Max viveva al buio, in un appartamento degli orrori. Spazzatura ovunque: persino la vasca da bagno era ricolma d'immondizia. Per respirare il cane infilava il muso nella presa d'aria della caldaia. È così che i volontari della sezione di Ortona della Lida si sono accorti di lui e sono potuti intervenire togliendolo da ogni sofferenza in seguito al sequestrato operato dalla Forestale di Lanciano. Era il 2020, oggi Max si chiama Poker e grazie alla Lida è stato adottato ma, soprattutto, ha avuto giustizia.
È arrivata, infatti, due giorni prima di Natale la sentenza del tribunale di Chieti che condanna il detentore di Max a due mesi di arresto, al pagamento delle spese del processo e al risarcimento di mille euro che andranno in favore della sezione di Ortona della Lida che, come detto, ha soccorso il cane, lo ha curato e gli ha trovato una famiglia. Il risarcimento è stato riconosciuto perché la sezione ortonese dell'associazione è iscritta nel registro regionale delle associazioni di volontariato e svolge l’attività istituzionale in materia di tutela degli animali e dell’ambiente.
L'uomo che teneva Max, un imprenditore di 50 anni, gli portava solo il cibo e lo lasciava abbandonato a se stesso in mezzo ai rifiuti. E' stato accusato di maltrattamenti di animali, secondo l'articolo 727, secondo comma, del Codice penale, proprio perché deteneva il proprio cane in condizioni incompatibili con la sua natura, provocandogli gravi sofferenze. La Lega italiana dei diritti dell'animale si è costituita parte civile al processo, con la difesa dell'avvocato Peppino Polidori, e ha vinto.
«I diritti degli animali sono finalmente presenti nel nostro ordinamento – commenta il presidente della Lida di Ortona Mauro Costantini – È fondamentale che questa tutela sia applicata anche in sede giudiziaria e la sentenza di condanna del tribunale di Chieti ne è un caso esemplare. Facciamo appello ai cittadini affinché continuino sempre a mostrare senso civico e a denunciare alle autorità competenti i maltrattamenti di animali così che possano essere perseguiti», conclude Costantini.
Come spiegato da Lida a Kodami, le motivazioni della sentenza si basano su un parere molto recente della Cassazione, pubblicato il 21 ottobre del 2022, che stabilisce, tra l'altro, che "la detenzione di animali in condizioni produttive di gravi sofferenze consiste non solo in quella che può determinare un vero e proprio processo patologico nell’animale, ma anche in quella che produce meri patimenti. Pertanto, assumono rilievo non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà, ma anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psicofisica dell’animale, procurandogli dolore e afflizione".