Da qualche giorno è disponibile su Netflix "La caduta della casa degli Usher", una gotica e spaventosa serie televisiva scritta e diretta da Mike Flanagan, regista statunitense nato a Salem che per la nota piattaforma streaming ha già girato diverse serie horror di successo, come "The Hauting of Hill House", "The Hauting of Bly Manor" e "Midnight Mass". In questa sua ultima opera Flanagan adatta per lo schermo forse una delle opere più famose di Edgar Allan Poe, celebre scrittore americano che secondo molti esperti è da considerarsi il padre dell'orrore, insieme a Mary Shelley, l'autrice di Frankenstein.
"La caduta della casa degli Usher" è infatti una delle storie più cupe e tenebrose dell'intera bibliografia di Poe. E dalla recensioni positive uscite nel corso degli ultimi giorni, sembra che la serie sia riuscita a convincere sia la critica che il pubblico, oltre che a modernizzare l'opera originale, inserendo all'interno della sua trama anche altri racconti celebri dell'autore, in modo da renderla l'opera più completa tratta dalle pagine dello "scrittore maledetto" di Boston.
Approfittando dell'uscita della serie, vogliamo svelarvi su Kodami del simbolismo persistente che assumono gli animali che Poe ha inserito all'interno delle sue poesie e dei suoi racconti: fiere misteriose capaci anche di svolgere il ruolo di intermediari della sua visione artistica ed umana del mondo.
Preparatevi quindi a entrare in contatto con un mondo distorto, segnato dal dolore, dove ciascun organismo è esso stesso mandante e messaggio per una rivelazione più alta della stessa comprensione dell'esistenza umana e che colpisce in egual modo i protagonisti dei racconti e i lettori. Non faremo spoiler particolari sulla serie ma si avvisa che potrebbero esserci dei piccoli riferimenti alla trama originale dei racconti e si consiglia la lettura e la stessa visione della serie solo a chi è già abituato all'horror. "La caduta della casa degli Usher" infatti è contemporaneamente il racconto e la serie più disturbante che potrete trovare in previsione del prossimo Halloween.
Il corvo
Il corvo è il personaggio più inquietante della produzione letteraria poiana e anche all'interno della serie televisiva di Flanagan ha molto spazio, divenendo il motore e il deus ex machina dell'intera opera. Inflessibile messaggero e crudele custode delle verità terrene, questo uccello è forse il simbolo stesso della fantasia orrifica di Poe, anche se compare come protagonista assoluto all'interno di una sola poesia -"The Raven" – che per via delle sue allitterazioni costanti (come non citare la parola "Nevermore") è divenuta più celebre del suo stesso autore.
Personaggio diabolico privo di una vera e propria malignità, il corvo rappresenta tutto ciò che l'uomo non può controllare, la fine ineluttabile che giungerà per tutti e che guida i nostri incubi, anche quando siamo svegli. Il collegamento diretto del corvo alla morte d'altronde non è frutto esclusivo della fantasia dello scrittore statunitense, ma deriva anche da moltissime tradizioni come quella classica o norrena che hanno sempre visto nei corvi dei fedeli messaggeri degli dei e anche i rappresentanti stessi della morte, soprattutto quando volteggiavano vicino ai campi di battaglia.
All'interno della serie televisiva e della poesia omonima, bisogna tuttavia ricordare che il corvo – per quanto sia un messaggero terribile a vedersi, capace di far perdere il senno e di condurre un uomo direttamente alla pazzia – è un'entità onesta. Non è la manifestazione sadica di qualche mostro o una bestia da scacciare e da odiare. Il corvo svolge il suo ruolo naturale affidatogli dal mondo e per quanto sia ammantato di magia e mistero, essendo molto intelligente, non cerca di approfittare del prossimo. Al contrario, tramite il suo inquietante sguardo, allerta l'uomo che tutto è destinato a compiersi e che è inutile nascondersi dentro ad una sterile fantasia quando la sofferenza ci dimostra cosa è reale e cosa non è lecito.
La nota dolente dietro al successo delle poesie di Poe fu però che per molto tempo in America e in Europa i suoi lettori mal interpretarono i versi dove l'artista descrisse la figura di questi uccelli, con la conseguenza che i corvi cominciarono ad essere considerati portatrici di sventura in gran parte del mondo, anche se non meritevoli secondo l'artista di tale odio.
Il gatto nero
"Il gatto nero" è il titolo di un altro racconto molto famoso di Poe che Flanagan ha riadattato per la sua serie. All'interno della critica letteraria questo racconto è anche fra quelli più dibattuti della storia americana, visto che l'animale nel testo non si rivela solo essere capriccioso e vendicativo ma anche la manifestazione più crudele delle vittime della follia e della violenza umana.
Per quanto questo racconto sia infatti abbastanza semplice e si basa sul rapporto conflittuale fra un gatto nero e il marito della sua pet mate, bisogna infatti sottolineare che questa storia narra di un viaggio verso il baratro oscuro dell'alcolismo e della pazzia di un omicida che commette tra l'altro ripetute violenze nei confronti degli animali.
