Spesso ci si chiede se anche gli altri animali sappiano contare, come noi umani. La capacità di contare è trasversale nel regno animale. Sono infatti svariate le specie animali che sanno valutare la numerosità, ossia stimare il numero di elementi in un insieme, e questa è una forma di categorizzazione astratta che costituisce una delle chiavi del comportamento intelligente. Si parla proprio di competenza numerica, indicando la capacità dell’individuo di rappresentare, discriminare ed elaborare informazioni numeriche sulla quantità.
Qualcuno la annovera tra le percezioni sensoriali, considerando la rilevazione del numero di oggetti al pari di quella del suo colore, della sua forma o della sua posizione nello spazio. È un’abilità diffusa e non è difficile intuirne il motivo: essa fornisce notevoli vantaggi per la sopravvivenza e per la riproduzione e quindi ha un valore adattativo importante. Le abilità numeriche aumentano le probabilità di un animale nel trovare cibo, di evitare la predazione, di cacciare le prede, così come di sviluppare e mantenere interazioni sociali. Inoltre, promuovono le possibilità di fecondare un uovo e aumentano la vitalità della prole.
Come funziona l’intelligenza matematica
La quantità numerica può essere rappresentata in diversi modi, non simbolico e simbolico. Gli esseri umani – bambini e adulti – e gli animali non umani condividono il sistema non simbolico, che è un sistema cognitivo che permette di stimare quantità numeriche senza fare affidamento sul linguaggio o sui simboli. Come dunque? In poche parole, riconoscendo una variazione all’interno di un piccolo insieme di oggetti quando uno di questi rimosso o aggiunto.
Questo sistema è di fatto il precursore filogenetico e ontogenetico del conteggio simbolico (come la rappresentazione nel numero di parole o di cifre) e di altre abilità matematiche alla base dell'aritmetica formale che, sinora, sono state dimostrate unicamente nella specie umana. La rappresentazione non simbolica dei numeri è supportata da due distinti sistemi mentali: un sistema dedicato a piccole quantità, che permette di cogliere a colpo d’occhio e con precisione la numerosità di un insieme contenente fino a un massimo di 4 elementi, e un sistema di approssimazione che permette di operare con quantità maggiori, ma con minor precisione, in pratica discriminando quale sia quello più o meno numeroso tra due insiemi contenenti quantità diverse di elementi.
Quali animali sanno contare?
Gli studi comportamentali hanno identificato la competenza numerica in specie anche solo lontanamente imparentate e dotate di strutture cerebrali sorprendentemente diverse. Vediamone insieme alcune.
I primati non umani
La capacità di contare è stata studiata in varie specie di primati non umani quali i lemuri, le scimmie cappuccine, i macachi (Macaca mulatta), i babbuini, gli oranghi, i gorilla (Gorilla sp.) e gli scimpanzé (Pan troglodytes). Possiedono il un sistema numerico approssimativo attraverso cui discriminano tra dimensioni diverse, riuscendo a scegliere tra più insiemi in base al numero di articoli in essi contenuti.
I gatti
I gatti domestici possono imparare a discriminare tra diversi numeri di punti e sono capaci di scegliere spontaneamente tra diversi numeri e dimensioni di palline di cibo. Recentemente è stato dimostrato che discriminano, sempre spontaneamente, tra il numero e le dimensioni delle potenziali prede, e la loro scelta nel decidere se attaccarle o meno si basa anche su complesse analisi del rischio. I gatti sembrano infatti apparentemente preferire di lanciarsi su prede più numerose se sono piccole, e tra due prede di dimensioni differenti, della stessa o di specie diverse, preferiscono quelle più minute, solitamente giudicate più semplici da acciuffare e meno minacciose.
