Sono arrivati in tantissimi per la manifestazione "Giù le mani dai santuari" indetta dopo quanto accaduto nel Rifugio Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia, dove dieci maiali, sono stati uccisi perché tre di loro erano malati della peste suina africana (Psa).
Oggi una gran parte del mondo animalista è scesa in piazza per dire a gran forza che queste cose non devono più accadere e che i Santuari devono essere tutelati, perché «sono il simbolo di una convivenza diversa e possibile con le altre specie», come sottolinea Sara d'Angelo, coordinatrice della Rete dei Santuari di animali liberi. «Un Santuario è un luogo di riscatto dove agli animali sottratti allo sfruttamento dell'industria alimentare o alla sperimentazione scientifica viene concessa una nuova esistenza, serena».
A Milano sono arrivate persone da tutta Italia, tremila gli iscritti solo dal Piemonte alla Sicilia, mentre altri sono partiti dalla Spagna, dal Belgio, dalla Francia e dalla Svizzera. Sotto al Palazzo della Regione Lombardia, in via Melchiorre Gioia, si sono riuniti attivisti dei rifugi, dei santuari, delle associazioni animaliste, dei centri di recupero, di canili e gattili ma anche tanta gente che ha solo a cuore il benessere degli animali, per arrivare in piazza San Babila nel centro della città.
«Siamo in tanti sotto la Regione Lombardia perché è questa istituzione il mandante, insieme al Commissario straordinario per la peste suina africana e al Ministero della Salute, dell’uccisione dei dieci maiali nel Rifugio Cuori Liberi di Sairano. Siamo qui per dire che questo non deve più accadere. Vogliamo dei protocolli diversi che liberino per sempre i Santuari dalla possibilità che qualcuno possa entrare con la forza obbligando chi si sta prendendo cura degli animali presenti a dover assistere a uno sterminio deliberato e inutile prima che un giudice abbia stabilito cosa è giusto fare, come è successo il 20 settembre scorso».
D'Angelo si riferisce al fatto che il blitz compiuto dalle forze dell’ordine in assetto antisommosa all'interno del Rifugio è stato deciso dalle istituzioni, nonostante si dovesse aspettare il giudizio del TAR. Al Tribunale Amministrativo Regionale gli attivisti si erano infatti rivolti per sospendere l’ordinanza di abbattimento dei suini del rifugio.
Ma adire il TAR non è stata inutile, aggiunge D'Angelo perché «il TAR ha comunque convenuto di farci integrare il ricorso per motivi aggiuntivi e di fissare un'udienza, a data ancora da stabilire, per valutare l'operato e la legittimità dell’operato delle istituzioni pubbliche coinvolte». Oggi, conclude l'attivista «abbiamo ancora una possibilità di ottenere giustizia per i maiali del rifugio Cuori liberi».