Che tipo di posto occupavano gli animali domestici nella società romana? È a questa domanda che ha risposto l'archeozoologo Michele Di Gerio durante il seminario "Gli animali domestici nel mondo romano delle opere letterarie ed artistiche" promosso dal professore Giuseppe Borzacchiello, docente dell'Università Federico II di Napoli e collaboratore di Kodami.
Durante il corso di Fisiopatologia degli animali domestici, al II anno della facoltà di Medicina veterinaria, Borzacchiello ha scelto di dedicare una giornata ad approfondire le funzioni delle specie domestiche dal punto di vista sociale e culturale.
«Ogni anno dedico una finestra del corso a trattare argomenti di non stretta pertinenza patologica, così da aiutare i ragazzi ad aprire il loro sguardo alla società e alla cultura del mondo animale – spiega Borzacchiello – Una formazione universitaria a tutto tondo dei futuri medici veterinari non può prescindere anche dal sapere come si sono evolute le relazioni con gli altri animali».
A questo scopo il professore ha invitato nella sua aula un archeozoologo, uno studioso delle specie animali del mondo antico. In questa branca del sapere, scienza e studi umanistici si intersecano attraverso le fonti letterarie-storiche o iconografiche dalle quali è possibile ricostruire il rapporto tra l'essere umano e gli altri animali.
Di Gerio ha iniziato il suo viaggio partendo dall'antica Pompei, l'esempio di civiltà romana meglio conservato nel mondo. A seguito dell'eruzione del 79 d. C. infatti la città è rimasta pietrificata in quei terribili istanti, restituendo una fotografia esatta delle abitudini dei popoli romani di duemila anni fa.
Ciò è stato possibile grazie a una particolare tecnica che ha permesso di acquisire i calchi di coloro che sono rimasti coinvolti nell'eruzione. Durante gli scavi ottocenteschi, infatti, gli addetti incontravano di frequente aree vuote dovute alla decomposizione di materiale organico: corpi umani, di animali e legno. L'allora direttore dei lavori di scavo, Giusppe Fiorelli, decise di inserire in queste cavità del gesso liquido che, una volta induritosi, restituiva la forma di ciò che c’era dentro. «Così – spiega Di Gerio – abbiamo scoperto esseri umani, sia adulti che bambini, un suinetto e anche un cane».
Il cane era legato alla catena, probabilmente dimenticato durante la precipitosa fuga dei suoi umani. Non è morto a livello del pavimento, ma più in alto: probabilmente i detriti cadevano dall’alto e lui cercava di salirci sopra fino a quando la catena glielo ha permesso. «È stato ritrovato in una posizione innaturale e dal calco è ben visibile il collare con catena che gli ha impedito di fuggire», aggiunge Di Gerio.
Ma non sono solo i reperti archeologici a parlarci degli animali nelle città antiche. Anche le fonti pittoriche offrono uno spaccato su queste civiltà. «Gli animali ritratti erano sempre maschi. Sia nei mosaici che nelle pitture rinvenute a Pompei, Ercolano, e nelle ville stabiesi – sottolinea l'archeozoologo – è possibile vedere chiaramente i genitali, rigorosamente maschili, di tutti gli animali ritratti. Questo è da attribuire al fortissimo maschilismo della società e quindi può aiutarci a decifrare le relazioni di potere nella Roma antica anche tra le persone».
Attraverso queste fonti secondo Di Gerio è possibile risalire anche all'origine delle razze di animale allevate e selezionate dall'uomo che sono arrivate sino a noi: «Lo scrittore d'epoca romana Columella nei suoi testi parla dei bovini campani, di piccola taglia e col mantello bianco, mentre quelli di razza umbra hanno il mantello rossastro Anche nei mosaici e nelle pitture è possibile osservare questa distinzione cromatica».
Le fonti letterarie possono avere quindi un ruolo chiarificatore: «Nelle Gerorgiche di Virgilio c’è un passo in cui si descrive l'allevamento di maiali allo stato brado, gli animali infatti pascolano liberamente sotto alberi di quercia, e la sera rientravano nei ricoveri chiusi. Sempre attraverso i testi sappiamo che tra i maiali allevati e i cinghiali liberi c’era pacifica convivenza. E mettendo in relazione le cronache degli storici con i reperti, oggi sappiamo anche che il maiale era anche animale domestico più consumato».
L'uomo infatti ha sempre impiegato gli animali per i propri scopi, ma qualcosa nel corso dei secoli è cambiato nella sensibilità delle persone, come fa notare il professore Borzacchiello al termine del seminario: «Molte funzioni delle specie di animali domestici allevate durante il periodo romano sono arrivate fino a noi, tuttavia siamo andati avanti su molti aspetti, fino ad inserire la tutela degli animali nella nostra Costituzione».
L'importantissimo legame tra Pompei e i suoi animali era stato già valorizzato e raccontato da Kodami in un video reportage esclusivo dedicato proprio alla relazione tra uomini e animali nella società antica. Un viaggio partito dai numerosi affreschi e mosaici delle domus romane che testimoniano ancora oggi il millenario rapporto tra noi e le specie domestiche.