L'orso nero
Gli orsi hanno il cervello relativamente più grande di qualsiasi carnivoro, anche di altre specie sociali come i canidi. L’orso nero (Ursus Americanus) è capace di imparare a discriminare tra set contenenti stimoli visivi in numero variabile, presentati su matrici sia statiche che in movimento. Questi risultati suggeriscono che la vita di gruppo non è un prerequisito per la capacità di formulare giudizi sulla numerosità, che può essere ugualmente vantaggiosa anche per un mammifero a vita solitaria come l’orso nero.
Il topo selvatico a dorso striato
I topolini condividono con i primati non pochi comportamenti e funzioni cognitive, come la flessibilità comportamentale, il comportamento sociale, e la memoria. I topi selvatici a dorso striato (Apodemus agrarius) hanno abitudini diurne, soprattutto crepuscolari, e un vastissimo areale euroasiatico. Rispetto a molti altri piccoli roditori selvatici, questa specie è molto audace ed esplorativa, una personalità che porta i suoi esemplari a percorrere, in natura, distanze ragguardevoli, anche superiori a 1 km. I topi selvatici a dorso striato apprezzano le formiche rosse, che, seppur commestibili, sono piuttosto aggressive. Così loro hanno sviluppato la capacità di soppesare il rischio, scegliendo, tra due siti più o meno popolati da questi imenotteri, quelli che ne contengono meno, presumibilmente per ridurre il rischio di lesioni.
La salamandra dal dorso rosso
Al pari dei neonati umani e dei macachi, la salamandra dal dorso rosso orientale (Plethodon cinereus), molto diffusa nelle foreste del Canada e degli Stati Uniti, è in grado di cambiare tattica di foraggiamento valutando il numero di prede presenti nel suo campo visivo. Quando intorno girano poche mosche, si nutrono allo stesso modo di quelle piccole e di quelle grandi. Quando nei paraggi il numero di mosche aumenta oltre un certo numero, allora si permettono il lusso di selezionare preferibilmente le più grandi.
La folaga americana
Una scoperta di qualche anno fa, uscita sulla rivista Nature, è che le folaghe americane sono brave in matematica. Questi uccelli sono parassiti di cova che, con l’aggravante di parassitare i nidi della propria specie. Si è scoperto, tuttavia, che, come anche gli struzzi (Struthio camelus), utilizzando stimoli visivi come il colore e il pattern di punteggiatura del guscio, sono bravissime a riconoscere delle uova altrui, che prontamente eliminano dal nido, così da non doverle covare. Per ottimizzare ulteriormente il successo riproduttivo, le femmine regolano le dimensioni della covata contando le uova. Solo le proprie, però, non quelle estranee. Basandosi sul loro numero decidono quando è il momento di bloccare lo sviluppo dei follicoli ovarici, fermando la produzione di nuove uova.
Bibliografia
Dehaene, S. (2011). The number sense: How the mind creates mathematics (Rev. and updated ed.). Oxford University Press.
Chacha, J., Szenczi, P., González, D. et al. (2020). Revisiting more or less: influence of numerosity and size on potential prey choice in the domestic cat. Anim Cogn 23, 491–501.
Panteleeva, Sofia & Reznikova, Zhanna & Vygonyailova, Olga. (2013). Quantity judgements in the context of risk/reward decision making in striped field mice: First count, then hunt. Frontiers in psychology. 4, 53.
Vonk, J. and Beran, M.J. (2012). Bears ‘count’ too: quantity estimation and comparison in black bears, Ursus americanus. Animal Behaviour 84(1), 231-238.
Uller, C., Jaeger, R., Guidry, G. et al. (2003). Salamanders (Plethodon cinereus) go for more: rudiments of number in an amphibian. Anim Cogn 6, 105–112.
Reznikova, Z., Panteleeva, S. & Vorobyeva, N. (2019). Precise relative-quantity judgement in the striped field mouse Apodemus agrarius Pallas. Anim Cogn 22, 277–289.
Lyon B. E. (2003). Egg recognition and counting reduce costs of avian conspecific brood parasitism. Nature 422:495–499.