L'Associazione Mondiale dei Veterinari (WVA) riconosce che gli animali sono senzienti e percepiscono il dolore, e che è necessario migliorare le strategie di mitigazione del dolore negli animali presenti negli allevamenti. È questo il contenuto del documento "Dichiarazione sulla gestione del dolore negli animali d'allevamento".
Il testo afferma il principio della senzienza animale chiede di incrementare gli studi sul dolore provato dagli animali sfruttati nelle produzioni. «I professionisti veterinari devono essere ben istruiti sul riconoscimento e la gestione del dolore degli animali d'allevamento», è il monito dei professionisti del WVA.
L'Associazione propone quindi di attuare una serie di azioni che possano migliorare la qualità della vita di bovini, polli e molti altri animali che trascorrono la loro esistenza nello spazio angusto di un recinto. Il primo passo è intervenire nella formazione dei veterinari, e avviare un dialogo con i produttori e gli altri membri del team che si occupa degli animali per elaborare «strategie di riconoscimento e mitigazione del dolore negli animali d'allevamento basate su prove di efficacia».
Il secondo passo deve uscire dal contesto pratico e giungere invece nel cuore delle istituzioni di ogni paese. I veterinari sottolineano «lacune nella legislazione, regolamentazione e linee guida che regolano la salute e il benessere degli animali d'allevamento, in particolare durante le operazioni di allevamento e di benessere degli animali d'allevamento, in particolare durante le procedure chirurgiche di routine e invasive».
Un vuoto che coinvolge un numero enorme di individui. Basti pensare che nel 2021 negli allevamenti europeo c’erano ben 142 milioni di suini, 76 milioni di bovini, 60 milioni di pecore e 11 milioni di capre, senza contare polli, pesci e altri animali. La maggior parte di questi animali vive in allevamenti intensivi, dove sono costretti in condizioni artificiali di perenne sofferenza. Gabbie strettissime, assenza di luce solare, e ritmi di alimentazione iniqui.
Estendendo lo sguardo oltre il Vecchio Continente le cose non vanno meglio. In Cina è nato un allevamento intensivo di maiali in un grattacielo di 26 piani, e presto se ne aggiungeranno altri per fare fronte alla sempre crescente richiesta di carne del Paese.
Oltre all'ormai noto rischio di zoonosi connesso a alla coesistenza di milioni di individui in uno spazio limitato, esistono anche implicazioni etiche sulle quali è impossibile sorvolare. Come hanno sottolineato nel loro documento i membri del WVA: «Alleviare il dolore degli animali d'allevamento è una responsabilità condivisa da veterinari e produttori».
Intervenire sul dolore, in attesa di sviluppare un sistema di sussistenza che sia realmente cruelty free.