I ricercatori stanno maturando sempre più interesse riguardo ai sistemi di vocalizzazione dei dinosauri. Se infatti qualche settimana fa un articolo prendeva in considerazione il verso dei tirannosauri, dimostrando quanto fosse un "non ruggito", da qualche giorno la comunità scientifica sta dibattendo sulle capacità sonore di un'altra importante specie, che comparve alla fine del Cretaceo: l'anchilosauro.
Una equipe composta da tre paleontologi , Junki Yoshida e Yoshitsugu Kobayashi dell'Università di Hokkaido e Mark A. Norell del Museo di scienze naturali di New York, ha appena pubblicato su Communications biology i risultati di un lungo studio, che comprendeva la modellizazione della laringe fossile di questi preistorici erbivori a partire da alcuni ritrovamenti particolarmente ben conservati. Secondo i risultati, la struttura della laringe di questi erbivori permetteva loro di effettuare versi simili a quelli oggi emessi dagli uccelli, i loro parenti più stretti fra gli animali rimasti in vita.
Di preciso, la specie di anchilosauro che è stata studiata dai due scienziati giapponesi era Pinacosaurus grangeri, un erbivoro che visse 80-75 milioni di fa negli attuali territori cinesi. Dallo studio della sua laringe, il Pinacosaurus disponeva di alcuni organi tipici dei rettili non aviari, come il cricoide e l'aritenoide (cartilagini che proteggono la laringe), ma disponeva anche di alcune specializzazioni come il cricoide allargato che gli permettevano di esprimere versi in maniera simile a quanto fatto dagli uccelli.
Quest'ultimi, al giorno d'oggi riescono ad emettere i loro versi e a modulare i canti durante le stagioni degli amori perché possiedono un organo particolare, la siringe, che si è evoluto e ha ottenuto la forma attuale solo nel corso degli ultimi cinquanta milioni di anni, molto dopo la scomparsa dell'ultimo dinosauro non uccelli.
«Sebbene la faringe non sia mai stata segnalata nei dinosauri, Pinacosaurus avrebbe potuto impiegare la vocalizzazione in maniera simile a quanto visto fare ad un uccello con la grande laringe cinetica – chiariscono gli studiosi, all'interno del loro articolo – Questo antico fossile laringeo dunque fornisce il primo passo per comprendere l'evoluzione vocale nei dinosauri che non sono imparentati con gli uccelli». Visto però che la laringe dei dinosauri e degli uccelli è molto differente, cosa accomuna il loro sistema di vocalizzazione?
«Negli uccelli, la fonte di energia per la loro vocalizzazione è il sistema dei sacchi aerei della siringe, che si restringono durante l'espirazione – chiariscono i paleontologi, cercando così di delineare somiglianze e differenze fra i due differenti gruppi di animali – Sebbene le caratteristiche osteologiche per disporre delle sacche siano del tutto assenti negli anchilosauri e in altri dinosauri ornitischi, la disposizione delle articolazioni delle costole nella cavità toracica è un'architettura però simile a quella di un uccello». Sarebbe questo il segreto che permetteva a questi grossi erbivori di sprigionare dei suoni, partendo dalla potenza dei loro polmoni.
Tale trucco spiega anche come questo dinosauro probabilmente possedeva una fonte vocale non laringea e come il compito delle strutture presenti nel suo laringe era quello di modulare l'intonazione del verso.
A questo punto i paleontologi hanno proposto un'ipotetico albero evolutivo delle strutture cartilaginee laringee. Tale proposta secondo loro è molto utile perché permette di capire come lo studio effettuato sull'anchilosauro ci permetta ora di avere un panorama (semi)completo dell'evoluzione del canto negli uccelli.
I dinosauri come Pinacosaurus grangeri e gli altri anchilosauridi, difatti, si dimostrerebbero come la chiave di volta o il punto di congiunzione fra gli antichi rettili e gli uccelli. Se da una parte infatti l'anchilosauro cinese presenta un'anatomia molto più simile a quella degli arcosauri, questo presenta anche delle struttura che ricordano chiaramente alcune parti delle siringi degli uccelli. Questo comporta che il sistema di modulazione della voce che è effettuato dalla siringe negli uccelli si è ripresentato più volte nel corso dell'evoluzione dei rettili. Ed è un fatto che all'interno del loro studio i paleontologi hanno sottolineato.
«Gli anchilosauri Pinacosaurus e Saichania (un'altra specie simile sempre rinvenuta in Cina ndr) condividono l'ossificazione del cricoide e aritenoide come negli uccelli. Ciò indica che la laringe è ossificata in alcuni dinosauri, un dato che finora non era pervenuto – concludono gli scienziati, ribadendo il loro stupore nello scoprire come i dinosauri potessero modulare la loro voce. – Rimane ovviamente ancora possibile l'ipotesi che l'ossificazione laringea sia una sinapomorfia degli anchilosauridi, ovvero un carattere nuovo condiviso, o che tale strutture fossero assenti in altri fossili di dinosauro semplicemente perché le condizioni di conservazione dei reperti durante la fossilizzazione non erano adeguate. In termini di sviluppo però la laringe ossificata nel Pinacosaurus è simile a quella che è possibile vedere nella prima fase di sviluppo delle siringi negli embrioni degli uccelli». Questo spiegherebbe dunque la somiglianza e l'affinità delle strutture.
Questa scoperta, ovviamente, non ci deve indurre a credere che animali così pesanti come gli anchilosauri potessero cinguettare come dei moderni cardellini. Con questa ricerca, la scienza sta solo cercando di capire se e come questi animali riuscissero a modulare i loro versi ma serviranno molti anni di studi per comprendere se fossero davvero in grado di comporre delle vere e proprie canzoni, come gli attuali uccelli canori, o se erano solo bravi ad esprimersi modificando il tono della loro voce.