Uno dei momenti più dolorosi che può affrontare una persona è la morte del proprio animale domestico, un lutto capace di colpire quanto (e a volte di più) la morte di un caro amico o di un parente. Gestire il dolore del lutto è d'altronde un processo molto difficile, soprattutto quando ci si pone delle domande sulla responsabilità del decesso. Tuttavia, una delle domande più profonde che ci si può porre è inerente la consapevolezza della morte di questi animali: cani e gatti possono capire di stare per morire?
Per rispondere a questo quesito, un folto gruppo di etologi e specialisti ha dovuto compiere numerosi studi comparativi durati diversi anni, che hanno necessitato diversi sforzi per essere portati a termine. Dopo decenni di pubblicazioni e di analisi oggi la scienza è in grado di affermare in tutta sicurezza che non tutte le specie animali sono in grado di comprendere appieno cosa sia la morte. Da quello che sappiamo oggi, solo i mammiferi e alcuni uccelli dotati di cervelli complessi e di un'ampia immaginazione si sono dimostrati in grado di farlo, a riprova che "la consapevolezza della propria mortalità" è una tipologia di conoscenza che è stata selezionata poche volte nella storia della vita.
Fra le poche specie animali che sembrano rendersi conto di cosa sia la morte abbiamo per esempio i cetacei e i grandi primati antropomorfi, ma anche gli elefanti e i corvidi, che sembrano addirittura capaci di piangere i propri simili con dei veri riti funebri. Per quanto però gli scienziati negli ultimi anni hanno fatto un grande passo in avanti in questo particolare campo di ricerca, non sono stati ancora in grado di determinare se gli animali concepiscono la natura irreversibile di questo fenomeno, che mette la parola fine alla loro esistenza.
Per quanto riguarda cani e gatti, sembra che loro siano in grado di rispondere emotivamente alla morte del loro pet mate o di un compagno, come dimostrano i numerosi studi e testimonianze dirette. Eppure, sembra che loro non siano consapevoli della propria mortalità e che non comprendano appieno cosa gli stia accadendo quando giungono al loro ultimo fatidico atto.
Gli animali sanno che esiste la morte?
Come abbiamo già detto, sono poche le specie animali consapevoli della loro mortalità e del sinistro significato intrinseco del ritrovamento dei resti di altri esemplari. Per esempio, gli elefanti africani hanno dimostrato di saper riconoscere le ossa dei propri parenti – anche se non li vedevano da tanto tempo – e in queste occasioni sembrano cadere velocemente in una profonda depressione, che li induce a piangere, stringersi ai resti dei caduti e a non mangiare per giorni. Le matriarche sono persino in grado di migrare ogni anno nei pressi del sito in cui si trovano i resti delle loro sorelle, solo per trovare conforto tramite il contatto con le ossa, mentre alcune elefantesse indiane sembrano aver imparato a seppellire i loro figli, almeno secondo un articolo uscito qualche mese fa che ha fatto gran parlare di sé.
Uno degli studi più interessanti sulla tanatofobia animale ha riguardato invece un gruppo di scimpanzé dello Zambia, che fu seguito pedissequamente dal team di ricercatori guidati del professor Edwin van Leeuwen dell’Università olandese di Utrecht. Questi scimpanzé tentarono di accudire un loro membro anziano nel tentativo di salvarlo dalla morte, provocata dall'età, e anche quando l'esemplare morì continuarono per diversi giorni a pulirgli il pelo, ad esaminargli i denti e a fornirgli del cibo, tentando di riscaldarlo con il loro corpo di notte. Quando tuttavia capirono che non c'era null'altro che potessero fare, questi primati abbandonarono il corpo del loro parente al proprio destino, non prima però di averlo pianto e averlo salutato in gruppo.
Qualche anno più tardi, lo stesso gruppo di ricerca avrebbe anche visto altri scimpanzé usare degli utensili di legno per pulire il corpo di un giovane appena deceduto, un comportamento che meritò di essere descritto in un articolo pubblicato su Nature.
