Sabato 18 novembre 2023 ci sarà un corteo nazionale per dire "Giù le mani dai Santuari". Gli attivisti sfileranno per le strade di Roma per chiedere l'approvazione di protocolli diversi per i rifugi, che non prevedano l’uccisione degli animali in caso di emergenza sanitaria.
Il riferimento è ai fatti di Sairano, in provincia di Pavia, dove il 20 settembre le Forze dell'Ordine sono penetrate consentendo al personale dell'Ats di procedere con gli abbattimenti dei suini rimasti all'interno del Rifugio Cuori Liberi. A decretarne la morte è stata un'ordinanza della Regione Lombardia, un atto in linea con le disposizioni adottate a livello locale e nazionale per l'abbattimento degli animali colpiti dal virus all'interno degli allevamenti.
Proprio su questo punto si concentrano le rimostranze degli attivisti che chiedono di prendere in considerazione le differenze esistenti, a livello strutturale ed etico, tra allevamenti e rifugi, anche nella gestione di emergenze sanitarie come la peste suina africana. A coordinare le proteste c'è ancora una volta la Rete dei Santuari di Animali Liberi, che aveva già guidato il presidio di Sairano.
«Non ci arrendiamo, saremo a Roma sabato prossimo a lottare per ottenere una società giusta, equa e sostenibile – ha dichiarato Sara d'Angelo, portavoce della Rete dei Santuari di animali liberi in Italia – Il 7 ottobre a Milano oltre 10mila persone hanno marciato perché quanto avvenuto a Sairano non avvenga mai più e per chiedere a gran voce protocolli specifici per gli animali ospitati nei rifugi».
«Esiste un precedente di protocollo specifico per animali da affezione e gli animali ospitati nei rifugi di fatto lo sono – ha aggiunto d'Angelo – Il governo italiano deve garantirci delle tutele e riconoscere nei fatti, e non solo sulla carta, che i santuari non sono allevamenti e che svolgono, bensì, una funzione sociale diametralmente opposta: dare rifugio, cura e ospitalità ad animali salvati da un destino di macellazione e sfruttamento. I santuari sono già riconosciuti in questo senso nel decreto ministeriale del marzo scorso: ora urgono misure attuative per rendere questo riconoscimento realtà».
La vicenda stessa degli abbattimenti al Rifugio Cuori Liberi non si è ancora chiusa. Il Tar della Lombardia ha infatti fissato per il 25 gennaio l'udienza di merito nonostante sia cessata la materia del contendere. «Speriamo di ottenere giustizia per gli animali. È molto grave che dopo due mesi l'azienda sanitaria pavese non abbia ancora consegnato il verbale di quanto avvenuto il 20 settembre», prosegue la coordinatrice della Rete dei Santuari.
Quello che è accaduto ha sconvolto le coscienze di migliaia di persone che hanno partecipato in massa alla prima manifestazione organizzata a Milano il 7 ottobre. Al centro non ci sono solo i pochi maiali dei Rifugi che accolgono animali vittime di sfruttamento, ma tutti quelli che continuano a vivere e morire in questa industria.
Gli attivisti proseguiranno anche questa battaglia anche per vie legali anche: «Dopo i filmati resi pubblici dall'organizzazione internazionale Last Chance for Animals, andati in onda anche su Rai 3 nella puntata di Report di domenica 5 novembre, che documentavano i gravi maltrattamenti inflitti a migliaia di maiali abbattuti negli allevamenti colpiti da peste suina africana, abbiamo deciso di denunciare i responsabili di tali atti», conclude Sara d'Angelo.
L'appuntamento è a Roma, in piazzale Ostiense alle ore 14. Lunedì 20 novembre la protesta proseguirà con un presidio a oltranza davanti al Ministero della Salute, in piazza Castellani, finché una delegazione della Rete dei Santuari di animali liberi non sarà ricevuta dal ministro Schillaci.
In copertina il corteo di Milano (foto di Mara Miol)