassi di natalità e mortalità cambiano in funzione della densità di individui. In sostanza, essendo le risorse di un habitat limitate, solo un certo numero di individui potranno sopravvivere in quel determinato habitat e quando la popolazione diventa troppo grande si instaurerà un'aspra competizione.
Secondo il primo autore dello studio, Ana Valenzuela-Toro, quando si raggiunge la capacità massima in altre specie di mammiferi marini sono state osservate diminuzioni nelle dimensioni del corpo degli adulti, ma non nelle otarie della California. Per questo motivo la ricercatrice ha esaminato le dimensioni e la morfologia dei teschi di questi animali raccolti tra il 1962 e il 2008 nella California centrale e conservati nella California Academy of Sciences.
Oltre alle dimensioni del cranio, la studiosa ha analizzato campioni di ossa per trovare indizi su cambiamenti nella dieta degli animali. La sua ipotesi era semplice, ma estremamente logica: una crescita così importante delle dimensioni può significare solo che gli animali hanno iniziato ad attingere da fonti alimentari esterne al proprio habitat.
«Abbiamo scoperto che i maschi di otaria della California hanno ampliato la loro nicchia ecologica, il che significa che ora stanno foraggiando altri gruppi di prede, ampliando i luoghi in cui cacciano solitamente – spiega Valenzuela-Toro – A quanto pare ora stanno andando più a nord rispetto a prima, il che è coerente con le osservazioni riportate anche da altri ricercatori».
Espandendo la loro dieta, le otarie non solo sono state in grado di sostenere le loro grandi popolazioni, ma la disponibilità di cibo ha permesso loro anche di accrescere le dimensioni corporee nel corso degli anni. Il vantaggio di dimensioni aumentate è evidente a chi è abituato a osservare questi meravigliosi mammiferi marini: otarie più grandi sono in grado di viaggiare più a lungo, immergersi più in profondità e gestire prede più grandi. Inoltre, la crescita delle dimensioni può essere stata favorita anche dalla competizione tra maschi per l'accesso alle femmine per via di un maggior affollamento dei siti di riproduzione.
«La dimensione del corpo è molto importante quando si compete con altri maschi poiché più si è grandi e più facilmente si riesce a lottare per mantenere il controllo del territorio – continua ancora Valenzuela-Toro – Inoltre, essere più grandi significa anche poter digiunare più a lungo e rimanere in spiaggia per più tempo difendendo la propria zona».
Spingersi ancora più a nord per trovare cibo potrebbe sembrare semplicemente una tattica impiegata dalle otarie per sopravvivere, ma questo comportamento potrebbe essere più preoccupante di quanto non ci si aspetti. Infatti, una maggior abbondanza di prede a nord potrebbe essere dovuto anche al cambiamento climatico e al riscaldamento dei mari, una situazione drammatica che dipinge un futuro in cui questi magnifici animali potrebbero abbandonare per sempre le coste della California in cerca di luoghi più adatti alla loro sopravvivenza.
In ogni caso la ricercatrice è fiduciosa poiché studi come il suo possono davvero essere la chiave di volta per sapere di più sulla questione: «Questi risultati sono importanti per aiutarci a capire come i mammiferi marini si stanno adattando ai cambiamenti del loro habitat, soprattutto in risposta al riscaldamento globale».