La fauna selvatica non si tocca. Con questo monito, giovedì prossimo 2 marzo a partire dalle 9, numerose associazioni ambientaliste i riuniranno davanti al palazzo della Regione Lombardia a Milano per dare risalto ancora una volta alle minacce che incombono sul futuro della fauna selvatica e della biodiversità in Lombardia.
«Il presidio nasce ancor prima che la Giunta regionale lombarda sia formata, essendo stata appena eletta, perché dalle cose già sentite e dalle dichiarazioni pubbliche dei nuovi consiglieri non solo risulta chiaro che la volontà non sembra quella di risolvere questioni che si protraggono da tempo immemore ma al contrario si prospettano addirittura passi indietro su un tema di fondamentale importanza» spiega a Kodami Filippo Bamberghi del Wwf Lombardia e Coordinatore delle Guardie Venatorie di Milano.
«È incredibile come i cacciatori in Italia, una minoranza della popolazione, continuino a riuscire a condizionare la politica regionale. Non c'è paese nel mondo intero dove sia così. Noi vogliamo ribadire che la fauna selvatica, al di là che si sia cacciatori o meno, è un patrimonio dello Stato e va tutelata per il bene comune, di tutti».
Purtroppo, però, la Lombardia non sembra prestare troppa attenzione a questo aspetto: «Si tratta di una Regione che ha fatto davvero troppo poco, fagocitata più dagli interessi venatori che dall’interesse comune. Sono temi che sono previsti addirittura dalla Direttiva comunitaria del 1979 sugli uccelli che si prefigge la conservazione, la gestione e la regolazione di tutte le specie di uccelli viventi allo stato selvatico».
A fronte di questo, invece, si ricomincia a parlare di caccia in deroga ai piccoli uccelli protetti: «E non solo: si parla anche di riapertura degli impianti di uccellagione per arrivare addirittura all’assurda richiesta di fermare la fondamentale attività antibracconaggio dei Carabinieri Forestali in uno dei più importanti black-spot della caccia illegale del bacino del Mediterraneo, cioè le valli della provincia di Brescia e Bergamo. Un’assurdità».
I piccoli passi avanti fatti in questi anni, secondo Bamberghi sono stati ottenuti soltanto grazie alle attività delle associazioni ambientaliste: «È così, ma ancor più a forza di ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato, alla Corte Costituzionale, all’Unione Europa che ha aperta una procedura di infrazione contro l’Italia proprio sul bracconaggio. Anche perché da parte delle istituzioni lombarde, ma anche nazionali, non è mai stato fatto un atto in difesa della fauna selvatica. Che ripeto non è una cosa in contraddizione con la caccia e basta, ma è una cosa che riguarda tutti, ambientalisti e cacciatori».
I prossimi mesi saranno dunque cruciali: «Basti pensare al Piano Faunistico, mai redatto nonostante gli obblighi di Legge, alla tutela dei valichi di migrazione, mai attuata e poi l’emanazione del Calendario venatorio, che già si annuncia essere un altro pacco regalo per le doppiette. Vediamo solo passi indietro: riapertura dei roccoli, ovvero la cattura con reti e poi attacchi pubblici ai Carabinieri Forestali per cercare di chiudere l'Operazione Pettirosso contro il bracconaggio a Brescia».
Ma non sono solo su scala regionale i problemi: «Passando su scala nazionale lo scempio si chiude con il divieto di uso di munizioni in piombo limitato soltanto alle zone umide tutelate dalla Convenzione di Ramsar, il primo trattato internazionale a difesa della natura e, nello specifico, dell'avifauna selvatica, non ottemperando al divieto generale per tutte le zone umide previsto dal Regolamento europeo che è entrato in vigore in questi giorni. E così, ancora una volta i cacciatori condizionano il destino della fauna selvatica anche infischiandosene della salute umana visto che sono tra le 1.400 e le 7.800 tonnellate di piombo che vengono rilasciate nell’ambiente durante l’attività venatoria solo nelle Zone Umide europee».
Per tutto questo, le associazioni ambientaliste hanno promosso il presidio per ribadire la totale contrapposizione alla linea regionale sulla fauna selvatica: «Ne discuteremo ancora e cercheremo di fare pressione sulla Regione pur sapendo che sarà assolutamente inutile. Ma non basta per farci smettere. Seguiremo tutti gli atti regionali, uno a uno, quelli che potremo impugnare li impugneremo e se ci sarà da manifestare lo faremo ancora. Insomma, faremo tutto quello che la legge ci consente di fare».
Le Associazioni aderenti: Associazione Vittime Caccia – CABS – Circoli LEGAMBIENTE Brescia – ENPA – GAIA – GOL – Gruppo Intervento Giuridico – LAC – LAV – LEAL – LEIDAA – LIPU – PRO NATURA Lombardia – WWF Lombardia – EBN Italia