Sempre più di frequente capita di imbattersi in profili social dedicati a cani o altri animali domestici. Profili che sembrano direttamente gestiti da questi ultimi e nei quali pare che a parlare siano proprio loro. La gran parte delle volte lo scopo del creatore di tali spazi virtuali è puramente ludico, ma in alcuni casi gli ignari protagonisti si trasformano in vere e proprie star a quattro zampe, con milioni di seguaci attivi ed affezionati. Vengono infatti definiti pupfluencer (dalla contrazione tra le parole puppy, ovvero "cucciolo", e influencer) o pet influencer.
Il fenomeno è mondiale, e peraltro, attorno allo stesso ruotano rilevanti interessi economici. Basti pensare che si parla di un mercato che si appresta a raggiungere i quaranta miliardi di dollari all'anno. Gli account più seguiti perdono dunque il carattere del solo divertimento e diventano delle imprese a tutti gli effetti. Si inizia dunque a domandarsi a chi appartengano gli account social di questi animali e chi ne sia responsabile, soprattutto nei casi in cui il creatore e gestore del profilo sia diverso dal proprietario.
La risposta non può che essere articolata e inoltre, trattandosi di un'attività assai recente, permangono diversi punti d'ombra e situazioni non ancora regolamentate, non solo nel nostro Paese. Per rispondere subito e brevemente a queste domande, comunque, possiamo dire che il profilo "appartiene" tendenzialmente a colui che materialmente lo crea e gestisce e lo stesso risponde per eventuali illeciti o danni causati a terzi. Diverso il caso in cui vi sia un contratto che regoli rapporti – di titolarità e gestione – tra creatore e gestore dell'account (spesso una società specializzata in detta attività) e proprietario* dell'animale. In questi casi le regole sono dettate direttamente dalle parti.
Chi è responsabile degli account social di un cane?
Chi è quindi responsabile degli account social di un cane? Non è possibile fornire una risposta univoca a questa domanda. Una sola cosa è sicura: non risponde in nessun caso il vero protagonista a quattro zampe il quale, in verità, non ha neppure idea del fatto di avere tanto seguito sui social network. In Italia, infatti, gli animali non sono soggetti di diritto e non possiedono la capacità giuridica (né, tantomeno, quella di agire). Questo concetto, invece, non è sempre così netto all'estero.
Per fare un esempio, ha fatto molto discutere il caso del selfie scattato dall'ormai famoso macaco cinopiteco di nome Naruto. Il simpatico e intelligente primate, appropriandosi della macchina fotografica lasciata incustodita da un fotografo, si è scattato una fotografia che ha fatto il giro del mondo. Questa è stata pubblicata dal fotografo in un libro di animali e lo ha reso piuttosto celebre. A quel punto è partita una battaglia legale in ordine al copyright dell'immagine.
L'associazione Peta ha agito in giudizio negli Stati Uniti ed ha chiesto che i diritti fossero attribuiti direttamente a Naruto. Il giudice federale di San Francisco chiamato a decidere ha però stabilito che anche negli USA gli animali mancano di una posizione giuridica e ha dunque rigettato le domande dell'istante. Nonostante ciò, dopo la sentenza, è stato raggiunto un accordo economico tra fotografo e associazione e una parte delle somme è andata in beneficenza alle associazioni che tutelano i Bonobo in Indonesia. Questo caso è molto particolare, ma ci dimostra come anche nel nostro Paese sorgeranno presto delle diatribe legali dalla difficile e incerta soluzione, proprio perché riguardanti problemi nuovi quali, per rimanere all'esempio di Naruto, la tutela dei diritti d'immagine di un animale.
Fatta questa premessa ed escluso il pet influencer, occorre chiarire chi sia il responsabile dei social di un cane. Ora, se il profilo viene creato e gestito direttamente dal proprietario* del cane (come quasi sempre accade) non si pone alcun problema. Tutte le responsabilità rimangono in capo a lui. La questione si pone, invece, nella sua reale complessità qualora questi affidi creazione e/o gestione dell'account a un terzo. In tal caso occorre infatti valutare sia gli aspetti della titolarità dell'account, sia quelli inerenti le responsabilità sui contenuti pubblicati.
Semplificando il discorso, si può dire che in sede civile, in mancanza di regolamentazioni tra le parti, la responsabilità ricade su chi ha l'effettiva gestione dello spazio social. È infatti lui il solo a poter decidere cosa scrivere e quali immagini condividere. Nel caso in cui invece sia stato stipulato un contratto tra le parti, occorre andare a vedere come siano organizzati gli aspetti della titolarità dello spazio, della sua gestione e come siano ripartite le responsabilità. Si deve andare a verificare ad esempio chi fornisce il materiale e chi decide la forma dei contenuti. In base alle regole dettate dalle parti si stabilisce chi dovrà rispondere di eventuali azioni dannose.
Anche per quanto riguarda le responsabilità penali per reati commessi nell'attività di gestione e utilizzo dell'account di un cane si deve andare a valutare ogni singolo caso nella sua specificità. Facciamo l'esempio di un post illecito (perché, ad esempio, diffamatorio) pubblicato dal gestore dell'account, soggetto diverso dal pet mate. Se, per ipotesi, il contenuto è creato direttamente dal gestore e il pet mate, per gli accordi tra le parti, si limita a fornire delle fotografie, tendenzialmente risponderà solo il primo.
Se invece nel contratto è previsto che i testi li fornisca il pet mate e il gestore dell'account si deve limitare a un controllo sulla forma, il secondo non potrà essere chiamato a rispondere. Se poi il messaggio è chiaramente illecito e di ciò il gestore si può rendere conto facilmente, deve evitare a prescindere la pubblicazione o rischierà anche lui di andare incontro ad una una condanna.
Esistono leggi che regolano l’uso degli account social di un cane?
Ad oggi non esistono ancora delle leggi specifiche che regolamentino l'uso degli account social di un cane. Si deve dunque far riferimento, per analogia, alla normativa generale, scegliendo di volta in volta le regole dettate in relazione ai vari istituti oggetto di lite.
Peraltro, problematiche non troppo differenti si stanno verificando anche nella gestione dei profili social di persone note o anche imprese. Si pensi ai contrasti che insorgono tra società commerciali ed agenzie pubblicitarie, quando queste, per tentare di vincolare il cliente, scelgono di intestarsi l'account, non lasciandolo nella disponibilità delle prime. Insomma, parliamo di situazioni nuove non ancora pienamente regolamentate e in relazione alle quali si è formata una giurisprudenza davvero esigua. Quest'ultima, però, non tarderà ad arrivare e a stratificarsi, anche perché la questione è assai rilevante sia numericamente che economicamente.
* Per questo articolo, trattandosi di aspetti tecnici inerenti la proprietà, si è dovuto derogare alla scelta – in cui Kodami crede fortemente – di non fare mai utilizzo dei termini “proprietario” di animali, o peggio ancora “padrone”, i quali possono essere sostituiti, ad esempio, da un maggiormente etico “pet mate”.