Poe, convinto animalista, credeva infatti che uno dei sintomi peggiori della crudeltà della follia umana si manifesti quando un essere umano tortura e uccide inutilmente altri esseri viventi per il semplice gusto di farlo. Quindi, per chiarire la sua posizione nei confronti di tale violenza, immagina un gatto demoniaco che dietro le sue spoglie mortali nasconde una fedeltà così incrollabile nei confronti della donna che l'aveva accudito da diventarne il custode anche dopo la morte. Il gatto infatti si vendicherà delle azioni commesse dal protagonista e marito della donna non tanto con delle azioni violente – tipiche degli spiriti maligni – ma con una costante pressione psicologica, capace di tradire la coscienza dell'assassino e condurlo alla giustizia dopo settimane di soprusi e di torture.
Da molti lettori ritenuto sbadatamente uno dei personaggi più terribili dei racconti dell'orrore di Poe, in verità il gatto nero è indubbiamente un personaggio positivo. L'unico capace di fare giustizia nei confronti di un caso di omicidio e delle torture praticate su diversi organismi (animali ed esseri umani). Ad averlo reso inquietante è stata ovviamente anche la scelta di Poe di collegarlo alla tradizione religiosa egiziana, che vedeva nei gatti degli animali sacri, incarnazione terrena di importanti divinità come Mafdet, responsabile della giustizia ultraterrena e della pena capitale, e Bastet, dea del focolare e del benessere familiare.
Poe però, per quanto appartenesse ad una società che disprezzava i gatti dalla pelliccia nera, era un grande appassionato di mitologia egizia e dell'occultismo. Era quindi consapevole che in realtà erano stati un tempo considerati meritevoli di venerazione da moltissimi popoli antichi. Ed è forse dunque per questo se ha deciso di scrivere una storia con un gatto nero antagonista, che si vendica delle malefatte procurate dall'uomo.
Lo scarabeo dorato
Uno dei racconti d'avventura più famosi della produzione di Poe è "Lo scarabeo dorato", una breve novella ambientata nell'isola di Sullivan, nella città di Charleston in Carolina del Sud. A differenza degli altri racconti finora descritti, "Lo scarabeo dorato" non è un vero e proprio racconto dell'orrore ma una storia che si basa sul classico topos letterario della ricerca al tesoro, uno dei più frequenti in quel periodo negli Stati Uniti, che avrebbe trovato nuova linfa proprio con Poe e più tardi con Robert Louise Stevenson, autore de "L'Isola del Tesoro" nel 1883.
L'insetto dorato all'interno del racconto funge da vera mappa e messaggio, spingendo il protagonista ad andare ad esplorare il mondo alla ricerca di ricchezze. Simbolo quindi di come bisogna impegnarsi per ottenere fortuna ed allontanarsi dalla propria casa, il fragile scarabeo di per sé assume il ruolo di mezzo per ottenere l'indipendenza economica e sociale, oltre che strumento per decodificare i misteri e i segreti del mondo.
All'interno della serie horror di Flanagan, che deve portare su schermo una sequenza di orribili morti legate alla caduta della casa Usher, tuttavia il significato di questo piccolo insetto risulta ancora più complesso. Visto che gli scarabei venivano usati dagli antichi egiziani durante la mummificazione come simbolo di eterna rinascita, all'interno della serie la sua presenza viene utilizzata per indicare il sogno infantile dell'eterna giovinezza e dell'immortalità. È anche un potente simbolo di morte, poiché conduce una delle figlie di Roderick Usher – principale protagonista della serie e capostipite della famiglia – verso la strada ineluttabile dell'autodistruzione.
Le scimmie del racconto "I delitti della Rue Morgue"
Abbiamo già detto che Poe era un animalista convinto e che odiava vedere gli animali torturati all'interno della sua società. Uno dei suoi racconti in cui si capisce meglio la sua posizione nei confronti del rispetto che bisogna mantenere nei confronti della natura è "I delitti della Rue Morgue", il primo vero giallo della storia della letteratura mondiale.
In questo racconto l'omicida è un orango, ma a differenza di molti altri romanzi dello stesso genere il lettore è qui spinto a simpatizzare con l'omicida, poiché la scimmia è costretta a vivere in un ambiente urbano straniante e difficile, con un pet mate che lo ha strappato dal suo ambiente naturale e che lo alleva tramite la tortura per comportarsi come un essere umano.
La critica di Poe al maltrattamento che subivano all'epoca i primati è abbastanza chiara, ma ad offrire nuove chiavi di lettura a questo racconto c'è la nuova interpretazione di Flanagan, che all'interno della serie ambienta l'intera novella all'interno di un laboratorio dove vengono effettuati crudeli esperimenti sugli scimpanzé. Questo cambiamento ha reso ancora più crude le sorti a cui toccano i primati, ma dall'altra parte permette allo spettatore d'immedesimarsi meglio con gli animali, sottoposti ad una vita di tormento e di paura che non li rende più aggressivi, ma solo più distanti dagli urgenti bisogni degli esseri umani.
La vendetta degli scimpanzé tuttavia sarà comunque terribile e riporta alla mente un'altra grande opera che si basa su questo tema. Il romanzo "Il pianeta delle scimmie" di Pierre Boulle, da cui sono stati tratti diversi film, tra cui il film omonimo del 1968 con Charlton Heston e "L'alba del pianeta delle scimmie" del 2011, dove si scopre che la grande rivoluzione dei primati nasce all'interno di un laboratorio in cui si pratica la vivisezione sulle scimmie e si studia l'Alzheimer.