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11 Gennaio 2023
9:00

Gli animali con l’olfatto più sviluppato

L’olfatto è essenziale per la sopravvivenza della maggior parte degli animali. Viene utilizzato per trovare cibo, evitare pericoli, comunicare, identificare i compagni o un territorio. Vediamo quali sono gli animali con l'olfatto più potente.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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L’olfatto è essenziale per la sopravvivenza della maggior parte degli animali. Viene utilizzato per trovare cibo, evitare pericoli, comunicare, identificare i compagni e la prole o anche un territorio. Come funziona da punto di vista fisiologico? Il naso, che è dotato di finissime terminazioni nervose sensoriali chiamate recettori, percepisce l’energia ambientale connessa con gli stimoli olfattivi e la trasforma in impulsi nervosi. Questa fase del processo è quella che permette la percezione delle molecole chimiche.

Gli impulsi nervosi, però, non rimangono qui, ma viaggiano lungo le vie nervose fino a raggiungere il cervello, dove le attende la corteccia, per processarle e decodificarle. L’animale può così interpretare le informazioni rilevate dal naso e dunque, in pratica, riconoscere gli odori.

Vediamo quali sono gli animali con l'olfatto più sviluppato e come lo utilizzano.

Elefanti africani, animali dall'olfatto eccezionale

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Gli elefanti africani (Loxodonta africana) possiedono un senso dell’olfatto straordinario grazie alla proboscide unica di cui sono dotati, all’efficienza del sistema olfattivo e a un gran numero di geni per i recettori olfattivi. Questi animali possono distinguere tra composti organici che differiscono per una singola catena di carbonio, tra gli odori provenienti da persone diverse e tra da elefanti imparentati e non imparentati. Attraverso l’olfatto riconoscono anche l'odore dello sterco dei leoni.

Inoltre, prendono decisioni riguardo agli alimenti utilizzando soltanto i segnali olfattivi: grazie al profumo possono per esempio individuare i frutti dell’albero di marula, una pianta appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae, con il più alto contenuto di zucchero. Infine, le interazioni sociali degli elefanti sono fortemente basate anche sulla comunicazione olfattiva.

Cani, animali macrosmatici

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L'olfatto è il senso principale del cane, mille volte più sensibile di quello degli esseri umani. I cani sono in grado di annusare circa mezzo milione di composti odorosi a concentrazioni in tracce, che normalmente sono impercettibili al nostro naso. Ciò è in gran parte dovuto alle caratteristiche anatomiche, fisiologiche e genetiche di questi animali macrosmatici, tra le quali troviamo:

  1. la superficie dell'epitelio olfattivo molto estesa, grazie alla presenza, nella cavità nasale, di piccole strutture osse chiamate "turbinati";
  2. la forma e la mobilità delle narici canine, che assicurano a grandi quantità di molecole odorose contenute nel flusso d'aria di entrare nella cavità nasale;
  3. il numero estremamente elevato di recettori olfattivi (fino a oltre 200 milioni contro i 5 milioni dell’essere umano);
  4. una corteccia olfattiva, a livello cerebrale, anch’essa molto estesa.

L'acuità dell'olfatto canino, combinata con la notevole e rinomata capacità di apprendere, e la propensione a collaborare con le persone, frutto di oltre 30 milioni di anni di coevoluzione, rende i cani eccellenti biodetector in attività quali il rilevamento di droghe o di esplosivi, il ritrovamento delle vittime di disastri o di resti umani, e lo screening di alcune patologie dell’uomo.

Uccelli, vertebrati dall’olfatto erroneamente sottovalutato

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Gli uccelli possono annusare, e già questa è una notizia. Per lungo tempo, infatti, si è pensato che gli uccelli avessero poco, se non addirittura nessun, senso dell'olfatto. Oggi invece sappiamo che sono dotati di tutte le strutture anatomiche e neurobiologiche connesse con la percezione degli odori e, complessivamente, il loro sistema olfattivo è molto simile a quello degli anfibi, dei rettili e dei mammiferi. I diamanti mandarini (Taeniopygia guttata), ad esempio, hanno un numero di geni che codificano per i recettori olfattivi simile a noi, e sono noti per usare l’olfatto anche per scopi sociali, come il riconoscimento tra conspecifici e individui di specie diversa, come pure tra parenti e no.

Orsi, predatori che comunicano col naso

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Gli orsi adulti sono animali solitari, uno stile di vita che li porta a dover fare particolare affidamento sull’olfatto per comunicare con gli altri orsi. Tuttavia, essi lo utilizzano molto anche per cercare il cibo. In generale, gli orsi sembrano utilizzare l’olfatto di più rispetto alla maggior parte degli altri carnivori e a queste differenze funzionali corrispondo evidenti differenze anatomiche. Negli orsi, infatti, la dimensione relativa del bulbo olfattivo, quell’area del cervello che analizza le sensazioni odorose, è maggiore di quanto osservato in altre specie carnivore, e lo stesso può dirsi della lamina cribrosa dell’osso etmoide.

Nell'orso nero americano, nell'orso bruno e soprattutto nell'orso polare, questo piatto osseo forato, che separa la cavità nasale dal cervello e viene attraversato dai nervi olfattivi diretti al bulbo, è più grande di quanto ci si aspetterebbe. Si notano anche differenze all’interno dello stesso genere Ursus. L'orso polare, che è un predatore carnivoro terrestre tra i più grandi del nostro Pianeta, ha una porzione relativamente più ampia della cavità nasale dedicata all'olfatto rispetto all'orso nero americano, all'orso bruno e ad altri carnivori più onnivori.

Leoni, campioni di marcature olfattive

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Il leone africano (Panthera leo) è un grande felino appartenente al genere Panthera, quello dei felini che ruggiscono. La sua sopravvivenza dipende in buona parte dall’uso dell'olfatto: grazie alla sensibilità olfattiva, infatti, il leone identifica le prede, distingue tra conspecifici, segnala lo stato riproduttivo e mantiene il possesso di un territorio. Stando ai racconti di due noti studiosi del passato, Adamson e Brahmachary, una leonessa è in grado di rilevare l'odore dei resti di una preda alla distanza di quasi otto metri, e può identificare i feromoni di un leone maschio a una distanza di circa nove metri, 3 ore dopo la loro emissione.

Falene, esperte di profumi floreali

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Gli insetti, come molti altri animali, usano il loro senso dell'olfatto per localizzare a distanza bersagli ecologicamente rilevanti. I segnali olfattivi giocano un ruolo importante soprattutto per gli insetti notturni, come le falene, che si alimentano, si accoppiano e depongono le uova dal tramonto all'alba. È noto che le falene riconoscono le piante discriminando con l’olfatto i composti volatili rilasciati dal nettare floreale di cui si nutrono. Lo fanno usando una rete di neuroni che convoglia le informazioni percepite dai recettori olfattivi al lobo antennale, una struttura localizzata nel cervello e che ha un'organizzazione simile a quella del bulbo olfattivo dei mammiferi.

Bibliografia

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Abankwah, V.,  et al. (2020). Avian olfaction: a review of the recent literature. Comparative Cognition & Behavior Reviews. 15. 149-161.

Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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