Ottime notizie per un giovane nibbio bruno (Milvus migrans) trovato fortemente denutrito e debilitato nel Parco di Adamello, a Paspardo, un piccolo comune in provincia di Brescia. L'uccello si è rimesso completamente dopo essere stato curato dal Centro Recupero Animali Selvatici (Cras) del parco e ora è stato liberato.
«Trovare a terra un nibbio bruno non è facile. Questi animali tendono a nidificare in luoghi impervi, difficilmente accessibili all'uomo, come contesti rocciosi, arbusti e piante o vicino a bacini lacustri e lungo i corsi dei fiumi». Così commenta il ritrovamento dell'animale a Kodami Paolo Trotti, ornitologo e responsabile del centro.
Secondo Trotti i motivi del forte stato di denutrizione del nibbio sono incerti: «Potrebbe essere stato per il caldo, ma è difficile dirlo». A trovarlo sono stati dei volontari della Guardia Nazionale Ambientale Distaccamento di Brescia, un ente che si occupa della salvaguardia dell'ambiente a livello nazionale e che spesso, durante le consuete perlustrazioni in natura, recuperano animali feriti e li portano al Cras più vicino.
Questo particolare ritrovamento è avvenuto a luglio, uno dei mesi in cui solitamente i giovani delle covate primaverili iniziano a spiccare i primi voli. Il nibbio bruno, infatti, è presente in Europa già fra maggio e giugno e inizia subito la costruzione di un nido particolarmente grande. A chi è solito fare delle passeggiate in natura, specialmente in prossimità di bacini d'acqua, potrebbe essere capitato di scorgere su alti alberi dei grandi cumuli di rami secchi che possono raggiungere anche il diametro di 100 centimetri. Questi sono proprio i nidi dei nibbi, le cui femmine possono deporre dalle due alle tre uova che covano con cura per circa 30 giorni.
Una volte schiuse le uova i giovani imparano a volare dopo circa 40 giorni e spesso è proprio il padre a insegnare loro la difficile "arte del librarsi nel vuoto". Verso agosto, dunque, i piccoli ormai cresciuti si allontanano dai genitori per andare in cercare di un partner e fondare finalmente una nuova coppia nidificante, che in Europa ammontano circa a 88.000.
«Una volta arrivato al centro gli abbiamo dato tutte le cure necessarie – continua il responsabile del Cras – ultimamente abbiamo notato che si era rimesso in forze e lo abbiamo liberato. La particolarità di questo individuo è che probabilmente è un giovane tardivo. I suoi compagni sono già migrati verso l'Africa subsahariana per svernare lì in queste settimane, ma fortunatamente è ancora in tempo per raggiungerli».
Nonostante sia molto comune il nibbio bruno svolge un ruolo ecologico fondamentale: può essere considerato un vero e proprio "spazzino dei celi". «È necrofago, ovvero la sua dieta è spesso composta da carcasse – aggiunge ancora Trotti – Cibandosi di animali morti, dunque, ripulisce gli ambienti naturali e contribuisce alla rete alimentare. Per questo motivo, in passato quando erano presenti discariche a cielo aperto in tutta Italia, la specie ne approfittava e non era difficile trovarli anche vicino ai centri abitati».
Dunque, questo magnifico rapace non teme l'uomo quando si deve alimentare e il rischio che corriamo non curandoci del corretto smaltimento dei nostri rifiuti è che si possa avvicinarsi troppo all'essere umano, abituarsi alla sua presenza distaccandosi dal suo ruolo ecologico. A proposito di questo Paolo Trotti avverte: «Quello che rischiamo di fare con il nibbio bruno è di ripetere la stessa cosa che è successa con il gabbiano reale. Questo uccello ora è onnipresente in città e il suo comportamento ormai è completamente condizionato dall'uomo».