Che comportamenti hanno i gatti prima di morire?
Parlando di cani e gatti si fa riferimento a una situazione completamente diversa. Per quanto capaci di provare profonde emozioni e di soffrire per la morte di un loro amico, queste due specie non riescono infatti ad esprimere il proprio dolore come gli elefanti o gli scimpanzé, né sono coscienti di stare per morire, quando sopraggiunge la propria ora. Sono infatti capaci solo di percepire il loro malessere e nel caso in cui il dolore aumenta d'intensità cominciano ad assumere un comportamento diverso dal solito, nel tentativo di capire cosa c'è che non va.
Alcuni gatti si nascondono in luoghi bui e sono costantemente spaventati. Altri tendono invece a scappare o ad avere un atteggiamento sospettoso nei confronti dei pet mate o degli altri animali, cadendo vittima dell'ansia. In alcune occasioni, questi gatti possono anche divenire estremamente aggressivi, in particolare se non riescono più a riconoscere le persone e gli oggetti che li circondano.
Diverse persone hanno anche riferito che i loro gatti – durante gli ultimi giorni di vita – cercavano l'attenzione di altri animali domestici, come se volessero salutare tutti prima di morire. In natura, invece, una volta giunti alle fasi finali della propria esistenza, i gatti selvatici solitamente si lasciano morire di fame, essendo troppo deboli per continuare a mangiare o a difendere il proprio territorio. Così si nascondono nel cuore delle foreste, dopo aver magari tentato di riprodursi un'ultima volta o di cacciare una preda.
I cani sentono di stare per morire?
I cani condividono con i gatti la difficoltà di comprendere l'approssimarsi della loro fine e anche loro possono cambiare il proprio comportamento, quando percepiscono di non stare bene. Molti di essi cominciano a guardare in maniera intensiva i propri pet mate, nel tentativo di trovare conforto emotivo tramite lo sguardo, mentre altri semplicemente si addormentano, spegnendosi lentamente.
È molto comune che i cani smettano di mangiare o di bere, negli ultimi giorni della loro vita, o che non riescano più ad alzarsi sulle zampe, per via dei dolori. Alcuni cani molto anziani, spaventati e confusi dalla cecità e dal dolore, possono anche perdere la capacità di riconoscere i propri familiari. Una situazione che li rende piuttosto nervosi.
Spesso possono anche nascondersi più del dovuto dentro la cuccia o fare resistenza al momento di alzarsi dal letto.
Cani e gatti percepiscono la morte dei loro compagni?
Essendo delle specie intelligenti ed empatiche, cani e gatti sono in grado di comprendere il dolore degli altri, tanto da esserne influenzati dal punto vista comportamentale ed emotivo. Nel tentativo di aiutare gli altri animali, possono fornire loro calore, affetto, cercando di dare tutto il conforto possibile. Quando poi però perdono i loro amici o – ancor peggio – il pet mate, i sopravvissuti possono cadere nella tristezza o nella depressione. Due problemi che possono indurre alcuni individui a necessitare dell'aiuto e del supporto di veterinari ed esperti.
Quando un cane e un gatto rifiutano la scomparsa dei loro parenti o anche solo dei loro amici, possono intestardirsi nell'effettuare alcune scelte e operazioni giornaliere, che li riconducono alle attività che svolgevano con il defunto. Uno dei casi più celebri in cui un animale domestico ha ricordato per molto tempo il suo "amico" è quello di Hachiko, l'Akita che per oltre 10 anni attese invano il ritorno del suo compagno di giochi – il professor Hidesaburō Ueno – alla stazione di Shibuya di Tokyo.
Per molto tempo gli etologi e gli esperti cinofili hanno riflettuto sul fatto se Hachiko fosse consapevole o meno della morte di Ueno, ma alla fine si è giunti alla conclusione che la sua incrollabile fedeltà al professore deceduto sia stata provocata da un sentimento molto profondo: l'atto stesso di attendere Ueno alla stazione poteva essere divenuto un modo alternativo per ricordarlo.