La Sfattoria degli Ultimi resta ancora nel limbo. Una zona grigia fatta di ansia, paura e preoccupazione per il destino dei 140 tra maiali, cinghiali e ibridi che in questo rifugio sulle colline della zona nord di Roma hanno trovato una nuova casa, e che rischiano di venire abbattuti nell’ambito del piano di contenimento per la peste suina africana.
Martedì mattina al Tar del Lazio si è tenuta la nuova udienza relativa alla richiesta di sospensiva del provvedimento con cui la Asl Roma 1 ha disposto l’abbattimento, e i giudici hanno preso tempo: potrebbe arrivare una decisione entro le 24-48 ore relativa esclusivamente alla sospensiva, oppure potrebbero decidere di andare a sentenza, il che significa che un verdetto non arriverebbe prima di qualche mese.
«Il Tar potrebbe decidere di confermare la sospensiva concessa il 19 agosto oppure di annullarla – ha spiegato a Kodami Emanuele Zacchini, diventato uno dei volti simbolo della battaglia della Sfattoria – Se la confermasse tutto resterebbe fermo, abbattimenti compresi. Se invece dovesse annullarla, non vogliamo neppure pensarci, perché il procedimento avviato dalla Asl potrebbe andare avanti. L’alternativa è che i giudici decidano di andare a sentenza di merito (valutare insomma se il provvedimento della Asl è legittimo o no, ndr), e allora se ne parlerà tra qualche mese».
La tensione e la preoccupazione della grande famiglia della Sfattoria insomma sono palpabili, e trapelano chiaramente dai volti di Zacchini e di Paola Samaritani, responsabile del rifugio, che questa mattina erano ovviamente presenti al presidio di protesta organizzato nei giardini di fronte al Tar: «Questa non è una battaglia solo nostra, è una battaglia di tutti – ha detto Samaritani con la voce incrinata e il volto sofferente – Non smetteremo mai di lottare, qualsiasi sia la decisione che arriverà. Quanto sta accadendo è un’agonia, questi animali sono gli ultimi degli ultimi e noi ci battiamo per loro e per i diritti di tutti gli animali».
Nella controversia sono intervenute ad adiuvandum, in supporto cioè della Sfattoria, anche le associazioni animaliste Enpa, Leal, Leidaa, Lac, Lndc, Oipa e Tda, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Calamo, che al termine dell’udienza, ha confermato che i giudici potrebbero anche arrivare a emettere la sentenza in forma breve senza ulteriori passaggi. Una novità rispetto a quanto accaduto sinora è che la Regione Lazio si è costituita tardivamente nel procedimento, presentando una memoria nella tarda serata di lunedì: «Abbiamo eccepito la tardività di tale costituzione e ci siamo opposti alla sua ammissibilità e il Tar ne ha preso atto – ha sottolineato Calamo – Da parte sua, il commissario per la lotta alla peste suina africana è rimasto fuori dal processo, non essendosi costituito. Ora aspettiamo di capire come evolverà il procedimento».